Formazione

Ballerini fuori dal normale

David non ha le gambe,Celeste è su una sedia a rotelle.Sul palcoscenico sono la prova vivente che tutto è possibile. "La danza fa esplodere la fantasia e le capacità di ciascuno".

di Redazione

«Celeste sta facendo le prove, non possiamo disturbarla», ci informa gentilmente da Londra lo staff della sua compagnia di ballo. La CandoCo Dance Company, che Celeste ha fondato nel 1990 e che il 17 febbraio ha inaugurato a Milano la sua prima tournée italiana. Esattamente 26 anni dopo l?incidente in cui Celeste, giovanissima ballerina del London Contemporary Dance Theatre, rimase paralizzata dal collo in giù. «Fu durante uno spettacolo», ci racconta finite le prove, «caddi e mi spezzai la spina dorsale davanti a moltissime persone». Le stesse che oggi accorrono incredule ad ammirarla ancora sul palco, insieme alla sua sedia a rotelle e al suo corpo di ballo: sei ballerini di cui due disabili per gravi forme di handicap fisico. Possibile? Sì. «Tutto merito di Adam Benjamin», racconta Celeste, «l?artista visuale grazie a cui, nel 1989, sono tornata a ballare». Sulla sedia a rotelle? «Certo. All?inizio avevo molta paura, come potevo danzare con altri ballerini con quella pesantissima cosa al posto dei piedi?. Poi cominciai a conoscerla, e ad amarla. È velocissima». Dall?incontro con Adam, e dalla sua immaginazione, nacque la CandoCo Dance Company. Una compagnia che è la prova vivente di come tutto sia possibile. Di come la la definizione di disabilità davvero non c?azzecca. Ma come ci siete riusciti, Celeste?
«Molti legano la danza a corpi perfetti, leggeri ed eterei. Tutto il contrario di quelli di un disabile fisico. Noi li facciamo interagire, facendo uscire la fantasia e le potenzialità di ognuno. Certo non tutti possono salire su un palcoscenico, ci vuole talento. Ma ciò vale se si è in carrozzella o si hanno due braccia e due gambe». All?inizio non è stato semplice, i ballerini senza handicap avevano paura di avvicinarsi alle carrozzelle, di girarle, sollevarle e far cadere i loro proprietari. «Sapessi quante volte sono caduta io», racconta Celeste. Come costruite gli spettacoli, come vi allenate? «Dipende. Insegno alla compagnia solo tecniche molto semplici, in genere ci concentriamo sui personaggi e sulla loro improvvisazione». Ma anche su temi sociali: ?Back to Front with Side Shows?, uno dei pezzi che verranno presentati durante la tournée italiana, smonta completamente tutti i pregiudizi sulle incapacità dei disabili e racconta il loro mondo emotivo. Senza polemiche inutili, ci tiene a precisare Celeste, perché non è questo che le interessa. E neppure le recensioni dei critici che, tra l?altro, alla CandoCo hanno attribuito moltissimi riconoscimenti internazionali. «Quello che vogliamo è che un disabile ci veda e dica: loro possono farlo, perché io no?». Proprio come è successo a David, uno dei membri della compagnia che non ha le gambe e che, dopo aver lavorato come segretario per anni, un giorno le si presentò davanti. «Davvero non sapevo cosa ne avremmo fatto di lui», dice Celeste, «ma David non aveva dubbi: salì sul palcoscenico e disse ?adesso potete gurdarmi, sono stato osservato per tutta la vita, ma ora vi do il permesso di guardare come sono bravo, di ammirare quello che so fare». Una danza-terapia, dunque? «No. Ciò che facciamo è semplicemente danzare. Che poi sia terapeutica per chi lo fa è solo una conseguenza». A sentir parlare Celeste viene il dubbio che per andare oltre i limiti del possibile basti solo un po? d?impegno: «È vero, non siamo normali. Siamo straordinari». A chiamarli per la prima volta in Italia è stata ?Live 99?, la manifestazione promossa a favore di Emergency e organizzata da Aragon Iniziative. Per informazioni sulle date degli spettacoli:
Tel 02/48017078, Fax 02/48017082.

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.