Cop29

Baku, via libera (in corsa) ai crediti per il clima

Le regole che definiscono i crediti di carbonio sono state approvate in tutta fretta, nella giornata inaugurale della Conferenza Onu per il clima in corso in Azerbaijan. I sistemi di compensazione delle emissioni sono spesso oggetto di scandali, ma secondo alcuni osservatori, avere un meccanismo uniforme e riconosciuto dalle Nazioni unite potrebbe evitare le storture dei sistemi volontari. E potrebbe includere gli Usa nonostante Trump

di Elisa Cozzarini

Il giorno uno della Cop29 a Baku, l’11 novembre, ha visto l’approvazione, dopo quasi dieci anni di discussioni, dei nuovi standard per il mercato internazionale dei crediti di carbonio, previsto dall’articolo 6 dell’Accordo di Parigi. «Accogliamo con favore questo slancio iniziale», ha dichiarato Mukhtar Babayev, il presidente della Conferenza Onu sul clima in corso in Azerbaijan fino al 22 novembre. «Spero che questo spirito di compromesso possa ispirare il nostro lavoro anche nei prossimi giorni».

Emissioni compensate

I crediti di carbonio vengono generati da progetti che riducono o evitano emissioni di gas serra, come la difesa di una foresta o di una zona umida capace di immagazzinare carbonio, oppure per lo sviluppo delle rinnovabili, o la sostituzione di stufe a legna nelle comunità rurali più povere. In genere, chi acquista sono i Paesi ricchi o le grandi imprese, che così compensano le proprie emissioni di gas serra, in modo da raggiungere la neutralità climatica, trasferendo risorse solitamente ai Paesi del Sud globale. Vale la pena ricordare che il tema al centro della Cop29 è la finanza climatica, ossia come gli Stati sviluppati intendono finanziare l’azione per il clima in quelli in via di sviluppo. Il mercato dei crediti di carbonio potrebbe, forse, aiutare a trovare un accordo. L’efficacia, poi, sarà tutta da dimostrare.

In molti hanno criticato l’approvazione frettolosa di un meccanismo così delicato, che da sempre genera scandali per “crediti fantasma”. Ma, secondo quanto scrive Le Monde con Afp, la speranza è che un mercato dei crediti di carbonio robusto e ben strutturato, operativo sotto l’egida delle Nazioni unite, possa indirettamente agire anche per migliorare i sistemi volontari di compensazione, spesso poco credibili e senza standard comuni, usati dalle aziende che, comprando crediti, desiderano dipingersi di verde.

Trump e i crediti di carbonio

Per l’agenzia di stampa Reuters, l’accordo sui sistemi di compensazione potrebbe consentire alle imprese statunitensi di contribuire volontariamente all’azione climatica, anche se gli Usa usciranno dall’Accordo di Parigi, come già annunciato dal presidente rieletto Donald Trump. Il nuovo mercato dei crediti potrebbe diventare operativo già dal prossimo anno. Secondo l’International emissions trading association, un’associazione di imprese che sostiene questi sistemi di compensazione, entro il 2030 potrebbero essere generati crediti per 250 miliardi di dollari all’anno, con un corrispondente taglio delle emissioni di 5 miliardi di tonnellate di carbonio.

In apertura la cascata di Chamarel, sull’isola di Mauritius, foto di Olivier Graziano su Unsplash

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