Cultura

Bales, le verità di Fortini e la rivolta di Camus

Recensione del libro "I nuovi schiavi" di Kevin Bales.

di Domenico Stolfi

“Proteggete le nostre verità”. E’ questo il verso conclusivo dell?ultima raccolta poetica di Franco Fortini, Composita solvantur. Testamento commosso ma anche grido imperioso di chi affida il tesoro della sua esperienza a chi voglia raccoglierla in mezzo al frastuono deficiente di chi ha deciso che, seppellita la speranza di un riscatto, tappata la bocca alla sofferenza umana, tutto procede per il meglio. Questi versi mi sono venuti in mente leggendo I nuovi schiavi (Feltrinelli, euro 7,5) di Kevin Bales, un saggio che costringe chiunque conservi uno straccio di sensibilità a reprimere a ogni capoverso un coacervo di sentimenti che vanno dalla rabbia a un senso di colpa e impotenza, dalla commozione all?indignazione. 27 milioni: tanti sono gli schiavi che vivono il loro inferno quotidiano nella sala macchine dell?economia globalizzata. Dannati che vomitano corpo e anima in Bangladesh, Thailandia, Pakistan, Brasile, ma anche, ben occultati, sfruttati e schifati come sorci, nelle sfavillanti metropoli occidentali. Bales intervista schiavi, schiavisti e funzionari pubblici, uomini che fabbricano mattoni in Pakistan, schiave sessuali in Thailandia, schiave domestiche in Francia. Dopo aver letto questo libro, non si tratta più d?essere global o no global, ma di ritirar fuori quelle ?verità? di cui parlava Fortini, e, massì, pure quella ?rivolta? di cui parlava Camus.


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