Politica
Azzardo: il payout della discordia
La bozza di Legge di Stabilità 2016, all'articolo 69 prevede un inasprimento del Preu, il prelievo erariale sulle "macchinette". Che cosa accadrà, invece, al "payout", ossia alla percentuale minima di vincite che ogni macchina, slot o vlt, deve corrispondere ai giocatori non è chiaro e la Legge di Stabilità non si esprime in merito. Chiaro a tutti è invece un fatto: se si tocca il Preu, in qualche modo - ma come? quando? - si dovrà "ritoccare" anche il payout. Abbassandolo o aumentandolo? Un bene? Un male? Apriamo la discussione.
di Marco Dotti
Il temine "payout" è impropriamente confuso con il termine "vincita". Impropriamente, perché non c'è alcun filo diretto che in qualche modo leghi quella vincita a quel giocatore. Se una macchinetta paga, il "quanto" e il "quando" sono decisi a priori, ma il "chi" è affidato realmente al caso.
Anche il termine "vincita", per quanto riguarda i giochi d'azzardo legalizzati e diffusi è stato più volte criticato. C'è chi, infatti, alcuni anni fa, propose il termine "riscossione" o "incasso", ma qui già si volava per altri lidi. Recentemente si preferisce parlare di payout come di "restituzione al giocatore", anche se va chiarito che è più una redistribuzione che una restituzione. Redistribuzione perché non necessariamente va a "quel giocatore lì", ma si ripartisce in base a casualità sull'intero "popolo" dei giocatori.
Solitamente, cartelli e tabelle informative posti negli "ambienti di gioco" spegano che a una certa macchina corrisponde una certa “percentuale di payout” o la percentuale di “riconsegna al giocatore” (RTP, return to player), ma sarebbe più coerente e onesto indicara la percentuale di trattenuta, ossia il “vantaggio della casa” o “margine del banco". Insomma, anziché le "probabilità di vincità", se si volesse esser chiari e se i Monopoli avessero coraggio, si scriverebbero sulle macchine e sui cartelli le "certezze di perdita".
Meccanismo del payout: in sostanza, se spendo 100 (spesa) sui grandi numeri potrò vedermi restituire 70 (payout), mentre sempre su grandi numeri chi spende ben meno di 100 potrebbe versi attribuire anche in miei 70. Il meccanismo del cosiddetto "ritorno al giocatore" (return to player, Rtp) è al tempo stesso semplice e insidioso. Vediamo perché è semplice e insidioso e, se possibile, cerchiamo di aprire il dibattito anche su questo punto.
P-to-P: Preu & payout
Torniamo al payout. Nella finanza, il payout è il rapporto tra i dividendi distribuiti ai soci e gli utili della società. Qualcosa, dunque, cominciamo a capire. Solitamente, la legge stabilisce un payout minimo che "garantisce" il giocatore che sotto quella soglia non si possa andare.
Nell'ambito del machine gambling, il gioco d'azzardo legale che in Italia si esercita con due tipologie di macchine, lo slot e le vlt (i videopoker, ripetiamolo, sono illegali) il payout è così stabilito dalla legge.
a) Awp o slot machine (quelle che trovate nei bar, per capirci) è almeno del 74% delle somme giocate e viene calcolato su un ciclo di 140mila partite. In sostanza, sotto il 74% non si può andare.
b) Vlt (solo nelle sale gioco): il payout è dell’88%, ed è calcolato su 5milioni di partite, "monitorate ogni sei mesi".
Nonostante non sia nominato all'articolo 69 della bozza di Legge di Stabilità 2016 è chiaro a tutti che toccando la tassazione sulle "macchinette", ossia aumentando il Preu, in qualche modo per evitare disequilibri al sistema anche il payout dovrà essere cambiato.
Preu sta per Prelievo erariale unico, in sostanza e in parole povere: quanto lo Stato incassa dalle macchinette o "apparecchi da intrattenimento con vincita in denaro". Il Preu è calcolato sulla raccolta di gioco e attualmente è del 13% sulle slot da bar e del 5% sulle vlt.
Andiamo allora con ordine e, fin dove è possibile, con semplicità. Se dal terzo comma dell'articolo 69 sulle "Disposizioni in materia di giochi" si è scatenato l'inferno, sui primi due commi non si è dibattuto granché.
Che cosa prevedono dunque il primo e secondo comma dell'articolo 69? Ecco la disposizione in bozza. Comma primo:
La misura del prelievo erariale unico sugli apparecchi di cui all'articolo 110,
comma 6, lettera a), del regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, è fissata in misura
pari al 15 per cento dell'ammontare delle somme giocate, a decorrere dal 1 gennaio
2016.
