Cultura

Bagdad. Chi è il nuovo patriarca. La chiesa irachena si affida alla saggezza

Emmanuel III Delly è stato eletto su suggerimento di Roma. Dopo che il sinodo caldeo si era spaccato. Ha 76 anni. E dice...

di Lucio Brunelli

Arabo uguale musulmano, cristiano uguale occidentale. A scombinare i termini di questa equazione poco scientifica e molto ideologica, è l?esistenza (fino a prova contraria) di antichissime comunità di arabi cristiani. Una delle più diffuse in Medio Oriente è la Chiesa caldea. Solo in Iraq, terra natale del patriarca Abramo, conta su oltre mezzo milione di fedeli cattolici. Badate: cattolici non d?importazione, non stranieri, e nemmeno convertiti dall?Islam. Cristiani autoctoni. Veri cristiani. E veri arabi.
La Chiesa caldea ha da pochi giorni un nuovo patriarca. Si chiama Emmanuel III Delly, e si considera un miracolato. Lo scorso 21 marzo una bomba poco intelligente cadde vicinissima alla sua residenza di Bagdad: l?esplosione mandò in frantumi tutti i vetri e una scheggia lo ferì, per fortuna in modo non grave. Delly succede a Raphael I Bidawid, morto il 7 luglio. Era un uomo dalla corporatura massiccia, pronunciò sino all?ultimo parole di fuoco contro gli ?aggressori? americani; almeno in pubblico fu invece molto più indulgente verso Saddam Hussein? il prezzo pagato, forse, per salvaguardare gli spazi riconosciuti alla minoranza cristiana da un regime poliziesco e sanguinario ma, almeno, laico e non fondamentalista.
Emmanuel III Delly, 76 anni, vescovo ausiliare emerito di Bagdad, è stato eletto patriarca di Babilonia il 3 dicembre. Il Sinodo caldeo, composto da 22 vescovi, era stato convocato in Iraq dal 20 agosto al 2 settembre. Ma nessun candidato era riuscito a ottenere il quorum necessario (due terzi dei voti). Su indicazione di Giovanni Paolo II l?intero ?conclave? caldeo, fatto più unico che raro, si è allora trasferito in Vaticano. Fino all?annuncio della fumata bianca. La drammatica situazione politica dell?Iraq non poteva non condizionare le scelte del Sinodo. Che atteggiamento assumere di fronte alle potenze ?occupanti?? Nelle precedenti votazioni svoltesi a Bagdad si erano fronteggiate senza successo due candidature: Sarhad Jammo, vescovo residente negli Stati Uniti, e Antoine Audo, residente in Siria. Due rappresentanti della diaspora caldea. Due modi diversi di intendere la peculiare identità religiosa della loro comunità. Ma anche due opposti orientamenti politici. Il primo, Jammo, ritenuto troppo sbilanciato verso l?amministrazione Bush; il secondo, Audo, troppo avverso.
A questo punto è entrata in azione l?accorta diplomazia pontificia.
Lasciando piena libertà di scelta al Sinodo, la segreteria di Stato vaticana ha dato un?unica indicazione: che fosse eletto un vescovo nato e residente in Iraq. Mossa che ha spianato di fatto la strada all?elezione di monsignor Delly, uomo della vecchia guardia, già vescovo ausiliare di Bidawid, ma meno politico e più ?pastorale? del suo predecessore. Da un anno Delly era in pensione per raggiunti limiti d?età: è stato richiamato in servizio proprio per la sua saggezza, per la sua fama di ?Uomo di Dio?.
L?ho incontrato poche ore dopo l?elezione. E non si è sottratto alle domande più difficili. Ha ripetuto senza ambiguità la condanna dell?intervento militare: “La guerra distrugge e uccide, la guerra non porta mai niente di buono”. Ma con realismo s?è detto convinto che la presenza di truppe straniere è necessaria, a questo punto, per evitare il caos. “Ci manca la sicurezza, la gente ha paura di uscire di casa, dateci la sicurezza”. Sagge anche le sue parole sul dialogo con i musulmani e i timori di un?oppressione integralista: “Conviviamo pacificamente con loro da oltre mille anni. Se l?Islam segue i principi del Corano è una cosa buona. Come anche se i cristiani seguissero i principi del Vangelo sarebbe una cosa buona. Purtroppo né i cristiani né i musulmani seguono sempre questi nostri libri santi?”.

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