Politica
Azzardo, come pensano di contrastarlo i leader candidati a governare?
Il gioco per alea è, oramai, una tragedia vissuta da milioni di famiglie che si svela appena scendiamo tra la gente e guardiamo dietro i numeri (96 miliardi di fatturato, quasi 10 incassati dall’Erario) di un business finanziario enorme. Quali sono i passi concreti e immediati, in termini di contrasto e regolamentazione, che i candidati alle prossime elezioni intendono intraprendere? Le loro risposte
di Redazione
Sul numero del magazine in distribuzione Vita, insieme alle organizzazioni del comitato editoriale, ha sottoposto ai leader delle maggiori liste elettorali 13 domande sui temi che più ci stanno a cuore. Una di questa è il tema dell'azzardo. Una tragedia vissuta da milioni di famiglie che si svela appena scendiamo tra la gente e guardiano dietro i numeri (96 miliardi di fatturato, quasi 10 incassati dall’Erario) di un business finanziario enorme. Quali sono i passi concreti e immediati, in termini di contrasto e regolamentazione, che i candidati alle prossime elezioni intendono intraprendere? Ecco le risposte
Rispetto ai tempi in cui insieme ad altri sindaci firmavo gli appelli delle associazioni e di Vita qualcosa è cambiato. La legge di Bilancio 2016 ha modificato l’approccio e il lavoro di questi mesi va nella giusta direzione sia nella riduzione delle slot, sia nella introduzione di divieti pubblicitari. Ma so anche che molto resta da fare e che il dibattito è acceso sul punto. Visitando un centro per la ludopatia, in provincia di Modena, qualche mese fa mi sono reso conto anche personalmente che su questi temi il Terzo settore ha capito prima della politica la gravità del problema. La nostra proposta è quella di coinvolgere da subito un tavolo di associazioni del settore e i responsabili delle Regioni — all’inizio della legislatura — per la verifica dell’attuazione concreta delle norme. E per stabilire insieme i prossimi passi. Senza incertezze, senza ideologie.
Proprio questa estate abbiamo fatto nostro l’appello di Vita.it e Movimento No Slot e condotto una campagna di raccolta dati, poi diffusi sui territori, relativi alla piaga di azzardopoli. Una piaga che nel 2016 ha visto bruciare 96 miliardi di euro, 260 milioni al giorno, quasi 11 milioni l’ora. Il nostro programma è il frutto di una battaglia di 5 anni al fianco delle associazioni, portata avanti in Parlamento, nei Comuni e nelle Regioni. I Comuni a 5 Stelle, da Torino a Roma passando per Livorno, hanno adottato delibere a tutela della salute dei loro cittadini, fissando distanze da luoghi sensibili come chiese e scuole, e limitando gli orari. Per il Movimento 5 Stelle parlano i fatti. Migliaia di nostri iscritti hanno votato punti specifici sulla lotta ad azzardopoli: le priorità saranno dare più risorse a forze dell’ordine e magistratura per combattere l’illegalità — in alcuni casi mafiosa — che si annida nell’azzardo anche “legale”, vietare pubblicità e sponsorizzazioni. In quest’ultima battaglia mi sono speso personalmente. Lo ricordiamo sempre: oltre ai danni di famiglie distrutte, umanamente ed economicamente, ogni euro bruciato in azzardo è un euro che esce dall’economia reale e produttiva. Va introdotta la massima trasparenza finanziaria e vanno aboliti i concessionari. Inoltre va introdotta una exit-strategy da slot e videolottery e limitato fortemente l’online fissando un tetto massimo di scommesse annue. Con l’introduzione di una tessera personale si controlleranno i flussi e si potrà prevenire la diffusione tra i giovani. Un esempio: chi percepirà il reddito di cittadinanza non potrà gettar soldi nel tentar la sorte e, se scoperto tramite la tessera, perderà il sostegno al reddito. La differenza la farà la libertà politica di agire per il bene delle persone: misure come il condono ai signori dell’azzardo del governo Letta devono diventare un lontano ricordo.
