Babbo Natale è un impostore! Liberate Babbo Non Profit!

di Elena Cranchi

Babbo Natale è un impostore. Dietro quella barba bianca, quel volto rubicondo, quella pancia generosa si nasconde un Elfo cattivo (il noto Elfo profit) che ha distrutto il Natale modificandone il significato, il senso più profondo.

Mi è stata recapitata, qualche ora fa, una lettera che vi riporto testualmente.

Aiuto! Liberatemi!

Sono Babbo Non Profit.

Babbo Natale, è cattivo e deve essere fermato!

Se state leggendo questo mio scritto, probabilmente riusciremo a salvare il Natale e a restituire il significato che giace inerte, accanto a me, in questa grande prigione di ghiaccio.

Ricevere le letterine dei bambini?

Passare un anno a impacchettare doni?

Usare le povere renne per trasportarli nelle case?

Scegliere solo le case abitate da bambini buoni?

Come potete pensare che mi occupi di questo, ogni anno e, per giunta, proprio nel giorno di Natale?

Come potete scrivermi una lettera chiedendo di portarvi una bicicletta, un puzzle, una bambola o magari fucili e pistole?

Io non ho mai fatto e non avrei mai fatto nessuna delle cose che mi attribuite. Soffro e mi dispero. Le mie lacrime sgorgano come fiumi in piena ma il freddo le trasforma in catene sempre più grandi. Grido ma il freddo paralizza anche quello.

 

 

Liberatemi!!

Il vero Babbo Natale sono io e il mio nome è Babbo Non Profit.

Ora cercherò di spiegarvi cosa mi è accaduto e quale tragedia si sia abbattuta sull’umanità.

Io sono nato per assolvere un solo compito: aiutare i bambini, capire le loro necessità, leggere la loro angoscia e respirarne la disperazione. “Impacchettare” quindi la sofferenza e distribuirla tra chi avrebbe potuto soffiarci sopra.

Ero io a scrivere le letterine, eravate voi a regalare salute, pace, vita a chi non le possedeva.

Non mi sollazzavo in Lapponia insieme a gnomi, folletti, regali e renne! Non passavo il tempo a mettere fiocchi su inutili oggetti. Che stupidaggine è mai questa!!

Viaggiavo in tutti i paesi del mondo e lo facevo aprendo semplicemente le braccia e sbattendo le gambe. Era facile.

Volavo ed era il dolore dei bambini a guidare la mia traiettoria, le loro grida e pianti determinavano le mie obbligate soste. Capivo tutte le loro pene e ne conoscevo la cura necessaria per alleviarle. Poi scrivevo tutto su un foglio.

Ecco il perché delle “Letterine di Natale”. Ne ho vergate milioni, un fardello che pesava sulla mia vecchia schiena e sul mio tenero cuore.

Sapevo però di non essere solo. Sapevo che il 24 dicembre, a mezzanotte, avrei “distribuito” tutta quella “sofferenza”.

E così facevo.

Nelle case di tutto il mondo lasciavo una grande busta rossa. All’interno erano segnati dolore e rimedio. 

I papà e le mamme  leggevano e mettevano da parte di tutto; chi medicine, chi il nome di una famiglia adottiva, chi il nome di un dottore, chi soldi, chi addirittura un gatto o un cane. Alcuni di loro impacchettavano l’Amore, la Dolcezza, la Compassione, la Solidarietà. I Governanti (sì anche loro!!) partecipavano con gioia al Natale e spedivano “Pace”,”Armistizi”, “Diritti”, “Giustizia”, “Uguaglianza”.

Tutto poi, magicamente, giungeva nel punto esatto in cui sarebbe dovuto giungere e i bambini del mondo festeggiavano finalmente il Natale, la loro Rinascita. 

Poi.. un giorno, successe qualcosa.

Alcune famiglie iniziarono a nascondere e poi a gettare via le buste rosse. Erano scontente. Ricordo le prime manifestazioni con cartelli sui cui campeggiavano scritte come “E’ Natale anche per noi”, “Non sono figli nostri!” , “Che ci pensino gli altri!”, “Vogliamo che il Natale sia solo nostro!”.

Io continuavo a viaggiare, a scrivere ma il numero dei dolori aumentava e le cure non bastavano più. Le lettere rimanevano sigillate nelle case, come la disperazione sulle facce dei bambini a cui nessuno voleva più pensare.

Poi si aggiunsero i governanti che gridavano: “Che la Pace la dia un altro!”, “Le armi? Che smettano di comprarle gli altri!!”, “I Bambini non votano, facciamo finta di niente”.

Sapevo che non ce l’avrei fatta.

Ero solo.

Ricordo che stavo volando sull’Africa quando Elfo Profit mi rapì. Mi risvegliai in questa prigione, da dove vi sto scrivendo, in Lapponia.

Sento tutto il giorno, da anni, rumori di trenini elettrici, musica e poi risate, indovinelli.

Ascolto l’incipit delle vostre letterine: “Caro Babbo Natale quest’anno sono stato buono. Mi porti per favore …….”

Ce l’hanno fatta!

Natale è imprigionato insieme a me. Nessuna Rinascita.  

Le lettere le scrivete voi, a me.

I doni li volete voi, da me.

Il Natale è solo vostro.

La sofferenza è rimasta nel Mondo e nessuno la vuole più curare.

Babbo Non Profit 

p.s.

Ogni anno invio a tutte le famiglie del Mondo questa lettera. Ogni anno so che nessuno mi libererà mai.

E vi faccio l’ultima confessione: SONO UNA DONNA.

 

Cara Mamma Non Profit, ho pubblicato questa tua lettera, dopo averla letta ai miei figli.

Abbiamo messo via l’Albero di Natale.

Ti libereremo!

 

 

 

 

 

 

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