Non profit
Azzardo d’America: a New York la nuova industria del “gioco” è già in crisi
Un impatto economico da 240 miliardi di dollari, un gettito fiscale di 38: questa è la fotografia dell'azzardo negli Stati Uniti. "Se il gioco cresce, cresce l'America", recita lo slogan dell'American Gaming Association. Ma, per la prima volta, nonostante le parziali liberalizzazioni del 2013, nello Stato di New York il settore arranca e perde il 2%
di Marco Dotti
Cambia la latitutine, la longitudine di poco si abbassa, ma la retorica, di qua e di là dell'Oceano, resta la stessa. E così, negli Stati Uniti l'associazione degli imprenditori dell'azzardo può tranquillamente affermare che «when Gaming Grows, America Gains».
In sostanza, con il gioco d'azzardo – che qui per indorare la pillola chiamano gaming, ma che a rigor di logica, storia e vocabolario ha un altro nome: gambling – nessuno ci perderebbe. Nemmeno il Paese, tanto che nel 2013 i numeri della casinomics o gameconomics che dir si voglia, ovvero il giro d'affari di questo settore si può sintetizzare con cifre da capogiro:
– Impatto economico complessivo diretto e indiretto stimato in 240 miliardi di dollari.
– Tasse: 38 miliardi di dollari (con queste tasse, affermano all'American Gaming Associacion, tra le altre cose "paghiamo lo stipendio di mezzo milione di insegnanti").
– Salari pagati per 75,5 miliardi di dollari,
– 1,7 miliardi di dollari impiegati nell'occupazione e per posti di lavoro.*
Fino a qui tutto bene, si diceva in un vecchio film. Ma una controtendenza si sta manifestando e, con essa, affiorano i primi dubbi anche tra gli ottimisti del marketing e della "professione". Per la prima volta, da due anni a questa parte, lo Stato di New Yok ha infatti ha visto scendere gli introiti da gioco del 2%. La caduta è dell'11,8% se consideriamo il gioco MegaMilions (una sorta di lotteria).
New York è un terreno di prova fondamentale per l'industria del gambling. Un'industria continuamente alla ricerca di spazi vitali per la sua logica espansiva. Talmente vitale, New York, che nel 2013 un referendum aveva portato all'approvazione di un emendamento, consentendo così l'apertura di nuove sale da gioco, sul modello di mini-Las Vegas.Subito questa apertura era stata salutata come "opportunità" (di lavoro, innovazione, impresa). Ma i nuovi casinò (7), in soli due anni, non hanno visto crescere i propri guadagni. Soltanto 2, su un numero complessivo di 9, hanno aumentato – di poco – gli incassi.
Evidentemente, questa saturazione non ha giovato alla causa e, ora, c'è chi si interroga anche sul declino delle tradizionali lotterie.
Nel 2014, gli incassi lordi da gioco d'azzardo sono comunque alti: 9 miliardi di dollari, rispetto al 9,3 dell'anno precedente.
In caduta libera sono i giochi tradizionali, in particolare il lotto, per il quale non funziona proprio lo slogan "a dollar, a dream". Solamente – si fa per dire – 86 milioni di dollari la raccolta del lotto, mentre le lotterie instantanee reggono bene e, con i loro 3,7 miliiardi sono la vera "vacca grassa" del settore.
Ciò detto, gli operatori hanno cominciato a chiedersi se le fondamenta espansive del gambling non siano un po' fragili. A tranquillizzare tutti – anche qui, si fa per dire – sono arrivati i soliti funzionari, che hanno ribadito che "dinanzi a una ripresa economica ancora lenta (qui nessuno vuol parlare di crisi), la gente opta per altre spese". Sia come sia, qualcosa si è inceppato nella "gioiosa macchina da guerra" dell'azzardo globale.
* E in Italia? Ricordiamo, en passant, che dall'ultimo rapporto pubhlicato dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, relativo ai primi 11 mesi del 2014, le entrate erarial (sia imposte dirette, sia imposte indirette)i da azzardo in italia si attestano sui 10 miliardi di euro (10.251.000, per la precisione). Di questi 10 milioni, un terzo, ossia 3,5 miliardi viene da macchinette slot e congegni vari.
@oilforbook
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