Oggi ho bisogno di dire il mio: non ci sto!
Ebbene io non ci sto a tutta questa sofferenza, non ci sto ad occuparmi di una malattia confezionata ad hoc e legalizzata, non ci sto ad accettare questa tragedia che continua imperterrita la sua corsa.
Provate voi a passare giornate intere a sostenere familiari che impazziscono e figli che non accettano e non capiscono..
Pensate se un vostro caro, una persona che amate più della vostra vita, fosse intrappolato in questa rete inestricabile e immaginate di vederlo consumarsi nel giro di una notte nonostante quell’affetto che provate per lui da una vita e che avete cercato ogni giorno di coltivare e alimentare. Riuscite a capire come vi sentireste?
La “battaglia” contro l’azzardo l’abbiamo cominciata non per vana gloria, non per limitarci a spiegare quello che stava succedendo e teorizzare su di esso, ma per dare risposte concrete. Perché quando un giorno ci verrà chiesto: ‘Doveri tu quando …’ non vogliamo dover rispondere che eravamo distratti, anestetizzati, inebriati da una vita di facili promesse e grosse illusioni, concentrati sul nostro piccolo orticello e sordi alle grida di chi soffre…
Con il passare del tempo ti accorgi che la fatica può prendere il sopravvento, la stanchezza non ti molla ed aumenta giorno dopo giorno. Ma nonostante questo non possiamo concederci di perdere tempo, lo dobbiamo ai tanti figli che soffrono, alle tante famiglie che rischiano di essere distrutte, ai tanti ‘parenti di’ che non hanno più risposte da dare…
Pensate ad Adriano con i suoi 11 anni quando in classe sente parlare di macchinette e soffre pensando alla fatica della mamma, ai litigi in casa, alla voglia di giocare con il papà che sente lontano e per il quale ha paura.
Pensate alla sua mamma quando si accorge che il suo matrimonio e la sua famiglia ormai non ci sono più, e deve riuscire ad andare avanti per lui.
Pensate al suo papà dipendente da quest’azzardo che, ucciso oramai dai sensi di colpa e dalla disperazione, cerca di dare a fatica significatività alla propria pochezza di vita.
Finché non si riesce a pensare a questo, a sentire questo, a vedere questo, non potremo mai sentirci in grado di entrare fino in fondo in questa tragedia.
Voi che dormite comodamente, che sbuffate contestando il sistema, voi che pensate alla cura ancor prima di pensare alla malattia, se non avete mai considerato tutto questo, incontrato tutto questo, preso in carico tutto questo, mi chiedo: siete certi di tenere in considerazione veramente tutto rispetto all’azzardo?
Pensate, quando incontrate le persone, alla sofferenza nascosta dietro quel volto, quella vita, quello sguardo, non limitatevi a vedere l’altro ma cercate oltre. Guardate e cercate, attraverso di lui, un’umanità intera, una fratellanza che si consuma!
Se non riuscite a fare questo passo, allora pensate pure all’azzardo come qualcosa da curare, io e molti altri continueremo a pensare come vincerlo, perché per noi l’azzardo è altro!
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.