Economia

Baby sommelier contro le baby sbronze

Fra i giovani è boom dei corsi per enologi

di Redazione

L’aumento stimato è pari al 15% e riguarda giovani di età compresa tra i 18 ed i 35 anni che frequentano corsi da sommelier. Il dato non sarebbe di per sè così sorprendente se non venisse registrato proprio nel momento in cui si è alzato il sipario sull’era della tolleranza zero. Milano e le sue ordinanze anti alcol insegnano. Che la strada del bastone sia quella più efficace, però è tutta da dimostrarsi. Non la pensa così, per esempio, la Coldiretti: il neo proibizionismo con i più giovani non sia la strategia migliore per risolvere il problema.
«La soluzione sta nella qualità contrapposta alla quantità. Oggi ai consumatori viene proposto quello che conviene di più ai venditori, con poca attenzione alla natura del prodotto», spiega Donato Fanelli, presidente nazionale giovani dell’associazione. La Coldiretti al contrario sostiene una politica improntata sulla qualità. A partire dalla semina, passando per la vendemmia fino ad arrivare al prodotto finale. Ma per avere una filiera della qualità completa manca ancora un tassello: la consepevolezza del consumo. In altre parole spesso oggi i ragazzi non sanno quello che bevono. «Occorre, invece», continua Fanelli, «che in qualche modo prendano coscienza di quello che stanno facendo». Come? Una via è proprio quella dei corsi da sommelier. «Per avere un consumo consapevole c’è bisogno di personale qualificato». La Coldiretti è partita da qui. «Ai nostri giovani produttori abbiamo fatto capire» continua Fanelli, «che era importante saper vendere il proprio prodotto, ma ancora più importante è conoscere il proprio vino».
In partnership con l’Ais (Associazione italiana sommelier) oggi la Coldiretti promuove e organizza corsi in tutta Italia, con costi contenuti che si aggirano tra i 200 e i 400 euro. La soluzione quindi sta nello spiegare e far apprezzare il vino anche e sopratutto da un punto di vista culturale.
La realtà conferma l’efficacia della formazione. Tra i ragazzi si sta affermando un consumo responsabile di vino come espressione di uno stile di vita «lento», attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a «stare bene con se stessi».
Fra gli oltre 10mila sommelier italiani infatti i giovani sono sempre di più. Un dato che fa ben sperare. «Il vero nemico comune da combattere», conclude Fanelli, «è la diffusione di cocktails, superalcolici e “alcolpops”, bibite che contengono spesso vodka e rum mascherate da innocui analcolici “ready to drink” che si presentano con una immagine accattivante di divertimento e socializzazione che favoriscono gli eccessi e il bere fino ad ubriacarsi».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA