Non profit
Azzardo e lockdown: l’Istituto Superiore di Sanità fa il punto sulla situazione
È diminuito notevolmente il consumo di azzardo, sia off che online, durante il lockdown. Ma la crescita dei consumi ha raggiunto un picco improvviso dopo l'allentamento delle chiusure e si registra il passaggio di molti giocatori dalle slot ai gratta e vinci, mai interessati dalle restrizioni
di Marco Dotti
Tra il 2014 e il 2019, il fatturato del gioco d’azzardo legale in Italia è passato da 84,5 a 110,5 miliardi di euro. In termini percentuali parliamo di quasi il 3% del PIL, con una crescita del 30% in cinque anni che fotografa la realtà del pre-pandemia.
Come stiano le cose, in termini quantitativi e numerici, per il 2020 ancora non è chiaro. Resta il fatto che le restrizioni e i lockdown hanno influito sul settore legale, in termini economici ma asimmetrici: slot machine e videolotteries, che costituivano quasi i due terzi di quel flusso di denaro, sono state bloccate su base regionale prima e nazionale poi. Gratta & Vinci e lotto istantaneo hanno continuato a poter essere "consumati" regolarmente, nelle tabaccherie.
Ma il dato qualitativo, ovvero l'impatto del lockdown e delle restrizioni alla vendita che a fasi alterne hanno interessato il nostro Paese da aprile 2020 a oggi, è tutto da capire. In particolare, l'impatto sulle vite minute, concrete di giocatori, ex giocatori, famigliari e comunità.
Uno studio dell'Istituto Superiore di Sanità, condotto con l’Istituto Mario Negri, l’Istituto per lo Studio, la Prevenzione e la rete Oncologica (ISPRO), l’Università degli studi di Pavia e l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano sull’abitudine al gioco degli italiani, reso noto questa mattina, condotto su un campione della popolazione italiana di età compresa tra 18 e 74 anni fornisce alcuni spunti utili a una riflessione pubblica. Una riflessione che, oramai, sembra matura per interessare terreni contigui e competenze disciplinari – dall'etica alle politiche economiche, dal contrasto alla povertà alle politiche di inclusione – che negli anni passati hanno faticato non poco a comunicare tra loro.
I dati raccolti dall'ISS concernono le abitudini di gioco nel periodo di lockdown (27 aprile – 3 maggio 2020) confrontati con le abitudini precedenti la pandemia e con una successiva fase di restrizioni parziali (27 novembre – 20 dicembre 2020).
La fotografia ci consegna un anno 2020 dove il consumo di azzardo legale è diminuito notevolmente sia nella componente offline (quella prevalente), sia in quella online. Risultato delle restrizioni per la pandemia Covid19, che appena allentate hanno fatto registrare un inevitabile picco nei consumi.
Per quanto riguarda chi ha dichiarato di praticare l'azzardo si è passati dal 16,3%, ch è scesa durante il periodo di lockdown al 9,7% per poi risalire al 18% nel periodo di restrizioni parziali. Il consumo di azzardo offline è diminuito del 2,4% nel periodo di lockdown, per poi risalire al 8% nel periodo di restrizioni parziali. Se ne deduce che in molte Regioni d'Italia le restrizioni hanno aperto un varco a pratiche offline illegali o semilegali.
Si tratta, va detto, di rilevazioni ancora parziali ma che forniscono un primo quadro di una situazione del tutto inedita. In tutte le rilevazioni dell'ISS si ha comunque la conferma che il Gratta e Vinci – che non è stato interessato dalle restrizioni – è diventato il "gioco" più praticato.
Resta da capire il fattore tempo, che per i giocatori è determinante ed è una delle componenti cruciali della dipendenza da gambling. Il report dell'Istituto Superiore di Sanità registra che il tempo mediano dedicato al gioco è aumentato di quasi un’ora. Inoltre, l'1,1% di coloro che hanno dichiarato di non aver giocato prima della pandemia ha rivelato di aver iniziato a giocare proprio nel periodo di totale restrizione, mentre il 19,7% di coloro che già giocavano ha incrementato l’attività totale di gioco surrogandola in gran parte con l'uso di casual games.
Questo incremento, si legge nel reporto dell'ISS, è maggiore tra giovani, fumatori, consumatori di cannabis e tra chi consuma alcolici.
Da ultimo, un dato rilevante e da approfondire: l'uso di psicofarmaci, la depressione e l'ansia «risultano significativamente correlati ad un aumento dell'attività di gioco durante il lockdown.
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