Sport & Educazione
Baby campioni: la scuola di fair play serve ai genitori
C'è la mamma psicologa, il papà cronometrista, i genitori ultras: anche il mondo dello sport dei piccoli spesso conosce risse e violenze verbali. In Brianza è nata la "Scuola per genitori sportivi", con l’associazione Asd DivertiSport. «È un'urgenza, le società hanno bisogno di un Parents manager», dice Alessandro Crisafulli
C’è il genitore-allenatore, la mamma guardia del corpo, il papà cronometrista, il genitore psicologo e quello ultras. Nei casi peggiori c’è chi urla al bambino di colore frasi razziste per una piccola spallata al figlio in campo. Senza contare le risse in tribuna e altri casi di violenza fisica che si susseguono anche sui campi da calcio delle categorie giovanili, talvolta anche in sfide amichevoli.
La fenomenologia della violenza verbale e fisica scatenata dai genitori-tifosi è varia e trasversale; affligge anche mamme e papà non abituati a linguaggi e modalità aggressive, lontani nella quotidianità da comportamenti “sopra le righe”. Perché gli atteggiamenti sbagliati sono molti e spesso inconsapevoli. E i danni maggiori si riversano sui ragazzi in campo, spesso sottoposti a stress eccessivi, ansia e in difficoltà per il tifo in famiglia sproporzionato.
Insomma, a dover andare a scuola di fair play sono proprio loro, i genitori. Ci ha pensato Alessandro Crisafulli, giornalista e manager sportivo, fondatore della Scuola per genitori sportivi. L’osservazione sul campo in lunghi anni, nel suo ruolo di formatore per allenatori, lo ha portato a scegliere di occuparsi di mamme e papà. «È un’urgenza focalizzarsi su di loro. Nessuno l’ha mai fatto in maniera organica, convinta e capillare», dice.
La Scuola è un progetto unico in Italia ed è nato in Brianza nel 2023 con l’associazione Asd DivertiSport: accompagna i genitori in un percorso per imparare a gestire prima le emozioni, poi i comportamenti e le parole. I benefici si estendono a tutti: ai ragazzi, che conservano benessere e motivazione nel fare sport; agli allenatori, che possono lavorare più sereni e alle società che possono avere in mamme e papà alleati preziosi. L’esperienza della scuola è partita da pochi mesi con incontri, percorsi e progetti per una quindicina di società sportive in tutta Italia, dalla Lombardia alla Calabria. Si avvale della collaborazione di psicologi, grazie alla partnership con l’Associazione Nazionale Pedagogisti Italiani-Anpe e alle relazioni con docenti, ex arbitri e professionisti del mondo dello sport. «Stiamo iniziando anche a pensare a una rete di referenti regionali per tutta Italia», rimarca Crisafulli.
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Gli strumenti utilizzati sono diversi, semplici e coinvolgenti: prodotti multimediali, vignette, video virali, audioanalisi aiutano a mostrare gli errori più comuni e invitano a porvi rimedio. Richiestissima la serata con le undici vignette di Matteo De Monte che rappresentano in modo divertente tutte le tipologie di genitori che si incontrano sui campi da calcio, con i relativi atteggiamenti sbagliati e i video virali, realizzati da Salvatore Auricchio e Simone Moleri. «Mettiamo in campo una serata show di due ore, interattiva, coinvolgente ed efficace», sottolinea il fondatore, «perché questo è il modo migliore per far riflettere i genitori sul loro comportamento».
Anche diversi enti pubblici hanno mostrato interesse per la scuola. Il Comune di Seregno (Monza e Brianza) ha fatto da apripista, dopo che durante una partita in oratorio una rissa tra genitori aveva portato un allenatore in ospedale. Il dirigente sportivo ha perso un rene per un calcio ricevuto mentre cercava di sedare lo scontro. Con la Scuola per genitori sportivi è stato creato un percorso di responsabilizzazione, con il coinvolgimento di tutte le società sportive della città.
Molte le richieste di aiuto in arrivo da club grandi e piccoli, con interesse anche da parte di alcuni team professionistici. Ad oggi 150 tra allenatori, dirigenti e responsabili condividono strumenti operativi, documenti, patti sport-educativi e sondaggi proposti. «In un nostro recente sondaggio è emerso che il 72% dei club, dopo i primi tre mesi di attività, ha già problemi con i genitori», sottolinea Crisafulli.
Il Parents manager
La Scuola per genitori sportivi si propone inoltre di creare una nuova figura da inserire nel calcio giovanile: il “parents manager”, un professionista in grado di migliorare il clima ambientale intorno alle squadre. Un esperto capace di seguire le famiglie e promuovere buone pratiche sui campi da gioco, con il rispetto di tutti, arbitri compresi.
Tra le attività della scuola anche un esperimento pilota: la parents audio-analisi. Si registrano parole, urla, incitamenti dei genitori sulle tribune, di nascosto, per poi farli riascoltare ai diretti interessati. «Una scelta molto efficace, che può far loro aprire gli occhi e modificare il modo di comportarsi e comunicare dagli spalti. Cambiare lo sport giovanile e il clima troppo inquinato che spesso lo pervade si può», conclude Crisafulli, «e noi stiamo cercando di farlo, all’insegna della cultura sportiva».
Foto di Dimitris Vetsikas da Pixabay
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