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Avsi, 50 anni al servizio dello sviluppo

Erneste Nizeyimana, ruandese, aveva 11 anni quando è arrivata la proposta di AVSI. «Ci siamo conosciuti e mi hanno chiesto se volevo tornare a scuola», ha raccontato commosso alla platea del convegno per i 50 anni della Fondazione. Oggi quel bambino ha 35 anni ed è direttore di una grande azienda di telecomunicazioni del suo Paese. Sono state tante le storie come questa raccontate a “Beyond Development”, un'occasione di confronto sul futuro della cooperazione globale. Sono intervenuti, tra gli altri, Giampaolo Silvestri, segretario generale della Fondazione; il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin; Antonio Tajani, ministro degli Esteri

di Agnese Palmucci

Erneste Nizeyimana ricorda quel momento come fosse oggi. Aveva 11 anni, ed era a casa sua, in Ruanda, quando è arrivata la proposta di AVSI. «Ci siamo conosciuti e mi hanno chiesto se avessi desiderato tornare a scuola – ha raccontato commosso alla platea del convegno per i 50 anni della Fondazione. – Si sarebbero occupati loro di tutte le spese». Erneste aveva lasciato gli studi che adorava, perché la sua famiglia non aveva abbastanza soldi per mantenerlo. «Con AVSI la mia vita è cambiata». Oggi quel bambino ha 35 anni ed è un ingegnere elettronico, direttore di una grande azienda di telecomunicazioni del suo Paese.

Ci sono tante storie come questa “Beyond Development, ‘dietro lo sviluppo’, e ieri, al museo MAXXI di Roma, l’anniversario di AVSI è stato l’occasione per una giornata ricchissima di confronto sul futuro della cooperazione globale. Un «learning event», come lo ha descritto Giampaolo Silvestri, segretario generale della Fondazione, dopo la lettura del messaggio di auguri inviato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. «Non possiamo più eludere la domanda sul domani, – ha affermato Silvestri – ma oggi bisogna tenere conto di più fattori, di ecosistemi complessi e interconnessi».

Nelle crisi di questo tempo, insomma, il tempo per ricordare tutto il bene fatto da AVSI dal 1972, in circa 39 Paesi del mondo, è poco. Bisogna tenere lo sguardo fisso sul domani, per soluzioni concrete. E la società civile è pronta. A ricordarlo anche il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, che ha portato i saluti di papa Francesco: «Con AVSI abbiamo finanziato il progetto “Ospedali aperti” in Siria. Abbiamo aperto le porte di tre strutture mediche ai paziente indigenti, per garantire il diritto all’accesso alle cure a migliaia di persone». In AVSI a fare la differenza è questo «sguardo integrale sul mondo» ha spiegato Parolin. L’evento ha toccato, con ospiti internazionali, esperti di cooperazione e sviluppo, i temi dell’educazione, del cambiamento climatico, delle migrazioni, dell’energia e dell’agricoltura. E a ribadire la grande capacità della Fondazione di «mettere al centro la persona e i suoi bisogni reali», è stato anche Antonio Tajani, ministro degli Esteri. «I temi proposti sono di grande attualità. Chi vive la fame è costretto a lasciare il proprio Paese, e la crisi alimentare e climatica stanno colpendo in particolare gli Stati più fragili».

Ma cosa significherà il concetto di “sviluppo” negli anni che verranno? «Non basta più parlare di sviluppo, – ha detto Enrico Giovannini, ex ministro delle Infrastrutture, – ora occorre pensare solo in ottica di sviluppo sostenibile e resilienza, per imparare a far fronte agli altri shock che ci saranno». In più l’interconnessione tra i processi è già realtà oggi. L’ha ripetuto con forza anche Frank K. Tumwebaze, ministro ugandese dell'Agricoltura, dell'Industria animale e della Pesca. L’Uganda, ha spiegato, è schiacciata dalla siccità, e le istituzioni, insieme agli agricoltori, sono costretti a ripensare gran parte delle politiche agricole del Paese. Di cambiamento climatico si dovrà parlare ai bambini nelle scuole sin dall’asilo. «Dobbiamo avere il coraggio di investimenti specifici, come l’iniziativa europea sulla Green education, che porta l’emergenza climatica nei libri di testo», ha detto Stefania Giannini, vice direttrice generale UNESCO. Perché se sin da piccoli si impara a percepirsi cittadini globali, anche la migrazione sarà vista diversamente. «Se guardiamo la realtà, – ha sottolineato Laurence Hart, direttore dell’Ufficio di coordinamento per il Mediterraneo dell’Organizzazione internazionale per le Migrazioni – gli effetti positivi delle migrazioni nei Paesi occidentali sono molto maggiori di quelli negativi. Praticamente la famosa foresta che cresce nel silenzio».

Tra i 20 relatori d’eccellenza nei panel, anche Khalid Malik, co-presidente, Global Sustainability Forum, Ritva Reinikka, consigliera speciale sull’Educazione a J. Urpilainen e commissaria per i Partenariati internazionali UE, Maurizio Martina, vice direttore generale della FAO, Marina Sereni, ex vice ministra degli Affari esteri, Nassénéba Touré, ministra della Donna, della Famiglia e del Bambino della Costa d’Avorio.

Insomma, Beyond Development è stato solo un punto di ripartenza, nella certezza che la società civile, anche grazie alle tante donazioni dei privati, giocherà un ruolo sempre maggiore nei processi di sviluppo. Sempre accanto alle persone.

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