Non profit

Azzardo per il sociale con il “Fondo buone cause”

C'è chi già festeggia per l'annunciato "Fondo Buone Cause" che dovrebbe destinare una cifra annua di 250 milioni. Soldi arrivano direttamente dall'azzardo "legale". Si realizza così il vecchio sogno della lobby dell'azzardo e di molti sindaci: creare un terziario delle buone cause alimentato dal business dell'azzardo, che non darà fastidio a nessuno ma permetterà di far cassa

di Marco Dotti

Era il 26 novembre del 2012 e, nel corso di un convegno organizzato da Confidustria Sistema Gioco Italia in collaborazione con la Luiss (titolo del convegno: 'L'impresa del gioco tra riforma fiscale e sviluppo industriale") Massimo Passamonti, presidente dei confindustriali dell'azzardo legale, era stato chiaro affermando che sarebbe opportuno e utile per tutti "valutare l'introduzione della tassazione di scopo, che preveda la destinazione di una percentuale delle entrate erariali a progetti di utilità  sociale''.

Il sistema presieduto da Passamonti, insomma, già nel 2012, vedeva di buon occhio una tassazione di scopo, ossia un prelievo diretto che portasse, senza filtri o mediazioni, contributi dal sistema del gambling a quello del sociale.

Ma che cos'è una tassa di scopo? L’imposta di scopo è segnata in bilancio con contabilità separata. Si definisce “di scopo” perché è – o dovrebbe essere – finalizzata a una particolare destinazione. Con due conseguenze evidenti a tutti: poiché le risorse per corsi di "prevenzione" nelle scuole e via discorrendo si prendono dalla tassazione sull’azzardo, da un lato l’azzardo legale si ritroverebbe eticamente “ripulito” da ogni forma di contestazione fondata sull'etica pubblica e, dall’altro, sarebbe in futuro impossibile intervenire su di esso e sulle sue distorsioni senza produrre effetti negativi sul settore che da lì trae le proprie risorse (cooperative, cartelli, associazioni, enti, case editrici). Un esempio: io rovino la gente con le "macchinette" o i gratta & qualcosa, ma poi i soldi li do al comune che li distribuisce affinché qualcuno spieghi ai giovani che, in futuro, anche loro potranno rovinarsi, ma non troppo. Un circolo vizioso, anzi: una vera e propria trappola.

Non trascorre nemmeno un anno. Siamo nel 2013 e – ricevendo il plauso dell'allora presidente dell'Anci, l'attuale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano del RioPassamonti ribadisce il concetto

"È arrivato il momento di attuare un piano regolatore di tutti i giochi in Italia, a partire dall’offerta di slot machine, che va ridotta e  riorganizzata e una parte delle tasse che oggi derivano dal gioco debbono andare a vantaggio delle amministrazioni comunali". 

Per esser ancora più chiari: "occorre istituire una tassa di scopo, destinando una quota rilevante del gettito erariale complessivo a progetti locali di interesse pubblico o sociale anche non legati al gioco, perchè non si possono più tenere esclusi gli enti comunali dai proventi di questo mercato miliardario che con le migliaia di sale e di punti vendita ha un certo impatto sul territorio".

Come detto, fu l'allora presidente dell'Anci, l'associazione dei comuni italiani, Graziano Delrio, a giudicare «di grande serietà» la proposta una parte delle tasse pagate dal settore possa essere trattenuta dai Comuni per "contenere" con progetti educativi-pedagocici-preventivi gli "effetti sociali dei giochi".

Nell'aprile scorso, poi, poche settimane dopo l'approvazione della Legge Delega in materia fiscale da parte del Parlamento, lo stesso Passamonti riprendeva la questione affermando, stavolta, che la riforma del sistema dei giochi pubblici prevista dall'art. 14 della Legge Delega "apre alla tassa di scopo".

Passa un mese e Matteo Renzi, ospite nella sede di Vita, pubblicamente dice "no alla tassa di scopo" rispondendo all'appello di Riccardo Bonacina e dell'indimenticato compagno di viaggio Franco Bomprezzi.

Oggi? Oggi ci troviamo con un Decreto Legislativo di attuazione dell'art. 14 della Legge Delega, pronto per essere consegnato al Consiglio dei Ministri, che tra le tante cose prevede un "fondo buone cause", ossia come ha esplicitamente dichiarato il sottosegretario all'economia Pier Paolo Baretta, proprio una… tassa di scopo.

Ora serve coerenza. Bisogna dire no a questa corda che legherebbe per sempre la voce del sociale. Bisogna destinare i previsti 250 milioni di euro alla fiscalità generare. Sarebbe il più grosso regalo alla lobby, quella di permetter loro di sentirsi buoni e utili dando corpo al sogno della tassa di scopo.

Le risorse vanno trovate altrove e l'azzardo deve tornare a essere considerato per quello che è: una distorsione della vita comunitaria, non un mezzo per batter cassa. 

 

@oilforbook

 

 

 

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