Il caso

Badanti, senza controlli l’assistenza in casa resta una zona grigia di abusi e truffe

Più verifiche e controlli. Li chiede Giamaica Puntillo, presidente delle Acli colf, che interviene sulla vicenda delle badanti e delle famiglie truffate tra Emilia Romagna e Toscana

di Alessio Nisi

badanti

Reclutavano online le badanti e le facevano lavorare senza pausa, sette giorni su sette, niente riposo, con contratti irregolari. E chi alzava la testa veniva minacciata di licenziamento. Un vero e proprio sistema di caporalato. Un metodo: a famiglie in difficoltà, con anziani che necessitavano di essere seguiti anche 24 ore su 24, procuravano delle badanti, dopo il versamento di 3.400 euro per un “pacchetto trimestrale” per il servizio richiesto. Badanti senza formazione, inesperte. Una volta che la famiglia ne chiedeva la sostituzione, l’associazione cui si era affidata non rispondeva più. Gli accertamenti sono scattati proprio dalla denuncia presentata alla stazione dei carabinieri San Ruffillo di Bologna da una donna che si era rivolta all’associazione perché necessitava di assistenza per un parente. 

420 mila euro in un anno, 18 casi accertati

Sono alcuni dei dettagli scoperti da un’indagine condotta dai carabinieri di Bologna Centro che ha portato alla custodia cautelare in carcere tre persone e a oltre 100mila euro sequestrati dai loro conti correnti. I tre sono accusati di associazione a delinquere finalizzata al caporalato e alle truffe. Un’attività che in un anno, secondo le stime degli inquirenti, avrebbe fruttato 420 mila euro. Dalle indagini è emerso «un quadro allarmante, con molteplici casi (18 quelli su cui è stato possibile fare luce fino ad ora) nelle province di Bologna, Ferrara, Modena, Reggio Emilia, Parma e Firenze». 

Una truffa studiata a tavolino

Il gruppo che aveva dato vita a quest’associazione sfruttava due bisogni: da un lato, quello delle famiglie non più in grado di gestire da sole gli anziani, dall’altro quello di guadagnare delle donne ingaggiate per fare le badanti (gli accertamenti dei militari hanno documentato la scelta privilegiata di lavoratori stranieri con difficoltà linguistiche nell’interfacciarsi con i clienti).

Una zona grigia

Per Giamaica Puntillo, presidente delle Acli colf, «quanto appurato dalla recente indagine di Bologna, dove è emerso un quadro drammatico di sfruttamento di numerose assistenti familiari, conferma ancora una volta quanto il settore domestico continui a rimanere una zona grigia, in cui troppo spesso l’abuso e la speculazione rappresentino una ingombrante e pericolosa presenza». 

Dietro le agenzie di intermediazione, aggiunge Puntillo, «che promettono colf e badanti in cambio di lauti pagamenti da parte delle famiglie, si nascondono sovente impieghi discutibili e inosservanza dei più elementari diritti delle lavoratrici domestiche. Per questo chiediamo più controlli e maggiori verifiche, onde evitare truffe, raggiri e sperequazioni che finiscono per colpire anche le stesse famiglie».

In apertura foto di Pixabay

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