Mondo
Balotelli e i suoi fratelli
La Germania è la squadra più multicolor, la Spagna quella più conservatrice
In principio fu Viv Anderson. Difensore dell’Inghilterra ma soprattutto figlio di immigrati dei Caraibi e primo coloured a giocare nella nazionale dei Tre Leoni e a scendere in campo in una fase finale degli Europei. Poi arrivò la Francia “arcobaleno” del 1984, guidata da Michel Platini, figlio di un immigrato della provincia di Novara e retta dalla forza fisica di Jean Tigana, francese del Mali. Ma se quelle erano eccezioni, ora le nazionali multikulti sono la normalità.
La nuova Germania e la “vecchia” Francia. Ed è proprio una delle favorite per la vittoria, la Nationalmannschaft di Joachim Loew ad avere una delle rose più “internazionali” Con l’attacco composto da due polacchi (Klose e Podolski) e uno spagnolo (il goleador Mario Gomez), il centrocampo diretto da un turco (Ozil) e da un tunisino (Sami Khedira) e dove tra i difensori ci sarà Jerome Boateng, papà ghanese e mamma tedesca, fratello del milanista Kevin Prince. Se la Germania è multikulti, la Francia rimane un arcobaleno di storie e paesi d’origine. Qualche esempio? La stella del Real Madrid Karim Benzema, il neocampione d’inghilterra con il Manchester City Samir Nasri, ma anche Ben Arfa, Mandanda e Patrice Evra, nato a Dakar.
Angelo, Mario e i suoi fratelli. Anche l’Italia ha nella sua rosa un pezzo di mondo. Mario Balotelli, nato a Palermo da genitori ghanesi ma adottato da una famiglia di Brescia e il granata Angelo Ogbonna nigeriano di Cassino. L’Olanda, oltre al classico serbatoio del Suriname, potrà schierare giocatori figli di immigrati maghrebini, come il giocatore del Barcellona, Ibrahim Afellay e il difensore centrale Khalid Boulahrouz. Mentre il Portogallo punta su due capoverdiani: il terzino Rolando e Nani, ala del Manchester United
Seconde generazioni? No grazie. Tra le grandi le uniche a essere senza figli di immigrati sono la Spagna (non sarà neanche l’oriundo brasiliano Marcos Senna) e l’Inghilterra. Ma non sono solo le grandi ad avere tra le proprie fila delle seconde o delle terze generazioni. Per esempio la Repubblica Ceca (certo non un paese di forte immigrazione) avrà tra i suoi terzini titolari Theodor Gebre Selassie, mamma ceca e papà etiope ma nato a Trebic, in Boemia. O la Svezia che oltre a Zlatan Ibrahimovic (figlio di un bosniaco e di una donna croata) avrà tra le sue stelle Bajrami, nato in Kosovo e tra i suoi rincalzi Behring Safari, nato a Teheran ma cresciuto a Lund nel sud del paese scandinavo.
Oriundi e naturalizzati. Ma non solo le seconde generazioni a fare le nazionali multiculturali. Molti sono infatti gli oriundi, giocatori nati in un Paese che hanno ottenuto la nazionalità di un altro. Come l’italo-brasiliano Thiago Motta, il franco-polacco Perquis o il greco Solebas. Che è nato in Germania da genitori uruguaiani ma ha ottenuto nel 2011 la cittadinanza del paese del Partenone. Quando si dice paese che vai, nazionalità che trovi…
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.