Economia
B-Corp, il primo meeting italiano
Oltre 150 B Corp europee si sono ritrovate a Roma, presso il Church Palace Hotel, dove si sono tenuti workshop a porte chiuse tra tutti i partecipanti per favorire la conoscenza reciproca e gettare le basi per quello che in prospettiva potrebbe trasformarsi in un grande mercato “captive” tra aziende europee che condividono gli stessi valori. La cronaca
Utilizzare il business per risolvere parte dei problemi del mondo. Questo l’assunto principale del movimento internazionale delle B Corporations, aziende for profit che accanto alla generazione di profitti vogliono generare impatto positivo sulla società che le circonda.
Oltre 150 B Corp europee si sono ritrovate a Roma, presso il Church Palace Hotel, dove si sono tenuti workshop a porte chiuse tra tutti i partecipanti per favorire la conoscenza reciproca e gettare le basi per quello che in prospettiva trasformarsi in un grande mercato “captive” tra aziende europee che condividono gli stessi valori. Una splendida cornice che è anche best practice: proprio in questa giornata è stato annunciato come il Church Palace Hotel sia diventato il primo albergo B -Corp in Italia (dopo aver raggiunto il punteggio necessario nell’assessment test delle B Corp).
Eric Ezechieli, Fondatore di Nativa Lab (prima B Corp italiana) e animatore del movimento, ha spiegato in cosa consiste quest’ultimo: «Le B corp si sottopongono ad un assessment test che certifica la generazione di valore per la comunità da parte dell’azienda, su una scala robusta da 1 a 200: Il "break even", ossia il punto in cui un’azienda genera più valore per la società rispetto a quanto ne sottragga è individuato intorno all’80. Con la nuova normativa recentemente nell’ordinamento Italiano (prima paese fuori dagli USA) che permetterà di blindare la generazione di impatto positivo per vincolo statutario».
Il Senatore Mauro Del Barba (PD), che della recente normativa inserita nell'ultima legge di stabilità è stato il primo promotore sottolinea l’importanza della norma: «La politica da sola non sta ancora dando le risposte e le soluzioni per risolvere alcuni dei problemi sociali e ambientali della società. Oggi siamo in un momento critico per la società, con la maggior parte dei problemi sociali che si concentrano nelle periferie a testimonianza della diseguaglianza sempre più accentuata tra i cittadini. Insieme alle aziende, le B corp, la politica può avere una capacità maggiore di cambiare il paradigma. Non ho mai conosciuto un imprenditore che operi per massimizzare il profitto, piuttosto quella di realizzare un sogno. Ci siamo limitati negli ultimi anni a immaginare delle esperienze virtuose che operassero fuori dal mondo delle imprese. Non è stato vano, perché è proprio da quelle esperienza che siamo poggi pronti a cambiare il modo di fare impresa. Con l’introduzione delle società benefit ho girato l’Italia, un paese in cui fare impresa ed impegnarsi nel sociale allo stesso tempo ha da sempre degli esempi virtuosi, e ho trovato tantissimi imprenditori impegnati a generare innovazione sociale sul territorio. Grazie allo sforzo di questo Governo, che ci mette la faccia, siamo riusciti per primi al mondo (fuori dagli USA) a portare in Italia le società benefit. Con questa norma offriamo l’opportunità agli imprenditori di realizzare il proprio sogno: massimizzare il profitto, certo, ma vincolando questa generazione alla creazione sociale. E facendoli impegnare a misurare i propri risultati. Una legge snella, che permette agli imprenditori di essere liberi da pesi e direzioni sbagliate. La politica crea il campo da gioco, l’imprenditore ricrea le regole del gioco. La legge è aperta per recuperare tutte le esperienze virtuose già in atto in Italia. Noi siamo partiti per scelta senza agevolazioni fiscali, in questa fase iniziale, ma con la presa del movimento si potrà immaginare uno stato in grado di fornire delle agevolazioni, anche fiscali, per le società Benefit.»
In coerenza con lo spirito internazionale del movimento delle B Corp, ha preso la parola anche la “special guest” Lorna Davis, Chief Manifesto Catalyst di Danone, che ha raccontato al pubblico per quale motivo il movimento delleB corp è importante per una multinazionale come il colosso francese (già pioniere del social business con la storica joint venture in Bangladesh con la Grameen Bank di Muhammad Yunus, premio nobel per la pace) e in che modo le rispettive rotte si siano incrociate: «Danone è una multinazionale con 22 miliardi di fatturato quotata in borsa a Parigi. Operiamo in 80 paesi con 150 business units 14000 persone in tutto il mondo. Ci siamo sempre considerati un purpose business: la sostenibilità dell’azienda non si ferma ai cancelli degli stabilimenti. Nel 2001 abbiamo lanciato il nostro impact assessment e nel 2003 abbiamo lanciato il nostro manifesto, che si ispira alla missione di migliorare la salute a più persone possibili attraverso il cibo ("Bringing health through food to as many people as possible”). Per questo motivo abbiamo stretto una partnership con il movimento delle B Corp, che prevede tra le altre cose di sostenere l’assessment test di B Lab in 10 sussidiarie nel corso del 2016 e di fare cosi da apripista per una versione preliminare del B impact assessment a misura di multinazionali».
Interessante l’intervento di Claudia Carli, CEO della Fratelli Carli, la prima azienda produttiva italiana a diventare B corp certificata: «Ci siamo certificati B Corp nel 2014, la prima azienda manifatturiera in Italia, ma ci siamo sempre sentiti un po' B Corp: siamo sul mercato mediterraneo da oltre un secolo e abbiamo imparato l’importanza della qualità, il rispetto per le persone (dipendenti e clienti) e la comunità nella quale in cui operiamo, infatti abbiamo un rigido controllo su tutti i nostri fornitori che conosciamo personalmente. Tutti valori coerenti con il movimento delle B corp, per questo abbiamo deciso di certificarci».
A dicembre 2016, le B Corp europee ed italiane si rincontreranno, con sempre più imprese e compagni di viaggio in grado di “cambiare il mondo con la forza del business”.
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