Non profit
Azzardo: divieto totale di pubblicità, vera necessità del Paese
Da oltre un anno una innovativa proposta di legge per il divieto totale e assoluto della pubblicità dell'azzardo è ferma alla Commissione Finanze della Camera. Eppure, la maggioranza dei parlamentari si dichiara favorevole al divieto di ogni forma di pubblicità e sponsorizzazione da parte di chi fa business con questa nocività. Urge che la Camera si pronunci, lo chiede il Paese
di Marco Dotti
Da oltre 1 anno è bloccata nei meandri della Commissione Finanze della Camera del Deputati. Parliamo della proposta di legge per il divieto assoluto, in ogni forma e su ogni canale, della pubblicità del gioco d'azzardo. Benché sottoscritta da centinaia di parlamentari e appoggiata dal mondo dell'associazionismo e da milioni di cittadini, qualcosa (cosa?) ha finora impedito che la proposta arrivasse in Aula e si passasse al voto. Pochi articoli, molto netti, tanto appoggio… ma poi? Poi il vuoto, anziché il voto.
Solo grazie alla spinta delle associazioni più grintose e della stampa più libera si era arrivati nel giugno scorso al divieto (parziale) sui canali tv definiti dal Mef "generalisti". Un piccolo passo, ma come da ultimo ha dimostrato il caso Intralot-Figic, con una società di slot e scommesse che da due mesi sponsorizza tutte le nazionali di calcio del nostro Paese, questo piccolo passo non basta. Anche perché la pubblicità del gioco d'azzardo non è un aspetto marginale del complesso problema dell'azzardo. Anzi, è il cavallo di Troia per accreditare un immaginario che chi fa business con macchinette, gratta e vinci e via discorrendo vorrebbe "acquietare". Penetrando anche nelle scuole – questo fino a smentita, ci risulta comprenda l'accordo firmato dal presidente della Federazione Gioco Calcio e la multinazionale del gambling, concessionaria di Stato, Intralot.
Vietare la pubblicità di un prodotto altamente tossico è un primo, ma fondamentale tassello per avviare serie politiche di contrasto di un fenomeno che genera i drammatici effetti sociali che tutti conosciamo, ma ancora in troppi fanno finta di non vedere.
Che fare? Arriva ora l'appello dell'onorevole Lorenzo Basso (PD), presidente del gruppo interparlamentare contro il gioco d'azzardo. «Mi rivolgo a tutte le colleghe e a tutti i colleghi con cui abbiamo condiviso iniziative sul territorio, proposte di legge e attività di sensibilizzazione sui media affinché si sostengano tutte le ipotesi legislative chiare e precise, a prescindere dal colore politico dei colleghi che le hanno promosse, finalizzate al divieto totale di pubblicità».
Basso, tra i più seri e coerenti parlamentari sul tema, segnala inoltre ai colleghi le proposte emendative presenti in V Commissione alla Legge di Bilancio 2017 «ed altre che saranno depositate direttamente in Aula, anche a mia firma, se non dovessero essere accolti gli emendamenti presentati in commissione». Hic rodhus, hic salta: la maggioranza parlamentare c'è, le intenzioni di voto da M5S (che ha presentato gli emendamenti di cui ci parla Basso) a Lega, SI e PD sono comuni. Perché non si permette all'Aula di esercitare quella funzione sovrana che le è stata assegnata dalla Costituzione? Basta poco, lo abbiamo visto nei comuni virtuosi come Bergamo o nelle regioni più attente (ultima l'Emilia Romagna), dove il voto anti azzardo unisce e non divide le forze politiche. Basta poco, ma quel poco sarebbe una prima diga contro il disastro che l'azzardo sta producendo sui territori e nelle vite che ancora si nutrono di relazione e non di slogan.
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