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Bagdad: la Croce Rossa lascia il Paese, quella italiana no

Una decisione, quella degli italiani, che non e' in polemica con la Croce Rossa Internazionale, ci tiene a sottolineare Scelli.

di Paul Ricard

Nessun dubbio, nessun ripensamento. E un legame ormai ”viscerale”, ”epidermico”, con la popolazione irachena che ”ci chiede di non essere abbandonata”. E’ per questo che la Cri italiana non lascera’ l’Iraq. Per non ”tradire” queste persone. Nonostante la decisione della Croce Rossa internazionale di chiudere temporaneamente le sedi di Baghdad e Bassora per motivi di sicurezza. Nonostante il pericolo da affrontare ogni giorno. Perche’ li’, in quell’ospedale pieno di feriti, di bambini anche, che spesso arrivano in condizioni gravissime, ”non c’e’ tempo per aver paura”. Ad annunciare la decisione dei 32 italiani della croce rossa, medici, infermieri e tecnici, e’ il commissario straordinario della Cri, Maurizio Scelli, che assicura: ”tra tutti gli operatori della Croce rossa italiana che si sono avvicendati in Iraq non ce n’e’ mai stato uno che si sia tirato indietro, che non riconfermi quotidianamente il proprio impegno e la propria disponibilita’ ”. Una decisione, quella degli italiani, che non e’ in polemica con la Croce Rossa Internazionale, ci tiene a sottolineare Scelli. ”Rispettiamo la decisione -dice- nessun contrasto con loro. Da parte del Comitato internazionale non c’e’ stato alcun invito, o sollecitazione, ad andarcene. Solo la raccomandazione di essere prudenti ed usare tutte le accortezze che il caso richiede.

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