Non profit
Azzardo. Bergamo, i tabaccai e quello strano ricorso per conto terzi
Dopo l'esposto della Federazione Italiana Tabaccai contro il sindaco Gori, che lo accusa di aver prodotto un danno erariale da 2,5milioni a causa dell'innovativo regolamento antiazzardo approvato dal Comune a tutela della salute e della sicurezza dei cittadini, siamo andati fra i tabaccai della città orobica. E abbiamo scoperto che molti di loro non condividono questa inquietante iniziativa
di Marco Dotti
Mario è un tabaccaio. Vive fuori città, ma in centro a Bergamo lavora. "Sale&Tabacchi" c'è scritto sull'insegna fuori dal negozio. «E guardi che c’è anche il numero della concessione di Stato». Anche per le slot (ne ha due) e tutto il resto che vende? «Solo sale e tabacchi, non scherziamo», ribatte. Quando gli chiedo dell'esposto presentato da lui e dai suoi colleghi contro il sindaco di Bergamo per «procurato danno erariale», Mario scuote la testa e la abbassa. Poi guarda in alto e dice: «Signore… in che mani siamo? Le pare che io presenti una roba così per tutelare lo Stato che, se gliela dico tutta, secondo me ci ha messo proprio lui lo zampino in questa storia». Già, lo zampino ce l'hanno messo. Ma la faccia? «Forse in combutta con qualcuno vuole usare la nostra, come sempre».
Doppio Stato
«Ho letto questa cosa sui giornali, ho chiamato alcuni colleghi e siamo cascati giù dal pero». Quindi non siete voi ad aver presentato questo esposto?, gli chiedo ancora stupito. «Ma per carità! A me e a quelli che conosco io l'ordinanza e il regolamento comunalli vanno bene, ci liberano di un po' di peso. Io queste macchine mica le voglio, ma mi tocca tenerle perché altrimenti posso dire addio al servizio di pagamento per bollettino, bollette, multe e tasse. Nessuno glielo dirà mai apertamente, ma è così: o ti prendi anche le macchinette e il lotto e i gratta e vinci o ti scordi tutto. E lo Stato dov’è? Forse farebbe bene a guardare cosa accade da noi, mica tante scene in tv coi senatori e le senatrici che dicono e promettono ma poi…».
Poi c'è Giovanni, anche lui tabaccaio. «Noi abbiamo chiesto di tenere aperto al gioco giusto una mezz'ora in più, per il superenalotto, ma non ci interessano ricorsi e esposti». Ne incontro tre di tabaccai, e tutti mi dicono la stessa cosa. «Non siamo noi, noi stiamo col sindaco». E chi, allora? «Tanto domani vanno a prenderne uno, coi loro metodi e i loro giornalisti e le diranno il contrario, ma la verità è questa. Lo sanno tutti».
Andiamo con ordine, perché noi non ne sappiamo molto e le cose cominciano a diventare meno semplici di quanto ci potesse sembrare a prima vista. Nel giugno scorso, il Consiglio comunale di Bergamo ha varato, all’unanimità, una misura che vieta la vendita di ogni forma di azzardo legale il mattino dalle 7.30 alle 9.30, a metà giornata dalle 12 alle 14 e la sera dalle 19 alle 21. Un provvedimento difeso a spada tratta dal sindaco Giorgio Gori, che sta diventando un modello esemplare per altri comuni italiani (caso esemplare: Reggio Emilia, dove sono stati i 5Stelle a presentare una proposta modellata su quella orobica), per questo dà parecchio fastidio. A chi? «Non a noi, che certo all’inizio eravamo spiazzati, ma poi abbiamo visto che va a vantaggio di tutta la comunità e anche della nostra sicurezza. Provate voi ad avere a che fare con persone che hanno perso il senso della realtà e diventano violente o con anziane e anziani che entrano ogni 5 minuti, mentre aspettano il nipotino che esce dalla scuola e comprano ricomprano e ricomprano ancora quei maledetti grattini. Cerchiamo di limitare la cosa».
A parlare non è un militante anti-azzardo, ma ancora Giovanni, che mi coglie alla sprovvista e, sventolandomi davanti alcuni fogli, mi dice: «vuole vedere il contratto? Lo legga e guardi». Il contratto è quello di chi gli ha messo le slot. Definirlo capestro è dir poco, almeno da quel che ne capisco. Poi a Giovanni ripongo la domanda che mi ha spinto da queste parti: se non voi, chi? La Fit, che lo ha annunciato a mezzo stampa domenica scorsa, facendo seguire altre promesse di esposto per procurato danno erariale contro le regioni e i presidenti di regione che hanno deliberato contro l’azzardo di massa.
