Non profit

Autoritratto di un campo profughi

20 studenti ugandesi raccontano la loro vita a Kalongo

di Emanuela Citterio

L’arte è una promessa di felicità, diceva Stendhal. Olga Okello, sedici anni, ugandese, lo ripete con gli occhi, seminascosti dal cappuccio giallo della sua felpa, mentre illustra la sua opera esposta al Castello Sforzesco di Milano fino al 15 novembre.

Trenta scatti fotografici, fra cui il suo, raccontano volti e storie di persone del campo profughi di Kalongo, nel Nord Uganda. Durante un laboratorio fotografico durato un mese, realizzato da “Fotografi senza frontiere” i ragazzi hanno imparato a raccontare la loro realtà attraverso l’obiettivo. Tutte le immagini ritraggono persone. E di ciascuna Olga può dirne la storia. Anzi, non finirebbe mai di raccontarla. Si ferma a lungo davanti all’immagine di una bambina: «Lei è nata nella foresta» spiega, «perché la mamma era stata rapita dai ribelli. Ora sono tornate, ma tutt’e due si comportano in modo strano, a volte la bambina scappa d’improvviso da casa, ha una malattia mentale». Arriva all’immagine che ha realizzato lei, che ritrae una ragazza della sua età con un libro sotto il braccio. «Lei è una mia amica, per questo l’ho fotografata» dice Olga. «Viene con me a scuola. Non ha più i genitori perché sono stati uccisi dai ribelli, non riesce tanto a dedicarsi allo studio perché deve occuparsi anche dei lavori di casa e dei suoi fratelli. È mia amica e per questo l’aiuto e condivido con lei quello che ho». Storie di sofferenza e fatica, eppure le immagini, non si sa come, riescono a restituire una visione di speranza. Più dei reportage pietistici fatti sull’Africa da fotoreporter affermati venuti da altrove.

La mostra “Autoritratto di Kalongo. L’Africa raccontata da giovani apprendisti fotografi” inaugura una serie di iniziative culturali promosse da “Fondazioni4Africa”. Quattro fondazioni di origine bancaria (Compagnia di San Paolo, Fondazione Cariplo, Criparma e Monte dei Paschi di Siena) e 14 tra le principali ong italiane per la prima volta hanno unito le forze per realizzare due progetti in Africa: nel Nord Uganda, a favore degli sfollati e in Senegal e a sostegno delle popolazioni rurali in Senegal. In Uganda a seguire i progetti sul terreno ci sono Amref, Cesvi, Coopi, Avsi, Fondazione Corti e Good Samaritan. In Senegal lavorano in network Acra, Ast, Cespi, Cisv, Coopi e Cospe, ogni ong con le proprie competenze  ma in collaborazione con le altre sul progetto. A Milano a sostenere la mostra è anche l’assessorato alla Cultura.

«Ci prepariamo per il 2011, che sarà l’anno in cui dedicheremo la gran parte delle nostre attività all’Africa» spiega l’assessore alla cultura Finazzer Flory, «il nostro obiettivo è promuovere la Milano internazionale, che integra etnie diverse a partire dalla cultura e dal lavoro. Questa mostra ci ha convinto che il contributo culturale che arriva dall’Africa è fecondo può aiutarci a conoscere in modo meno emotivo e più articolato questo continente».

Olga Okello vuole fare la giornalista. «So che sarà difficile, la mia vita in questo momento è molto instabile. Non ho un padre e dopo la scuola dovrò aiutare mia madre a trovare i soldi per mandare a scuola i miei fratelli più piccoli, ma non abbandono la speranza».

Per saperne di più vai sul sito di Fondazioni4africa


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