Cultura

Bagnasco: in Italia c’è un’emergenza per le famiglie povere

La prima prolusione del nuovo presidente della Cei, segna una svolta riseppto a Ruini. Ecco uno dei passaggi più significativi del discorso.

di Redazione

La nostra esperienza diretta, confermata dalla Caritas e dalla stessa Fondazione Zancàn, registra una progressiva crescita del disagio economico sia di una larga fascia di persone sole e pensionate, sia delle famiglie che fino a ieri si sarebbero catalogate nel ceto medio. E proporzionalmente, c’è un ulteriore schiacciamento delle famiglie che avremmo già definito povere. Dalle segnalazioni che giungono ai nostri ?centri di ascolto? parrocchiali, vicariali e diocesani distribuiti sul territorio nazionale, la situazione attualmente più esposta sembra essere quella della famiglia monoreddito con più figli a carico. Spesso con difficoltà si arriva alla fine del mese. È da questa tipologia di famiglie che viene oggi alle nostre strutture una richiesta larga e crescente di aiuto – anche con i ?pacchi viveri? che parevano definitivamente superati – per lo più mascherata e nascosta per dignità. Con alcune sottolineature: la disoccupazione di lunga durata, quando colpisce i genitori di oltre 40 anni, diventa terreno fertile per l’alcolismo e dipendenze varie, portando a situazioni di degrado progressivo; le donne, gravate da tassi di disoccupazione più alti degli uomini, hanno livelli retributivi più bassi, e quando sono madri sole con figli a carico e con la difficoltà di asili nido, non ce la fanno senza un ricorso ai vecchi genitori; i giovani si trovano oggi in un mercato immobiliare fuori dalla loro portata, e il loro bilancio familiare deve dall’inizio scontare un costo dell’affitto troppo elevato per gli stipendi correnti, specialmente quando il lavoro è ancora precario. Questo incide non poco anche nel progettare il loro futuro. Situazioni varie, dunque, che ci stanno dinanzi e che ci interpellano per intensificare la testimonianza della carità evangelica e per far crescere la sensibilizzazione generale. Come cittadini e come cristiani, è sbagliato pensare alla collettività di cui si fa parte senza tener conto che ci sono sempre delle persone che stanno peggio di noi. Senza avvertire il vincolo di solidarietà che ci lega agli altri e il dovere che tutti abbiamo – con responsabilità specifiche _ in ordine alla costruzione del bene comune. C’è, per questo, un’accortezza nello spendere che va salvaguardata sempre, sia per rispetto di chi non ha nulla, sia per poter dare qualcosa del nostro agli altri. Nelle nostre comunità va promossa, con garbo e costanza, l’attitudine al dono, specie nei tempi forti dell’anno. Esse possono infatti sopperire alle crescenti richieste solo se c’è alle spalle una dinamica comunitaria capace di rifornire con sufficiente continuità gli sportelli aperti all’aiuto. In questo orizzonte, un pensiero particolare va ai Confratelli del nostro Sud che da anni si stanno prodigando attraverso intelligenti azioni di formazione e talora anche di sostegno concreto per garantire ai giovani un futuro nelle loro terre. Tali iniziative – com’è noto _ sono sostenute con convinzione dalla nostra Conferenza Episcopale tramite il ?Progetto Policoro?. Siamo certi che le devastazioni e le intimidazioni che vengono inflitte dalla malavita locale non ostacoleranno il processo di sviluppo nella legalità, e che non verrà a mancare il sostegno e la solidarietà di tutti. Mi è caro esprimere inoltre la fraterna vicinanza di questa Assemblea a tutte le famiglie colpite dalla morte sul lavoro di un loro caro. Chiediamo alle parti sociali e alle istituzioni le iniziative necessarie perché si rimuovano per quanto è possibile le cause di tanti incidenti; emerga il lavoro nero ed irregolare; si rendano trasparenti gli appalti, affinché la vita di ogni lavoratore sia sempre tutelata e rispettata nella sua piena dignità. Il 40° anniversario dell’Enciclica di Paolo VI Populorum progressio ci stimola e ci conferma nell’attenzione lucida, concreta e determinata anche su questi versanti del bene comune.

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