Non profit
Azzardo: la ricetta finlandese è il monopolio di Stato
Un sistema che si basa sul monopolio dello Stato. Nessuna apertura a concessionari privati, nessuna concessione alla "libertà d'impresa". Conta, su tutto, il controllo del gioco e delle sue ricadute potenzialmente disastrose sul sociale. Il sistema finlandese reinveste quasi il 90% dei profitti in scuola, ricerca, cura, riabilitazione e ambiente. I problemi restano, ma non ci sono alibi
di Marco Dotti
In Finlandia, il sistema-gioco è retto da una legge, la n. 1047 del 2001, che regola concessioni, modalità di offerta e di gioco di lotterie, lotterie istantanee, scommesse, slot-machine, concorsi a premio, lotto.
Stando all'ultimo censimento, la Finlandia ha 5.451.270 abitanti e un Pil procapite di 47.129 dollari. A dispetto delle facili considerazioni ("sono pochi abitanti"), è il Pil il vero punto della questione. Quel Pil procapite rende ogni finlandese appetibile per ogni industria che operi nel settore dell'azzardo. Eppure, qui non si passa e lo Stato finlandese ha eretto una barriera che regge dagli anni Trenta del secolo scorso ed è stata sostanzialmente confermata dalla legge del 2001.
Un monopolio integrale
Il sistema finlandese si basa su tre operatori, Veikkaus, Ray e Fintoto che agiscono in regime di monopolio sui diversi settori di competenza: il lotto, le scommesse e il bingo sono monopolio di Veikkaus; i casinò (ne esiste solo uno, a Helsinki), i giochi da casinò, le slot e le poker machines sono monopolio della Ray; le scommesse a totalizzatore sportivo sono monopolio di Fintoto.
Il sistema finlandese è rigido, non aperto agli operatori privati e alla concorrenza. Solo i tre operatori menzionati possono operare sul territorio in ragione di un principio chiaro, espresso a partire dagli anni Trenta del secolo scorso (ricordiamo che la Finlandia è indipendente dal 1917) e ribadito nella legge del 2001: ogni regolamentazione del gioco d'azzardo deve, necessariamente, trovare la propria ratio nella necessità di dare un governo a un settore che, altrimenti, creerebbe problemi socio-sanitari e economici enormi.
La concorrenza tra operatori o concessionari – come accade invece in Italia – è considerata fonte di problemi ancora più grandi, rispetto a quelli che ci si propone di governare e, quindi, bandita all'origine.
Ciò nonostante, anzi proprio in ragione di questo criterio pragmaticamente improntato alla tutela della salute pubblica, l'impianto normativo finlandese ha passato il vaglio della Commissione Europea, che non lo ha considerato in contrasto con le norme di libera concorrenza all'interno dello spazio europeo.
Le decisioni sulla "gambling policy" sono di esclusiva competenza del Parlamento e del Governo, mentre il controllo sul monopolio è affidato a specifiche autorità pubbliche. Un ruolo chiave, in questo sistema, è assegnato al Ministero degli Interni. Un operatore privato, Paf, opera nelle Isole Åland (in finlandese, Ahvenanmaa), che costituiscono in tal senso una sorta di enclave, ma risulta poco determinante per la definizione complessiva, oltre che per la tenuta del sistema.
Il monopolio trova la propria legittimazione nella necessità di tutela della salute e dell'ordine pubblico e sociale, beni giuridici per cui è possibile, anche in sede europea, "sacrificare" la libertà d'impresa. Così, d'altronde, prevederebbe anche l'articolo 41 (e il 118) della nostra Costituzione, se solo si trovassero il coraggio e la coerenza necessari per applicarlo.
Nessuna tassa di scopo, ma un sistema per finanziare il welfare
Nel microcosmo italiano si è spesso – erronamente – fatto ricorso all'esempio finlandese per giustificare arbitrari e improvvisati tentativi di introdurre una tassa di scopo, ossia un prelievo fiscale diretto dal sistema dell'azzardo che servisse per finanziare il welfare e iniziative sociali.
Va ovviamente ricordato che il sistema finalndese è rigidamente improntato al monopolio statale, mentre quello italiano si basa su un sistema concessorio: lo Stato italiano concede licenze a privati (attualmente 13) affinché operino sul suo territorio e "guadagnino" anche per conto suo. Spesso, però, questi privati hanno sedi estere in oasi, se non proprio in paradisi fiscali: è il caso di Gtech/Lottomatica, che ha recentemente spostato la propria sede a Londra senza che nessuno, nei palazzacci romani, si desse la briga di ricordare che è quanto meno singolare che il concessionario unico del lotto in Italia finisca per… non pagare le tasse in Italia.
Un sistema perverso ha comunque portato lo Stato italiano a incassare sempre meno (9 miliardi di euro), a fronte di un giro d'affari colossale e sempre crescente: 84 miliardi di euro nel 2014.
Al contrario, il Lotteries Act finalndese prevede un rigido e rigoroso protocollo di redistribuzione dei profitti su tutto il sistema, che in un prossimo articolo analizzeremo nello specifico. Per ora, basti ricordare che:
– i profitti generati dal monopolio di Veikkaus vengono ridistribuiti sotto il controllo del Ministero dell'Educazione e della Cultura;
– i profitti della RAY vengono ridistribuiti sotto il controllo del Ministero della Salute e degli Affari sociali;
– i profitti di Fintoto vengono ridistribuiti sotto il controllo del Ministero dell'Agricoltura.
