Non profit
Azzardo: Governo immobile davanti all’economia malata
Nel 2019 gli italiani hanno consumato 110 miliardi di euro in azzardo. I dati, ufficializzati ieri a Roma, alla presenza di Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Beppe Grillo fotografano una situazione preoccupante che, però, sembra non preoccupare l'esecutivo. «Dobbiamo reinventare l'Italia», ha dichiarato ieri il Presidente del Consiglio. Su queste basi c'è poco da reinventare
di Marco Dotti
C'erano tutti, Governo formale e governo materiale, alla presentazione dei dati 2019 sul consumo d'azzardo degli italiani.
C'erano il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il ministro dell'economia Gualtieri, quello degli esteri Luigi Di Maio. E, seduti uno accanto all'altro, c'erano anche il deus ex machina del PD Goffredo Bettini e quello del (fu) M5S Beppe Grillo. C'era anche Massimo D'Alema, a ben vedere, a riannodare storie e bingo d'altri tempi.
Presentando a Roma i dati dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, l'ente di scopo del Ministero dell'Economia e delle Finanze che presiede e controlla l'azzardo legale, il Presidente del Consiglio ha usato toni risorgimentali: «È il momento di reinventare l'Italia».
Tempi e luogo quanto mai inopportuni, quelli scelti da Conte. Non foss'altro per quei 110 miliardi spesa in azzardo che, nel 2019, proprio la relazione dei monopoli certifica sottratti all'economia reale e qualche domanda anche Giuseppe Conte avrebbe dovuto porsela.
I numeri presentati ieri fotografano una realtà al 31 dicembre 2019, prima della pandemia e prima del lockdown. Quindi servono poco se da qui numeri pretendiamo di trarre orientamenti e trend di consumo.
Però quei numeri qualcosa dicono, se li interroghiamo senza pregiudizi.
Primo punto. I 110 miliardi di euro spesi dagli italiani in azzardo nel 2019, quando il Paese era governato dal Conte 1 (Di Maio stava al doppio dicastero del Lavoro e dello sviluppo economico) dicono che, nonostante nell'allora contratto di governo stipulato con la Lega vi fosse un chiaro impegno per contrastare il fenomeno, questo impegno nei 461 giorni del Conte-1 non c'è stato o è girato a vuoto. Tanto che gli incassi per la lobby sono cresciuti a dismisura. L'economia malata – che non genera valore, ma lo dissipa – dell'azzardo ha portato l'Italia a livelli di dispendio in azzardo senza paragoni in Europa.
«Abbiamo vietato la pubblicità dell'azzardo», replicheranno in coro gli ultimi peones pentastellati. No, replichiamo noi: quella è un'istanza presentata e difesa – anche contro il M5S – dalla società civile. Ma avremo modo di parlarne. Torniamo a Conte.
Secondo punto. Il lockdown, nel dramma, ha rappresentato per i malati e le loro famiglie un barlume di speranza: il divieto di vendita di ogni prodotto di gioco (ad esclusione dei soliti Gratta&Vinci), decretato dai Monopoli e durato circa tre mesi, aveva infatti consentito a tantissime persone di uscire dalla dipendenza.
Al contempo, il lockdown sulla vendita dell'azzardo – durato all'incirca da marzo a maggio – ha offerto al Conte-Bis una grande occasione per decongestionare il sistema e mettere in luce: a) la natura strutturalimente dissipativa del gambling di Stato; b) l'intimo legame che l'azzardo legale intrattiene con transazioni sospette o in aria di money laundering.
Tutto inutile. Peggio: il ritorno alla "normalità" ha rigettato le famiglie nell'incubo della dipendenza e, con una crisi che al netto della retorica dei bonus di governo morde più che mai, ha preparato il terreno per futuri disastri.
In un Paese che non ha mai voluto una serie indagine epidemiologica sul tema, il "Governo del Cambiamento", tra i cui banchi siedono figure che, quando erano all'opposizione, gridavano allo scandalo ad ogni minima omissione proprio del Monopoli di Stato, non ha nemmeno pensato di fotografare l'impatto del divieto di vendita di prodotti d'azzardo nei mesi di lockdown.
Quei numeri, quei dati oggi permetterebbero di fotografare una realtà che, purtroppo, i dati presentati ieri dai Monipoli, peraltro con mesi di ritardo rispetto alla classica tabella di marcia, non fotografano. Dati inutili? Di certo inutilizzabili.
Se voleva «reinventare l'Italia», Conte aveva una grande possibilità. Ad oggi, l'ha sprecata nel peggiore dei modi.
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