Il cerchio chiuso
Ma che cos’è, questa Fit? È la Federazione Italiana Tabaccai aderente a Confcommercio, è una organizzazione sindacale che, leggiamo dal suo prospetto informativo, «rappresenta i rivenditori di generi di monopolio. La sua vocazione è apartitica, non ha fini di lucro ed agisce in tutto il territorio attraverso i sindacati provinciali e le delegazioni territoriali presenti in tutti i capoluoghi di provincia». Un particolare rapporto la lega con Lottomatica, la concessionaria italiana (ma con sede a Londra) del gioco del Lotto, ma anche dei gratta & vinci, soggetto chiave nel sistema di riscossione e pagamento di multe e bollettini negli esercizi pubblici. Per installare slot, in una tabaccheria, Lottomatica – che è anche concessionaria per le macchinette – rimanda alla propria associazione di categoria. Ossia alla Fit. E il cerchio si chiude. Sempre dal prospetto informativo della Fit leggiamo che «predispone ricorsi avverso procedimenti amministrativi, offre assistenza in materia di disciplina di commercio, locazione di immobili commerciali ed in campo assicurativo. La FIT segue con attenzione l'attività dei due rami del parlamento e del governo, del ministero delle Comunicazioni, dell'Economia e Finanze, delle Attività Produttive e la direzione dei Monopoli di Stato. Inoltre tramite l'ufficio esteri effettua un costante monitoraggio del settore al di fuori del territorio nazionale con particolare attenzione all'Europa. Dispone di due sedi estere a Bruxelles e Parigi». Insomma, una lobby.
Chi, cosa, ma soprattutto: per conto di chi?
È dunque la Fit, con l’aderente Sindacato Totoricevitori sportivi (STS), ad aver presentato questo esposto. Che cosa vi si lamenterebbe? Che l’Erario sarebbe in grave perdita. La ragione? Leggi regionali, regolamenti comunali e ordinanze dei sindaci che – leggiamo dal sito della STS – «sono ormai innumerevoli gli strumenti utilizzati da Regioni ed enti locali per fare guerra al gioco pubblico con vincita in denaro». Questi provvedimenti, secondo la Federazione Tabaccai e la sua aderente STS avrebbero comportato l'«ingente perdita direttamente allo Stato». Ecco perché «il Sindacato Totoricevitori Sportivi ha promosso degli esposti formali alla Corte dei Conti delle regioni Lombardia, Veneto e Piemonte. Altri ne seguiranno».
Fin qui l’esposto (che è una segnalazione all’autorità giudiziaria per sottoporre alla sua attenzione fatti di cui ha notizia affinchévaluti se ricorre un’ipotesi di danno) alla Corte dei Conti. Ma a Bergamo questo esposto non lo puoi capire se non ricordando che, contro i provvedimenti del comune, sono stati presentati anche dei ricorsi al Tar. Il primo, in ordine di tempo, lo ha presentato una società di scommesse. Seguita dalla FIT e da tre di Lottomatica. Del primo ricorso (scommettitori), il Tar ha rigettato la richiesta di sospensione cautelare del provvedimento del regolamento comunale. E, subito, anche FIT e Lottomatica hanno ritirato la loro richiesta, in attesa della pronuncia nel merito che dovrebbe avvenire a febbraio. Fatto singolare, ai suoi ricorsi Lottomatica ha allegato due perizie di parte – della sua parte – firmate dallo psicologo noto al grande pubblico Paolo Crepet, uno che sul suo blog si presenta dicendo «credo che la psichiatria sia l’arte di rimuovere gli ostacoli alla felicità», e dal professor Claudio Barbaranelli, un ricercatore serio, psicologo esperto in epidemiologia che è – e qui c’è un grossissimo problema istituzionale, rilevato anche da Sergio Rizzo sul Corriere della Sera del 16 novembre scorso – però anche membro del comitato scientifico dell’Istituto superiore di Sanità che dovrebbe sovraintendere una ricerca epidemiologica e super partes sulle patologie dell’azzardo in Italia.
Elites contro il Paese
Guardo Giacomo, che finora non aveva mai parlato. Qui a Bergamo la gente non va per il sottile, poche parole e molta sostanza. Anche lui è di poche parole, ma è chiaro: «forse è che così, con questa incognita dell’esposto, si spera in un rinvio». Già, forse è un modo come un altro per far pressione sui giudici, per arrivare al rinvio sine die del merito e far varare una sospensiva per ora rigettata. O forse è un messaggio al Presidente del Consiglio, che a settembre aveva dichiarato di avere allo studio un provvedimento per «togliere le slot da bar e tabaccherie». O forse è un modo per far pressione sulla Conferenza Stato Regioni e indirizzare in qualche modo umori, animi e volizioni. Chissà. C'è molto di oscuro, in questa brutta storia. Ma – attenzione – non è una storia di provincia. Tutt'altro. È una storia molto romana.
Chissà, sono solo ipotesi. Resta il fatto che chi parla di scollamento tra élites e paese reale, fra politica e realtà dovrebbe in parte ricredersi. A Bergamo è stata la realtà a chiamare a sé la buona politica. E la pessima politica romana reagisce come può, come sa, con gli strumenti che conosce. Con il denaro e la forza, non ne ha altri. Mario, Giovanni, Giacomo tornano al loro lavoro. Ci salutiamo. È una splendida giornata di sole, a Bergamo. Le nuvole si addensano su Roma, non qui.
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