Sostenibilità
Aziende green? Solo il 17% certifica
Ifma Italia ha tracciato un quadro ch sarà presentat a Clima Expo Roma
di Redazione
Aziende sempre più green più a parole che nei fatti, tanto che solo il 17% possiede un edificio certificato. A tracciare il quadro ci pensa un’analisi Ifma Italia (International Facility Management Association) che sarà presentata nell’ambito di Ambiente Integrato (in contemporanea con Clima Expo Roma dal 10 al 12 novembre), che fotografa un’Italia in forte ritardo sullo stato delle aziende quando si parla di efficienza energetica negli stabili.
Se infatti il 90% delle aziende coinvolte dall’indagine dichiarano di aver effettuato azioni di riqualificazione energetica in almeno uno dei propri edifici, solo il 17% delle aziende possiede un edificio certificato. Inoltre, solo il 35% delle aziende ha richiesto finanziamenti per la realizzazione di interventi di riqualificazione e una percentuale ancora minore (30%) possiede e utilizza un modello per l’analisi energetica.
In particolare troppo poche aziende, sfruttano le ampie superfici dei tetti per l’installazione di pannelli solari, che potrebbero contribuire a una diminuzione della spesa energetica, ed anche il ricorso ai così detti “cappotti” per l’isolamento termico degli edifici è una pratica poco diffusa.
Molte aziende, inoltre, in questo periodo di incertezza economica, risultano poco inclini ad apportare modifiche strutturali anche poco dispendiose, come quelle che riguardano i sistemi di illuminazione, e preferiscono invece promuovere, tra i dipendenti, una maggiore attenzione verso tutti quei piccoli accorgimenti che possono ridurre i consumi.
Esistono comunque forti differenze tra le azienda correlate al settore produttivo. Le imprese della telecomunicazione sono, in questo senso, quelle che risultano essere le più attente a creare una corrispondenza tra organizzazione dello spazio fisico e le reali necessità di chi lo occupa, mentre nel settore bancario e assicurativo, questo approccio è ancora poco diffuso. Nelle aziende tradizionali infatti, anche l’organizzazione “spaziale” del lavoro è assoggettata a valutazioni di natura gerarchica e non pratica.
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