Politica

Autonomia differenziata, Acli fra i referendari

Anche le Associazione dei lavoratori cristiani hanno oggi depositato in Cassazione il quesito della consultazione popolare sulla recente Riforma Calderoli. Il vicepresidente Russo: «Presto 21 staterelli e nessuna considerazione per le Aree interne». Fra i sottoscrittori anche Arci e Wwf

di Giampaolo Cerri

«La legge sull’autonomia differenziata divide l’Italia e aumenterà le disuguaglianze perché fa parti uguali fra disuguali». Così Antonio Russo, vice presidente delle Acli, che questa mattina, insieme agli altri sottoscrittori, ha depositato alla Corte di Cassazione il quesito referendario totalmente abrogativo della legge Calderoli sull’autonomia differenziata, approvato lo scorso 19 giugno.

No a 21 staterelli

«Avremo presto 21 staterelli e qualche macro regione che proverà ad andare ad una velocità diversa rispetto alle altre. Ci sono territori che hanno difficoltà maggiori e non sono solo quelli del sud. Anche le aree interne del nostro Paese non sono state considerate dal legislatore», ha continuato Russo, secondo il quale «questa legge agisce su un Paese che non è riuscito a fare delle riforme urgenti: servono 100 miliardi per la riforma dei livelli essenziali delle prestazioni, ma questi soldi non li abbiamo».

Antonio Russo, vicepresidente

Chi c’è fra i sottoscrittori

Tra i sottoscrittori che, insieme alle Acli, hanno depositato in Cassazione il quesito referendario, ci sono oltre a sindacati e partiti di opposizione anche associazioni come Arci e Wwf, nonché giuristi e intellettuali che compongono il comitato promotore. «Il prossimo passo», avverte una nota aclista, «sarà quello di raccogliere 500mila firme entro il 30 settembre per arrivare al referendum e proporre ai cittadini l’abrogazione della legge».

«Abolire una deriva pericolosissima»

Prosegue Russo: «Noi delle Acli nei mesi passati avevamo detto che questa riforma andava fermata, non è stato così. Oggi, insieme ad altre organizzazioni e ai partiti politici, chiediamo l’abrogazione dell’autonomia differenziata, che secondo noi rappresenta una pericolosissima deriva, non solo per l’economia, per la sanità, per la crescita sociale di questo Paese ma anche per la stessa democrazia. Crediamo che a lungo andare la differenza tra i territori e le persone che vivono in parti diversi dell’Italia avrà una ricaduta molto forte sulla qualità stessa della democrazia».

In apertura, nella foto di Stefano Carifei per Agenzia Sintesi, il ministro Roberto Calderoli.

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