Famiglia

Bagdad, i bambini ci scrivono

Un servizio da non perdere sul numero di Vita in edicola: grazie all'intraprendenza di un maestro, alcuni ragazzini hanno scritto lettere alla redazione. Ora tocca a voi rispondere

di Paolo Manzo

Lettere da Bagdad. Le hanno scritte a Vita alcuni ragazzi di una scuola media della periferia della capitale irachena che, grazie all?iniziativa del loro intraprendente professore e del nostro intraprendente inviato, Maurizio Pagliassotti, hanno iniziato a inviare lettere alla redazione di Vita per sollecitare un risposta da parte dei loro coetanei italiani. Jasmin Mohammed, il professore, oltre ad avere un rapporto creativo con i suoi allievi ha la fortuna, al pomeriggio, di lavorare in un Internet point. Così ha facilità a spedire in Italia le lettere dei suoi piccoli amici. Questa settimana pubblichiamo le più belle tra le prime che ci sono arrivate. Settimana prossima continueremo. Intanto le classi che volessero iniziare a tenere la corrispondenza con Mohanad e i suoi compagni, possono contattare la redazione o Maurizio Pagliassotti (pagliamaury@yahoo.com). Unica avvertenza: le lettere devono avere anche la traduzione in inglese. L?autore d questa raccolta di lettere è Jasim un giovane ragazzo di Baghdad di ventisettte anni. Come detto lavora in un internet cafè come responsabile di tutta la gestione del software che fa funzionare il server e come maestro in una scuola di Baghdad. ?Il compito più difficile è stato convincere il padre dei bambini perché i piccoli erano entusiasti di potersi mettere in contatto con altri scolari di un paese lontano. I genitori hanno paura che le lettere posano essere lette? Una fobia legata al passato a quando la corrispondenza era controllata.? Jasim guadagna settantacinque dollari al mese, nonostante la sua laurea in informatica ed il suo doppio lavoro. “Troppo poco, non riesco nemmeno a sposarmi, devo ancora dipendere dai mie genitori” mi ha detto un pomeriggio, aggiungendo “voglio andarmene, subito e lontano dall?Iraq. Qui non c?è futuro, la situazione diventerà sempre più marcia e io non voglio passare la mia vita in guerra. Mi piacerebbe andare in Italia o negli USA ma i permessi sono bloccati…”

  • Leggi il sommario intero del numero di VITA in edicola

  • Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
    fondamentale per supportare il lavoro di VITA