“Azzardo, Italia”. Ancora sui dati Istat/2

di Marco Dotti

Secondo un’attenta analisi dell’Economist gli italiani perdono annualmente nel giro dell’azzardo legale una cifra netta di 17 miliardi di euro, con un introito – complessivo – per le casse dell’Erario che prevede un aumento del 3,7%,sulle entrate tributarie derivante dai giochi. In cifre: 410 milioni di euro. (Dati che traiamo dalla relazione per il “Disegno di legge di bilancio per il 2014 e per il triennio 2014-2016” presentati al Parlamento il 2 dicembre 2013,

La legge di Bilancio, illustrata in Commissione Finanze, calcola per il 2014 un aumento di 3.867 milioni per le imposte sul patrimonio e sul reddito (+1,5%), di 3.387 milioni derivante da tasse e imposte sugli affari (+2,7%), 1456 milioni derivanti dalle imposte sulla produzione, consumi e dogane (+4,3%) 266 milioni di euro da prodotti di monopolio (+2,4%) e un gettito di 410 milioni il settore lotto, lotterie e giochi (+3,7%).

Per il periodo gennaio-dicembre 2012, stando “Bollettino delle entrate tributarie” del Ministero dell’Economia e delle Finanze, le entrate relative ai giochi avevano fatto registrare una riduzione complessiva del 6,2% (-862 milioni di euro), in parte dovute alla riduzione dei proventi del lotto (-8,6% pari a -589 milioni di euro). Mentre per quanto attiene agli ultimi dati disponibili, relativi ai mesi da gennaio a settembre, nel 2013 le entrate da giochi avrebbero nel complesso riscontrato un aumento dello 0,7% (+71 milioni di euro). 

Insomma, tutto bene per l’azzardo legale, talmente bene che persino l’Istat, nel suo recente rapporto “Noi, Italia”  finisce per considerare la spesa degli italiani in azzardo tra le “spese culturali” delle famiglie italiane! A pagina 104 del rapporto, si legge che: «la spesa delle famiglie per consumi culturali rappresenta uno degli indicatori chiave individuati dall’Unione europea per la valutazione delle politiche per lo sviluppo delle condizioni di vita e del welfare nel lungo termine. Le famiglie italiane hanno destinato alla spesa per ricreazione e cultura mediamente il 7,3 per cento della spesa complessiva per consumi finali».

Poi, tra i parametri per valutare quanto destinato a “ricreazione” e “cultura”, tanto per non farsi mancare niente, i tecnici dell’Istat indicano testualmente i criteri, facendo riferimento alla classificazione Coicop (Classification of individual consumption by purpose) stabilita dalla Nazioni Unite: «le spese per servizi ricreativi e culturali comprendono i servizi forniti da sale cinematografiche, attività radio televisive e da altre attività dello spettacolo (discoteche, sale giochi, fiere e parchi divertimento); i servizi forniti da biblioteche, archivi, musei ed altre attività culturali e sportive; infine comprende i compensi del servizio dei giochi d’azzardo (inclusi lotto, lotterie e sale bingo)».

In sostanza, voi che state leggendo questo blog, senza spendere un centesimo, siete considerati meno di chi “culturalmente” spreca un euro in una slot machine (a proposito: per legge, un euro equivale a una giocata di 4 secondi in una slot machine da bar. Il tempo è denaro, diceva non a caso Benjamin Franklin). 


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