Questo è un tema molto delicato. In questi anni i governi hanno avuto un atteggiamento ondivago. Anche in questo caso credo che la prima misura sia quella di non interferire e anzi di sostenere le iniziative prese dalle amministrazioni locali, comunali o regionali, spesso assieme alle associazioni del Terzo settore, per contrastare la diffusione indiscriminata di postazioni di gioco d’azzardo, la loro accessibilità ai minorenni e il recupero di coloro i quali cadono preda della ludopatia. Tutto è reso ancora più complicato dal fatto che il digitale rende disponibile a tutti in qualsiasi ora la possibilità di scommettere e che uno smartphone non distingue tra minorenni e maggiorenni. Una volta tornati al governo approfondiremo i dati nazionali e locali e valuteremo quali iniziative proporre, consapevoli però che proibire il gioco legale avrebbe il solo effetto di alimentare il gioco illegale in mano alla malavita.
Su ognuno dei temi sottoposti ai leader si è espresso uno di sedici protagonisti del Terzo Settore con proposte concrete per rispondere ai bisogni che emergono in una società in profondo cambiamento. Sul tema del gioco d'azzardo si è espresso Marco Dotti, gironalista e anima del Movimento No Slot.
Dopo aver posto, negli scorsi anni, il tema “azzardo” all’interno dell’agenda politica del Paese, la società civile e l’associazionismo più vigile e attivo chiedono che vi sia un concreto passaggio all’atto per risolvere una situazione che sta mettendo a forte rischio il legame sociale, il capitale relazionale e umano e la fiducia su cui si fonda ogni patto di civile e libera convivenza democratica. Salute, welfare, legalità, sicurezza sono i beni primari da tutelare quando parliamo di azzardo. Per questo bisogna intervenire alla radice. La lotta e il contrasto alla patologia — che devono continuare a esserci — riguardano gli effetti, non le cause. Tre sono i passi concreti e immediati.
Il primo passo: divieto di pubblicità. L’immediata introduzione del divieto di pubblicità all’azzardo in qualunque forma e modalità, anche quella indiretta della sponsorizzazione, e senza esclusione alcuna di piattaforma (online od offline) o di media. Cosa che già avviene, tra l’altro in conformità con le disposizioni europee, per la pubblicità del tabacco e dei superalcolici.
Bisogna intervenire alla radice. La lotta e il contrasto alla patologia — che devono continuare a esserci — riguardano gli effetti, non le cause
Marco Dotti
Il secondo passo: limitare l’offerta. Per riportare il sistema (e la “domanda”) entro argini meno preoccupanti serve una riduzione, immediata e senza appelli, di tutte le macchinette (parliamo di più di 400mila slot machine presenti in bar, tabaccherie, esercizi commerciali e circa 51mila vlt collocate in apposite sale gioco) presenti sul territorio italiano. Cominciando col togliere le slot da ogni locale a libero accesso, dove non sia previsto un servizio permanente e qualificato di guardiania e non vi sia un controllo della maggiore età e dell’identità. Al contempo, vanno bloccate le “sostituzioni” ovvero le “false riduzioni”: quelle che, in nome di mai specificati upgrade tecnologici e di sicurezza, riducono di numero le macchinette meno performanti dal punto di vista del business, ma introducono tipologie di macchine (vlt) che possono dare margini infinitamente più alti alle multinazionali che di fatto gestiscono l’azzardo in Italia.
Il terzo passo è: potere al territorio, potere ai sindaci. Bisogna concedere per legge ai sindaci la piena facoltà nell’introdurre fasce orarie di limitazione alla vendita di ogni tipologia di azzardo nel loro territorio e, al contempo, vincolare il consumo individuale in azzardo all’uso esclusivo di
una specifica tessera che preveda tetti massimi tassativi di spesa pro-capite mensile e tracciabilità completa delle giocate. A questi tre passi, va aggiunto un impegno solenne e immediato: la moratoria a non introdurre alcuna nuova forma o nuova tipologia di gioco d’azzardo per il prossimo quinquennio.
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