Famiglia
Badanti. Nasce progetto Caritas-regione Veneto-Italia lavoro
Nel Triveneto in 50 mila attendono dignità e professionalità. Un progetto della Caritas della zona cerca di farlo grazie alla collaborazione di regione e ministero
Cinquantamila badanti da qualificare per una maggiore integrazione. E’ il compito che si sono assegnate le Caritas diocesane del Nordest, sulla scorta dell’accordo sottoscritto dal Patriarcato di Venezia e da ”Italia Lavoro”, per un progetto, affidato alla Caritas veneziana, che punta a garantire dignita’ professionale, oltre che umana, alle assistenti famigliari straniere. Il 28 giugno i direttori delle Caritas del Nordest si incontreranno per verificare se il progetto maturato in laguna, e che prevede fra l’altro l’apertura di sportelli informativi per le badanti, e’ estendibile a tutto il territorio. ”I problemi sino molteplici e complessi – sottolinea il
coordinatore interdiocesano delle Caritas, don Bruno Caverzan, di Treviso -. Ci sono badanti che mancano di una qualifica precisa e ce ne sono altre che hanno titoli di studio e professionali ben piu’ alti delle mansioni che svolgono. Bisognerebbe, quindi, arrivare ad un sistema di riconoscimenti che tengano conto del merito e di un inquadramento che abbia il citeriore della giustizia anche sul piano salariale”. Da qui la necessita’, secondo don Caverzan,
dell’individuazione di strumenti specifici. Questa nuova organizzazione dovrebbe fare da ”prevenzione” anche nei confronti del sommerso, ”che non e’ mai sparito, in questo settore e che, per aspetti, e’ anzi aumentato”. Ma il
sommerso, secondo l’esponente delle Caritas, non ha responsabilita’ soltanto nelle badanti o nelle famiglie che non le regolarizzano. ”I costi della contrattualizzazione sono piuttosto alti e tante famiglie non possono
permetterseli”. La Regione Veneto interviene con integrazioni per 5 mila famiglie, ma sono ancora insufficienti. ”Dopo l’emersione con la legge Bossi-Fini -fa notare mons. Dino Pistolato, direttore della Caritas di Venezia -, si sono verificate altre situazioni di difficolta’: l’aumento del costo della aiutante familiare, a causa dei contributi da versare, la necessita’ per la
famiglia di affidarsi a professionisti per la tenuta dei libri paga, i contributi, le assicurazioni. Ma e’ pure accaduto che tante badanti, ricevuto il permesso di soggiorno, si sono rivolte ad altre occupazioni, meno impegnative e, a volte, economicamente piu’ vantaggiose”. La conseguenza e’ stata, secondo mons. Pistolato, che all’interno delle case le assistenti irregolari sono oggi il 68%. ”E ci sono pure famiglie ricattate dalla aiutante
familiare che, in taluni casi, arriva perfino a vendere il posto di lavoro o a farsi pagare la tangente”. L’iniziativa Caritas-Italia Lavoro, sostenuta dal Ministero del welfare e dalla Regione Veneto ha lo scopo di promuovere la formazione del personale straniero, di coniugare la domanda all’offerta,
di ritornare al contratto nazionale di lavoro evitando facili speculazioni e, soprattutto, di promuover la selezione e la formazione del personale nei paesi di origine.
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