Formazione

Auto, no grazie

Salute, costi boom e Area C. In città avere una macchina ormai non ne vale più la pena

di Antonio Sgobba

Una città senz’auto è possibile? Di più è necessaria. Lo dimostrano i dati che misurano quanto pesa il traffico urbano. «Costi delle società di trasporto pubblico, ore di lavoro perse in coda, danni alla salute dovuti alle emissioni di CO2. Basterebbe guardare a come questi numeri crescono di anno in anno per capire che così non si può continuare», afferma Stefano Lenzi, responsabile Trasporti e infrastrutture di WWF Italia. L’inversione della rotta potrebbe partire ora proprio da una delle città più trafficate d’Italia: Milano. Il 16 gennaio 2012 qui partirà l’Area C. “C” come congestion charge, ovvero una vera e propria tassa sul traffico, come c’è già da anni in città come Londra, Oslo e Stoccolma. Il capoluogo lombardo sarà la prima città italiana a fare un esperimento di questo tipo. Le zone a traffico limitato ci sono già un po’ in tutta Italia: a Roma, Bologna, Firenze solo per fare alcuni esempi. «Ma a Milano le limitazioni saranno anche per i residenti e l’area interessata è grande due volte la Ztl della capitale. Un caso unico», ricordano dall’assessorato alla Mobilità.

Perché se fino allo scorso anno a Milano era in vigore l’Ecopass, ora quel provvedimento non basta più. La giunta Pisapia mira ancora

più in alto: abbattere il traffico del 20%. Con l’Area C ci sarà una tariffa giornaliera di 5 euro, unica per tutte le auto. Previste agevolazioni per i residenti (non sufficienti comunque a non suscitare proteste e la nascita di comitati “No charge”), mentre per i veicoli commerciali c’è l’alternativa di entrare pagando 3 o 5 euro, con due ore di sosta gratuita in quest’ultimo caso.

E su quest’ultimo punto la scelta è stata contestata anche da Legambiente: «Questo provvedimento dovrebbe essere temporaneo o, comunque, allineato alle tariffe in vigore altrove, portando ad esempio quanto avviene all’estero, dove i veicoli merci pagano anche più di

11 euro», sostiene Alberto Fiorillo, responsabile Aree urbane dell’organizzazione ambientalista. Secondo le previsioni, l’Area C farà entrare nelle casse del Comune 30 milioni di euro all’anno: il triplo rispetto al passato. Come accaduto con la giunta Moratti, i ricavi continueranno a essere reinvestiti interamente nel settore della mobilità. «Questo, invece, può essere un buon modo per ripagare la cittadinanza dei costi del traffico», osserva Fiorillo. Ma guardando anche alle altre città, quanto pesa sugli italiani il traffico urbano? Quali sono i suoi costi, in termini economici e sociali? «Per capirlo basta guardare al deficit delle aziende pubbliche di trasporto. Dai biglietti dovrebbe arrivare il 35% delle spese complessive. In realtà questo non è garantito che per pochissime aziende», risponde il responsabile di Legambiente. Il grosso delle aziende pubbliche dei trasporti è in passivo, come mostra il rapporto di Asstra, associazione che raccoglie

tutte le sigle italiane della mobilità urbana.

«È un costo che paghiamo tutti», ricordano da Legambiente. Se si chiama congestion charge, poi, è perché si vogliono colpire proprio gli ingorghi che bloccano le città. «Per misurare quanto pesa la congestione vanno contate le ore di lavoro perse in coda», risponde Fiorillo.

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