La letterina, loro, l’hanno scritta. Pennarelli nuovi, gli immancabili Lego, le macchinine di Cars. Incarto i regali e penso che, per il loro futuro, avrei una lista tutta mia.
Secondo una statistica riportata dal Garante Infanzia, se si suddivide il debito italiano per i 560 mila bambini nati quest’anno si scopre che ciascuno di loro ha già un debito di 3,5 milioni di euro. E’ un fardello enorme, che unito ai tagli sul welfare mette davvero un’ipoteca ai diritti soggettivi più elementari.
Si dice che il tasso di felicità di un popolo si misura anche dal tipo di futuro che i genitori sono convinti di lasciare ai loro figli. Ecco, al contrario di mia madre e di mio padre, non penso che l’avvenire dei miei figli sarà migliore di quello che ho avuto io.
Allora vorrei chiedere, se potessi, che le nuove generazioni non debbano avere debiti sulle spalle. Un po’ come è accaduto per alcuni Paesi in via di sviluppo, servirebbe una campagna per cancellarli. Facciamo che non debbano pagare per la bella vita che hanno fatto i baby boomers. Facciamo che non debbano affrontare la nostra passività, la nostra incapacità di cambiare e di darci una rappresentanza politica degna, giovane e responsabile.
Non azzeriamo le loro occasioni, non trasmettiamo il veleno della delusione.
Mandiamoli nel mondo senza debiti né crediti. Se non avranno nulla da perdere – e se non potranno cullarsi su nessun vantaggio acquisito – con la forza della loro giovinezza non avranno paure ne’ confini.
Spero che possano sempre scegliere liberamente, fuori dagli schemi. Che magari imparino i vecchi mestieri, scoprendo che servono più di una laurea in Scienze delle Comunicazioni. Che pongano il loro ufficio ovunque e che godano di opportunità universali. Che possano sempre essere aiutati a rialzarsi se, in un momento della vita, diventeranno fragili. Che riconquistino i diritti che noi ci siamo persi strada facendo.
Soprattutto spero che si assumano la responsabilità del vivere in mezzo agli altri, che la usino come un valore, come un antidoto alla crisi. E un giorno, alzando gli occhi dalle loro faccende, che possano tirare quel sospiro di sollievo che a noi oggi manca così tanto.
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