Non profit

Badanti, pugno duro contro noi stessi

di Redazione

Ci voleva la Chiesa a ribadire che è doverosa una sanatoria per gli immigrati non regolari che lavorano da anni in Italia nelle nostre famiglie accanto alle persone più deboli. In questi giorni mi domando come mai si assiste quasi senza reagire ad un brusco irrigidimento politico, voluto dalla Lega, ma assecondato dall’intera maggioranza, sui temi dell’immigrazione. La proposta sensata del sottosegretario Giovanardi spero incontri, dopo le prime pessime reazioni – su tutte quella sguaiata e superficiale del ministro Calderoli in un’intervista al Corriere della Sera -, un’attenzione seria, per arrivare non ad una sanatoria qualsiasi, ma a una riflessione adeguata, numeri alla mano, e con una casistica ben ponderata. Non so se effettivamente si possa parlare di oltre mezzo milione di colf e badanti immigrate non regolari, ma se anche dovessimo ragionare “solo” di centomila persone, ci rendiamo conto di che cosa significa? Centomila famiglie italiane si troverebbero di punto in bianco senza l’unico vero supporto di assistenza domiciliare. Certo, pagata in nero, e sicuramente non qualificata professionalmente. Ma meglio di niente, e soprattutto assai meglio di un istituto per anziani nel quale “scaricare” (a tariffe salate) il nonno non autosufficiente. C’è dunque un problema oggettivo tutto italiano, ma naturalmente c’è anche la questione morale nei confronti degli immigrati. Come si fa a non mettersi una mano sulla coscienza? Come è possibile equiparare colf e badanti, ma anche altri lavoratori ormai da anni in Italia, a una minoranza pericolosa da rispedire a casa? Questa politica muscolare, di facciata, che deve poi fare i conti con il compromesso, sta logorando la nostra coesione sociale, e forse è il caso di reagire attivamente, non delegando solo alla Caritas o alla voce dei vescovi il compito di contrastare una deriva che non ci appartiene, che ci disonora.

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