Qui non parliamo di "tassa di scopo", ma dell'intero ammontare dei profitti e di un sistema congegnato ab origine per questa funzione.
I profitti di Veikkaus vengono distribuiti nei settori della scienza, dell'arte, della scuola, dell'impiego giovanile. I profitti della Ray, l'associazione che gestisce, installa, costruisce slot machines in Finlandia, vengono impiegati nel sociale e nel welfare. Quelli di Fintoto vengono invece reinvestiti nella riproduzione dei cavalli e nella promozione degli sport equestri.
Alcuni numeri
Nel 2013, data a cui risalgono le ultime rilevazioni disponibili, considerando però anche il gioco online su piattaforme estere, i finlandesi hanno perso circa 2 milardi di euro "giocando" (parliamo, in questo caso, di perdite al netto delle restituzioni in "vincite". In Italia si aggirerebbero sui 16 miliardi l'anno).
I finlandesi sono pertanto considerati forti giocatori. Ogni quattro anni, viene pubblicato un annuario statistico che descrive l'andamento di gioco del Paese. L'ultima edizione è del 2012 e, quest'anno, c'è molta attesa per la nuova.
Se ci basiamo sull'ultimo annuario, possiamo trarre alcune cifre ancora importanti per comprendere la portata del fenomeno:
– nel 2011, i profitti per gli operatori (ossia le perdite dei giocatori) ammontavano a: 1 miliardo e 620 milioni di euro;
– nell'insieme, 917,5 millioni di euro (a cui vanno aggiunti 161,7 millioni di euro in tasse) sono stati ridistribuiti per il "bene comune";
– un finlandese adulto spende in media 376,4 euro in giochi del monopolio. 193,2 euro se ne vanno per i giochi della Veikkaus, 171 per quelli della Ray e 12 euro per i giochi di Fintoto. Molti finlandesi giocano anche su siti esteri e questo rende più difficile stimare esattamente la loro spesa;
– l'illegale è una piccola porzione del gioco d'azzardo, quasi esclusivamente confinata nel settore delle scommesse;
– dal 2009 al 2012 il settore è cresciuto complessivamente del 10%.
Il giocatore finlandese: chi è?
Il 78% dei finlandesi dichiara di avere giocato almeno una volta, negli ultimi 12 mesi. Parliamo quindi del 73% delle donne e del 83% degli uomini, ossia di 3,1 milioni di finlandesi (su una popolazione complessiva di 5 milioni e 410 mila residenti).
Il 12% dei finlandesi intervistati per la ricerca dello Yearbook 2012 ha dichiarato di giocare più volte a settimana, mentre il 34% gioca una volta a settimana. Il giocatore medio è compreso tra i 25-34 e i 35-49 anni ed è diffuso soprattutto tra disoccupati, casalinghe e single.
Il gioco online riguarda soprattutto i maschi tra i 25 e i 34 anni, ma il gioco più popolare restano Lotto e Vikinglotto (74%). Le slot machines sono preferite dal 36% dei giocatori, ma sono quasi un gioco di genere. Sono le donne, infatti, a preferirle così come preferiscono giochi di sorte come la roulette.
Resta un fatto: è una piccola minoranza di giocatori ad assicurare la maggior parte dei profitti del settore. Per gli altri, il "gioco" sembra rimanere tale e non fuoriuscire dagli argini.
Problematiche e patologie: regolare e limitare
Ogni quattro anni, come detto, le statistiche fotografano situazioni e problemi del gioco e del "giocatore" finlandese. A parte questo, ricerche e test vengono condotti nelle scuole per verificare che non vi sia diffusione del fenomeno tra i minori.
I dati dell'ultimo rapporto, risalente al 2012, ci dicono che il 2,7% dei finlandesi, corrispondente a 110.000 persone, sono giocatori che soffrono di patologia più o meno conclamanta (in Italia, ricordiamolo, indagini promosse dal comparto imprenditoriale dell'azzardo ne stimano 800.000).
Il maggior numero di problemi si verifica nella popolazione fra i 35 e i 34 anni di età. Il cambio del limite minimo di età per poter giocare, portato a 18 anni nel 2011, sembra abbia contribuito a ridurre notevolmente il problema tra i giovani, soprattutto dopo la "scoperta" che, negli anni scorsi, portò a riconoscere nella popolazione tra i 15 e i 16 anni gran parte degli addicted del Paese. Oggi si discute se elevarlo a 20 anni e, a quanto pare, l'opinione pubblica vedrebbe di buon grado un provvedimento del genere.
Siamo nella civile e democratica Finlandia – ricordiamolo – e non nel regno del "proibizionismo". Ma "proibizionismo", si sa, è diventata la parola chiave di gonzi, allocchi e chierichetti del Belpaese che sul caos normativo e sulla mancanza di governo dei fenomeni traggono linfa vitale per continuare a raccontare la favola bella della "riduzione del danno". Aggiungendo al danno – mai ridotto – anche la beffa Le esperienze concrete ci insegnano invece che di retorica e di false antinomie ("proibizionismo/antiproibizionismo", "legalità/illegalità") è lastricato l'inferno.
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