Grosse le difficoltà per aiutare chi si ammala di azzardo…
Penso a Maria moglie di Piero che si ritrova con i suoi 52 anni a lavorare perché il marito le ha dilapidato tutto, soldi, famiglia e affetto.
Da circa un anno conosco Piero e Maria con i loro due figli, da circa un anno la tragedia è entrata in questa famiglia.
Due volte sono venuti a colloquio e in ognuna di queste occasioni Maria ha scoperto altre novità: prestiti chiesti in ogni dove la prima volta e la vendita di tutto l’oro di famiglia per 20.000€ la seconda.
E lei ogni volta ha accusato, ascoltato, accolto e subìto.
Lei che ha accettato già di vivere in affitto nella casa che insieme avevano comprato con tutti i risparmi di una vita.
Lei che ha dovuto sopportare la chiusura dell’attività di famiglia per fermare i costi che continuavano ad aumentare.
Lei che è rimasta senza lavoro e adesso cerca di sopravvivere con 200€ alla settimana date da 6h ore di lavoro giornaliere 6 giorni alla settimana weekend compresi.
Lei che fatica a pagare le bollette e i debiti che Piero continua a fare in giro.
Era doveroso intervenire per aiutare il nucleo familiare, era necessario inserire Piero in comunità. Dopo vari colloqui ha scelto di provarci e iniziare un percorso comunitario, anche se la fatica di riprendere a vivere spesso lo porta alla tentazione di tornare a casa.
È lui ora che deve cambiare le cose.
È lui che deve riscattarsi e prendere in mano la sua vita e la sua famiglia.
È lui che deve ridonare il sorriso e la speranza alla moglie e ai figli…
Eppure è lui che fatica a riconoscere il problema… mentre gli altri intorno a lui ne stanno morendo.
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