Non profit
badanti certificate, il mercato è una tentazione
A Rovigo parte il franchising del marchio Badantya
Formazione di assistenti domiciliari qualificate, incrocio domanda-offerta tramite video-cv messi online, assunzioni dirette: così la cooperativa Phoenix ha coperto un intero segmento di mercato. E si prepara a vendere il modello in mezza Italia Anche l’Europa è partita così, come comunità economica. Ma ancora adesso fatica un po’ a riconoscere la sua dimensione comunitaria. D’altronde i numeri (700mila badanti con contratto regolare e almeno altrettante che lavorano in nero) e il bisogno reale (3 milioni di non autosufficienti in Italia, per 670mila operatori in carico al Ssn) fanno dell’assistenza domiciliare la porzione di welfare predestinata alla sperimentazione. Sfera economica inclusa, visto che si parla di un giro d’affari di oltre 7 miliardi di euro l’anno: abbastanza per rischiare di perdere di vista un termine della coppia, “comunità”, e pure la sfida del nuovo welfare. Quella cioè di una “comunità della cura” che impari a dialogare con il mercato e di un welfare non riducibile a soli tre attori: nicchia dei marginali, buoni samaritani ed enti locali che considerano esaurito il loro ruolo con l’erogazione di servizi, padroni di un flusso sempre più sottile.
Per gestire l’incrocio di domanda e offerta, poi, Phoenix sta per creare un consorzio di cui farà parte anche una società di lavoro interinale, che diventerà la titolare dei contratti di lavoro stipulati: un servizio full optional per le famiglie, che saranno sgravate dall’onere di districarsi tra conti da commercialista e burocrazia da Questura. Per il momento invece l’assunzione è fatta da Phoenix e le famiglie pagano alla badante uno stipendio mensile di circa 900 euro più la quota che va alla cooperativa: «50 centesimi per ogni ora di lavoro, ovvero 104 euro al mese per la badante con contratto in convivenza e 86 per quella che non convive con il suo assistito», precisa Alfonso Picchirallo, il presidente. La badante alla Phoenix versa invece una “una tantum” di 50 euro, come quota associativa: da tre soci fondatori, oggi sono già arrivati a cinquanta.
A certificare la qualità della “badante qualificata” (così promette lo slogan di Phoenix) è il Csfo, un ente formativo accreditato presso FormaTemp, il Fondo per la formazione dei lavoratori in somministrazione, a cui tutti i lavoratori interinali versano il 4% del loro stipendio. Ed è proprio il FormaTemp che finanzierà i corsi futuri: a carico delle aspiranti badanti resteranno solo un centinaio di euro, per coprire i costi di camice, zoccoli e assicurazione per il tirocinio in casa di riposo.
Il pacchetto completo, dalla formazione al contratto, è già in vendita. In franchising, per la precisione. Per 12.500 euro la Phoenix dà la garanzia sul corso, il tirocinio, il contratto e pure l’insegna luminosa del primo franchising italiano del settore: si chiamerà “Badantya-Agenzia di formazione di badanti qualificate”. «Abbiamo richieste da Roma, Verona, Forlì, Padova. Il primo obiettivo è aprire 10 shop», prevede Picchirallo. Fanno 125mila euro di entrate, tanto per cominciare.
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