Sarà una competizione storica. E non solo perchè è la prima di questo genere nel vecchio Continente . I Giochi Europei in programma in Azerbaigian dal 12 giugno vedranno in gara più di 6mila atleti, con 250 medaglie in palio e nove discipline in cui si assegnano i posti per Rio 2016. Una competizione che però è sotto i riflettori per altre ragioni, extrasportive. L’evento che avrà come base la capitale Baku è un’altra delle tappe della legittimazione internazionale del governo del primo ministro e presidente del Comitato Olimpico azero Ilham Aliyev, al potere del 2003 che dopo aver ospitato l’Eurofestival del 2012 e aver “prenotato” il GP di Formula 1 per il 2016 e alcune partite del campionato europeo “itinerante” del 2020, punta sui Giochi Europei per farsi vedere e conoscere ancora. Con tanti investimenti sulle infrastrutture (tutti gli impianti sono nuovi) sovvenzionati dal petrolio che il paese affacciato sul Mar Caspio estrae ed esporta, anche verso l’Italia.
Un paese ancora formalmente in guerra per il possesso del Nagorno-Karabakh con un PIL in crescita ma che ha un problema. E non indifferente. Si chiamano democrazia e diritti. Decine di blogger, giornalisti e attivisti sono sotto pressione da parte del governo di Baku e alcuni sono finiti in carcere. Come l’attivista Leyla Yunus, finalista dell’ultimo premio Sakharov e Rasul Jafarov , direttore di una ONG che aveva progettato per i Giochi Europei una campagna intitolata “Sport per i diritti”, per il sostegno della democrazia attraverso lo sport. Jafarov è in prigione da dieci mesi e ad aprile è stato condannato a sei anni e mezzo di carcere “per evasione fiscale, attività imprenditoriale illegale e abuso di autorità”.
Una situazione di mancanza di democrazia più volte negata dalle autorità azere ma che nelle ultime settimane ha fatto muovere il relatore speciale delle Nazioni Unite sul tema dei diritti umani Michel Forst il Rappresentante dell’OSCE per la libertà dei media Dunja Mijatovic e Nils Muižnieks, Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa. Insieme hanno firmato una lettera per gli atleti. “Siate consapevoli del contesto sociale e politico del paese in cui giocherete” si legge sulla missiva, che contiene un invito a “sollevare questioni con gli organizzatori e gli atleti locali e utilizzare la propria popolarità per sostenere coloro che sono stati ingiustamente incarcerati”. Cosa faranno gli atleti non è dato sapersi. Intanto ad Amnesty International è stato vietato l’ingresso nel paese da parte del governo poco prima dei Giochi.
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