Politica

Badanti, la formazione arriva a domicilio

A Torino un corso di qualificazione professionale. Duecento ore tra lezioni e tirocinio. In gran parte svolte in famiglia

di Christian Benna

Sono le Mary Poppins del nuovo welfare, un esercito di 490mila donne, provenienti perlopiù dall?Est Europeo (Ucraina e Romania in testa) e dal Sud America, che però al posto dei bimbi della favola di Travers si prendono cura degli anziani non più autosufficienti. Un mestiere delicato quello della badante, complesso e duro, tuttavia affidato molto spesso all?improvvisazione, in mezzo al guado tra regolarizzazione e lavoro nero.

Se Cna, la confederazione degli artigiani, chiede l?istituzione di un registro delle assistenti domiciliari e la Regione Umbria si appresta a varare un legge per offrire servizi ad hoc, a Torino la cooperazione sociale si muove con un progetto pilota innovativo. Si chiama Vela e si tratta un corso di qualificazione professionale promosso da Comune, Provincia, Ufficio pastorale per i migranti della Curia arcidiocesana, Csea, associazione Almaterra, Confcooperative e Legacoop.

Il progetto partirà a febbraio, un pomeriggio a settimana, per 160 ore di lezione e 40 di affiancamento in tirocinio presso l?abitazione-luogo di lavoro, coinvolgendo una trentina di badanti. In aula si parlerà di elementi di economia domestica, prevenzione degli incidenti, aiuto alla persona, interventi di primo soccorso, relazioni con le famiglie. «È la prima volta che la ?scuola? va a casa delle badanti», spiega Fabrizio Ghisio, segretario provinciale di Confcooperative Torino. «Corsi di formazione ci sono, ma è molto raro, per ovvie ragioni, che queste persone si possano allontanare dal posto di lavoro. Con questa soluzione, nelle ore di laboratorio l?assistente sarà sostituita da un operatore qualificato e il resto della formazione avverrà in famiglia».

Vela si presenta come un primo passo verso un reale riconoscimento di professionalità. Dice Fabrizio Ghisio: «Si calcola che il volume d?affari, composto da soli stipendi, più o meno dichiarati al fisco, generato dall?universo badanti superi nettamente quello di tutta la cooperazione sociale. Stiamo quindi parlando di un pezzo di welfare visibile a occhio nudo, per vederlo basta passeggiare per le strade delle nostre città, ma quasi invisibile agli occhi dello Stato».

Secondo il segretario di Confcooperative Torino, fino ad ora non è stata prestata abbastanza attenzione al fenomeno, «di grande portata, ma non privo di ostacoli». «Il rapporto che lega badanti e famiglie nasce dalla difficoltà. È bene precisarlo. Le assistenti familiari sono nel 90% dei casi extracomunitarie, non ancora integrate, che accettano il lavoro perché non hanno altra scelta. Il nero è diffusissimo. Ma anche le famiglie ricorrono a una badante in momenti di crisi, quando un parente non riesce più a cavarsela da solo. Occorre quindi dare equilibrio a questa situazione. La formazione è una parte del percorso, l?altra deve arrivare attraverso la normativa che non pensi di risolvere tutto con l?istituzione di un albo».

Info: www.comune.torino.it

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