Mondo

Bagdad, la strategia dei “soft target”

Hans Graf von Sponeck ricorda Sergio Vieira de Mello e spiega perché l’Onu è stato colpita a Bagdad

di Paolo Manzo

“De Mello lo conoscevo molto bene. Eravamo colleghi ed ero spesso nel suo ufficio. Era un uomo degno, una persona onesta, fantastica, che purtroppo non è sopravvissuta a quest?attacco crudele. Se c?era un portavoce degli interessi degli iracheni, questi era proprio Sergio Viera de Mello, altro che le forze d?occupazione?». Hans Graf von Sponeck, sino al 2000 a capo del programma Oil for Food in Iraq, in ottimi rapporti con Kofi Annan e, dagli anni ?60, uomo di spicco delle Nazioni Unite, è commosso per quanto accaduto martedì al quartiere generale dell?Onu di Bagdad. «La mia reazione immediata è stata di grande tristezza per i miei colleghi che sono andati là per aiutare e ora sono morti, ma la mia seconda reazione è stata di grande rabbia?» Vita: Perché, professor von Sponeck? Hans Graf von Sponeck: Perché vedo crescere manifestazioni piene di rabbia della gente verso le forze occupanti, in particolare quelle statunitensi. E, dal momento che gli Usa si stanno proteggendo sempre meglio, i segmenti più incolleriti della società irachena, che sono un gran numero, si stanno indirizzando su obiettivi più facili da colpire, quelli che in inglese si chiamano i soft target: oleodotti, acquedotti, centrali elettriche, ambasciate come quella della Giordania e, da ultimo, il mio vecchio ufficio delle Nazioni Unite?. Vita: Cosa spera che accada adesso? von Sponeck: Che il mondo chieda a Bush: non si poteva evitare tutto ciò? Non avremmo potuto fare più progressi verso la pace continuando sulla strada che voleva l?Onu, ossia con il processo di disarmo? Sono queste le domande che spero qualcuno ponga all?amministrazione Bush. Vita: Cosa accadrà adesso con la presenza Onu a Bagdad? von Sponeck: Le Nazioni Unite devono ripensare il loro ruolo, trovare una nuova sede?tutto ciò porterà via tempo e andrà a detrimento della popolazione irachena. Ci sarà un?interruzione temporanea della sua presenza, ma non penso che l?Onu starà fuori da Bagdad per molto tempo. Vita: Che significato dà a questa bomba? von Sponeck: Di certo non aveva come obiettivo l?istituzione Onu. È stata più una bomba per ammonire le autorità della coalizione e dire loro: noi non vi vogliamo qui. Ma, dal momento che le truppe Usa si stanno proteggendo sempre di più perché hanno avuto tantissimi ?incidenti? (molti dei quali riportati e molti no), oggi chi vuole commettere atti criminali s?indirizza sugli obiettivi senza protezione, i soft target?Come l?Onu. Vita: La bomba, quindi, non era rivolta nemmeno contro le ong? von Sponeck: Questa tesi è fantasia. La bomba non è stato un ?messaggio? alle ong ma a un governo?quello Usa. Vita: Cosa ha pensato del discorso di Bush a poche ore dall?attentato? von Sponeck: Che o la sua è una fantasia o il suo discorso è stato fatto per sviare,volutamente, la comunità internazionale. La tesi di Bush che ?adesso gli iracheni vivono in libertà? non sta in piedi. Certo, gli iracheni sono stati liberati da un dittatore ma, in cambio, hanno ricevuto qualcosa che non dà loro niente di meglio di quanto avessero prima. Non hanno lavoro, vivono nell?insicurezza, non hanno redditi, non hanno elettricità, le riserve d?acqua sono scarse, le scuole non funzionano come dovrebbero, le ragazze stanno chiuse in casa. Ed è proprio questa vita totalmente inadeguata, che Bush chiama libertà, la causa della rabbia che sta dietro agli attentati. Ed è completamente irrealistico sostenere che ciò che succede oggi in Iraq è causato dai sostenitori del partito Bath in rotta, dai fan di Saddam. La causa è più profonda. Sono in contatto con gente di Bagdad ogni giorno e so che, gran parte della popolazione che non apparteneva al partito Bath e odiava Saddam, oggi è furiosa per il mancato ritorno graduale a una vita normale. Che anzi si allontana sempre più.


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