Comma secondo:
La misura del prelievo erariale unico sugli apparecchi di cui all'articolo 110,
comma 6, lettera b), del regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, è fissata in misura
pari al 5,5 per cento dell'ammontare delle somme giocate, a decorrere dal 1 gennaio.
Detto in due parole: il primo comma dell'articolo 69 della Legge di Stabilità 2016 si applica alle macchinette che si trovano nei bar (le cosiddette awp o new slot), mentre il secondo comma si applica alle vlt, che si trovano nelle sale gioco. Due apparecchi molto diversi tra loro, per caratteristiche e funzionamento ma che in termini un po' generici ma efficaci possiamo far rientrare nel concetto di machine gambling.
Il paventato aumento del prelievo erariare unico sulle macchinette, nella Legge di Stabilità dello scorso anno, scatenò il finimondo. Quest'anno la tempesta si è scatenata altrove, ma oramai è chiaro a tutti che non si possa più discutere di questioni così delicate per il Paese adducendo semplici ragioni erariali da un lato o ragioni di "libera impresa" dall'altro. Senza questa riflessione, a monte e non più a margine del sistema, a ogni provvedimento si scatenerà la bagarre.
Abbiam dunque capito che payout indica la percentuale minima di denaro che un determinato gioco d'azzardo deve per forza di legge restituire ai giocatori, nel corso di un ciclo di partite. Quando il payout è inferiore al 100%, è matematico che il banco vinca. Se il payout fosse del 100% il gioco sarebbe a somma zero: punto 100, sempre e comunque ricevo 100.
È chiaro invece che, a ogni inalzamento del Preu, le società che traggono profitto dal machine gambling chieda di compensare questo inalzamento con un abbassamento del payout. Si tratta, in ogni caso, di meccanismi delicati, proprio perché il Preu è disegnato a parer mio molto male o, comunque, è un "prelievo" stratificatosi su fenomeni molto diversi da quelli per i quali era stato in origine pensato.
In sostanza, sul machine gambling, la "torta" si divide in questo modo: a) ai giocatori ritorna in vincite una percentuale di quanto speso (payout); b) lo Stato si prende la sua quota attraverso il Preu; c) ciò che resta costituisce il ricavo degli imprenditori del settore.
Una lettura di questo "giro di boa" deve partire dal fatto che si tratta di un processo semplice, ma sempre molto delicato e contro-ontuitivo: non è detto che aumentando le tasse ci si guadagni tutti, anzi, una ridefinizione della "torta" potrebbe portare a un maggior onere per i giocatori. Come? Ad esempio abbassando il payout.
Programmare la ricompensa o generare la dipendenza?
Ma le cose semplici, da una parte e dall'altra, sono anche e sempre le più insidiose. Il payout e la possibilità di programmare le "vincite" è sempre stato, fin dalle prime innovazion di Charles Fey, considerato l'inventore delle slot machine, una chiave di volta del sistema. Calcolare le perdite è fondamentale per il banco. Ma è altrettanto fondamentale programmare la "fidelizzazione" del giocatore. In sostanza, articolarne la dipendenza.
Oggi nel mondo – basta farsi un giro online, se proprio non si ha modo e tempo di viaggiare – ci sono macchinette, virtuali o reali, che promettono vincite prossime al 99%. Seguendo un ragionamento di matrice erariale o una mera logica intuitiva, questo significherebbe: il banco vince, ma poco, e il giocatore perde comunque, ma molto poco. Siamo sicuri sia proprio così? Le logiche dell'azzardo diffuso e di prossimità, il cosiddetto convenience gambling, quello alla portata di tutti perché con basse soglie di accesso, è ben diversa e ben più complessa di quanto si sarebbe portati a credere.
In sostanza, il peso della "partita" non grava quasi per nulla sul giocatore. I giocatori lo sanno e, non a caso, esistono numerosi siti di comparazione dei payout. E anche all'interno di un sistema ben regolato, c'è chi si contende la preda a colpi di innalzamento del payout. Semplici folli? Non credo.
L'impressione è che il sistema delle ricompense sia non solo un incentivo al gioco, ma operi come meccanismo di rinforzo. Più si vince, soprattutto piccole somme, più si gioca. Più si gioca, più si alimenta la macchina più accresce il rischio di rimanere o entrare nella gabbia, come accadeva per i piccioni di Skinner.
In sostanza, aumentare il Payout non è garanzia di "tutela del giocatore", anzi. Questo è il punto su cui, credo, vada aperto un dibattito.
O usciamo dalla mera "ragione fiscale" e dalla conseguente "ragione clinica" e ci lanciamo a fondo nella questione o rischieremo di non uscirne più.
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