Politica

AVIS: «Valorizzare il volontariato come motore di sviluppo sociale»

“ Linee Guida per una Riforma del Terzo Settore”: il contributo di AVIS che conta oltre 3400 sedi territoriali, ed è costituita da quasi 1.300.000 soci, tra donatori, collaboratori e dirigenti

di Redazione

La proposta di riforma del Terzo Settore rappresenta un momento di discussione e di analisi di quelle che possono essere le prospettive di sviluppo e di adeguamento alle reali esigenze del tessuto sociale che ci circonda e ai nuovi bisogni del cittadino. Cogliendo l’opportunità che ci viene consegnata con le Linee Guida varate dal Governo vogliamo offrire alcuni spunti di riflessione e suggerimenti per un aggiornamento concreto, funzionale ed efficace del sistema regolatore del Terzo Settore. Pertanto, nell’apprezzare la volontà del Governo di valorizzare il ruolo svolto dal Terzo Settore in Italia, desideriamo fornire anche noi un contributo sia di carattere generale sia collegato alle specificità di una Associazione come la nostra.


Il documento che consegniamo individua alcuni spunti di riflessione scaturiti da un confronto con le Avis territoriali che rilevano le criticità, che a nostro avviso, la Legge 266/91 contiene perché dalla sua emanazione non ha subito alcuna modifica o aggiornamento risultando in parte superata dal contesto normativo statale ed europeo di riferimento.

Sinteticamente:
A valorizzare il volontariato, come motore di sviluppo sociale, capace di creare reti solidali, aumentando il capitale sociale di una Nazione, nei suoi principi fondanti: gratuità dell’azione, democraticità, partecipazione attiva alla progettazione sociale e socio sanitaria con riferimento alle norme esistenti ed in particolare all’art. 118 della Costituzione e alla L. 328/2000, cui aggiungere per la parte sanitaria quanto previsto a partire dalla 833/1978, nelle 502, 519, 229 e ripresa puntualmente per la parte trasfusionale dalla 219/2005, contenendo il rischio di esternalizzazione di servizi a basso costo;

B costruzione di un welfare sempre più partecipato con azioni concrete favorendo:
la coprogettazione nella definizione delle politiche sociali;
la partecipazione degli esponenti del mondo del volontariato anche sulla base di quanto descritto dall’agenzia del Terzo Settore, prima che venisse soppressa con:
–    orari e giornate per le iniziative più consone alle disponibilità dei volontari,
–    maggior flessibilità nei contratti di lavoro
–    possibilità del riconoscimento al volontario dirigente associativo, soprattutto per i livelli nazionali, di godere dei benefici previsti dalla legge in materia di aspettativa o simili
–    il sostegno, anche economico, da intendersi come investimento e non come
costo

C ripristinare un organismo (Agenzia/Autority/etc.), snello, non sovra strutturato, ma che possa consentire al mondo del Terzo Settore di avere un interlocutore istituzionalmente riconosciuto a cui far riferimento
D ridefinire il ruolo dell’Osservatorio Nazionale sul Volontariato attribuendo compiti e mansioni di verifica, tutoraggio, supporto e proposta delle politiche socio-sanitarie sul Volontariato
E prevedere una sburocratizzazione degli adempimenti delle OdV al fine di rendere più fluida la gestione associativa e meno gravosa, da un punto di vista del volontario, il suo impegno attivo
F rendere omogenea, più snella e di facile gestione la tenuta dei registri dei soci
G stabilizzare il 5‰, con attenzione/rimodulazione dei beneficiari
H porre attenzione alle reti, creando maggiori flessibilità all’interno della normativa, prevedendo ad esempio la possibilità che le organizzazioni a carattere Nazionale, per la specificità delle attività statutarie esercitate e riconosciute da norme di settore, possano essere diversamente regolate per valorizzare e rendere più funzionali le attività rispetto al contesto sociale e istituzionale di riferimento
I prevedere un sistema unico di riconoscimento della Personalità Giuridica delle OdV con un specificità legata anche al patrimonio a garanzia dei terzi ed una minore incidenza burocratica nel procedimento di riconoscimento
L prevedere un T. U. più che per le normative strettamente giuridiche, soprattutto per quelle fiscali e tributarie che possa coordinate tutte le norme di settore ma continuando a riconoscere, per il volontariato, la sua specificità e tutti i benefici previsti dalla 266/91 così come dal D. Lgs. 460/97
M prevedere regole certe per le attività commerciali e produttive marginali delle OdV anche con l’eventuale previsione, per dare trasparenza e certezza del reale apporto di queste ultime alle attività proprie istituzionali, di un bilancio separato
N indirizzarci verso il SCN Universale ma che non sia obbligatorio ed aperto anche al cittadini stranieri e che mantenga la durata minima di 12 mesi.

Infine, sintetizziamo gli aspetti più controversi e di maggiore criticità che la nostra Associazione ha riscontrato nel corso degli anni e sulle quali chiede interventi correttivi alla Legge 266/91 qui di seguito riportati :

a) la rigidità della normativa, con specifico riferimento alle organizzazioni di volontariato a rete diffusa a vari livelli territoriali (Comunali, sovracomunali, Area Vasta , Regionali e Nazionale), che prevede l’assoluta incompatibilità tra Soci e dipendenti dell’Associazione stessa e ciò anche se l’attività di socio e quello di dipendente venga svolta a diverso livello Associativo e/o senza compartecipazione
diretta alla governance;

b) la rigidità della previsione dell’assicurazione oggi legata alla semplice qualità di socio dell’associazione ma che dovrebbe, invece, essere legata alle singole attività specifiche che il socio volontario svolge a favore dell’associazione, per i fini istituzionali.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA