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Auto, Fiat Obama

L'Accordo strategico con la Chrysler sponsorizzato dal presidente Usa

di Franco Bomprezzi

Fa un certo effetto sentire Obama, presidente Usa, elogiare in tivù la nostra Fiat. Ma proprio questo è accaduto ieri, mentre Chrysler e Fiat annunciavano un accordo di grande importanza strategica per la produzione di auto a basso impatto ambientale. I giornali di oggi raccontano con ampiezza questa notizia.

Oggi la rassegna stampa si occupa anche di:

Titolo “Obama, sì all’accordo Fiat-Chrysler” e editoriale “la chance italiana” a firma di Massimo Gaggi nella prima del CORRIERE DELLA SERA dedicati all’uscita del presidente americano che ha benedetto l’intesa fra le due case automobilistiche  subordinando gli aiuti per l’auto Usa targata Chrysler (6 miliardi di dollari) al buon esito dell’accordo. Aggiunge Obama: «L’azienda internazionale dove l’attuale management ha compiuto una svolta impressionante» è proprio la Fiat. Nota Gaggi: «È la prima volta da molto tempo che l’Italia, considerata, come il resto d’Europa, un’area in declino, davanti alla crescita prepotente dell’Asia, torna a fare notizia negli Usa in una luce positiva». Molto soddisfatto, ovviamente, l’ad del Lingotto Sergio Marchionne. Raffaella Polato dà conto delle strategia della Fiat. Scrive la giornalista del CORRIERE: «…Il protagonista assoluto è Marchionne. Quando, un paio di mesi fa, propone il matrimonio il ragionamento è semplice: Washington concederà aiuti ai gruppi Usa solo se si ristruttureranno in chiave ecologica, auto piccole e motori poco inquinanti che voi – dice agli uomini della Chrysler – non avete mentre Fiat è storicamente leader. Detroit capisce al volo che può essere questa la carta vincente. Accetta. In cambio della tecnologia italiana (e senza alcun cash) offre a Torino il 35% e l’opzione per il controllo».
Nelle stessa pagine via Solferino intervista il sociologo Ralf Dahrendorf: “Il G20 fallirà, non ci sono soluzioni globali”. E ancora: «Ridurremo gli standard di vita del 20%, torneremo al Dopoguerra, con molta più tecnologia, ma senza l’ottimismo». E la ripresa? «Sarà lunga e lenta. E non basterà a servire gli interessi sul debito che nel frattempo gli Stati stanno accumulando… Ragione per cui sarà un periodi di tasse alte e di inflazione alta».

“Obama: sì alla Fiat per Chrysler”. Orgoglio nazionale in prima pagina su LA REPUBBLICA che riferisce della sponsorizzazione del presidente Usa a favore del Lingotto. Concessi 60 giorni alla General Motors per elaborare un business plan credibile, ma si punta ormai a un fallimento pilotato dividendo ogni gruppo (General Motors e Chrysler) in due, la società “buona” e la bad company (come è stato fatto per Alitalia). Per quanto riguarda l’Italia, riferisce Salvatore Tropea: il giudizio di Obama è lusinghiero nei confronti di un’azienda che 25 anni fa si è ritirata dal mercato americano. Sorpresa anche a Torino. «Siamo fermamente convinti che le tecnologie ecologiche e le piattaforme per vetture medio piccole sviluppate da Fiat giocheranno un ruolo fondamentale nel ricostruire uno stretto rapporto fra i marchi del Gruppo Chrysler e i consumatori americani». Parola di un (giustamente) gongolante Marchionne. Un comparto, quello automobilistico, che subirà – scrive Tropea – grandi cambiamenti: «nel mondo si producono 94 milioni di vetture: ce ne sono almeno 30 in più, come risultato di una capacità produttiva di un terzo superiore alla domanda del mercato. Questo vuol dire che o si riduce drasticamente il numero dei competitor o si precede a fusioni e ristrutturazioni».

“Bad company per l’auto Usa” è il titolo del SOLE24ORE, ovvero il piano di Obama è separare le passività dalle attività sane per cercare di salvare il salvabile, ma soprattutto per dare un segnale di svolta e così “meritare” gli aiuti pubblici. Si tratta, nota il quotidiano, di un vero ultimatum del presidente americano, che «dimostra un interventismo senza precedenti dalla Grande Depressione». Di spalla la questione Fiat: per Chrysler l’alleanza con l’azienda torinese è «l’unica speranza»; il piano è articolato per gradini, si parte con una quota del 20% di Fiat fino a salire al 49% una volta che il colosso americano avesse ripagato i fondi ricevuti dallo Stato.

IL GIORNALE titola “L’America alla Fiat: per favore salvaci tu. Obama svela il piano per impedire i fallimenti dei colossi Usa dell’auto. E la risposta è: Cinquecento del Lingotto”. Servizi alle pagine 4 e 5 . Obama promuove Fiat per la sua impressionante svolta manageriale. Pierluigi Bonora ripercorre la vicenda del ” miracolo di Casa Agnelli “, di come il top manager italo-svizzero-canadese ha salvato il Lingotto. Obama citando la Cinquecento vuole puntare sulle auto piccole. E Marchionne, ad di Fiat, cosa dice? «Se va in porto l’intesa con Chrysler si salveranno posti di lavoro». Fondo di Vittorio Macioce dal titolo “La duna, la punto e la santa marea” che parte da Cassino, che gli americani, forse, ricordano per la seconda guerra mondiale e non tanto perchè è proprio lì che si producono le auto che salveranno l’America.

Analisi tecnica di ITALIA OGGI in merito all’accordo tra Chrysler e Fiat. Fiat, rileva Italia Oggi, fornirà al gruppo americano prodotti e tecnologia e parteciperà alle attività di produzione. Questi aspetti, sostiene l’analisi di ITALIA OGGI, permetteranno a Chrysler di rafforzare la sua posizione, salvaguardando allo stesso tempo posti di lavoro e sostenendo la sua rete di concessionari e permetterà a Chrysler di ripagare in tempi brevi i prestiti ottenuti dal governo. La Chrysler ha ricevuto dal governo 4 miliardi di dollari e ne ha chiesti  altri 5. Le minacce e le aperture della Casa Bianca di ieri hanno portato al crollo delle borse americane ed europee dove sono stati colpiti tutti i soggetti del comparto automobilistico. Fiat compresa che ha perso il 9.35%. A metà seduta GM perdeva il 21,5% toccando quota 2.85 dollari per azione. Solo Ford si è salvata con un rialzo del 1,1%.

“Autoscontro” è il titolo di apertura de IL MANIFESTO con un’immagine di un divertito Obama alla guida di una macchinina degli autoscontri da Luna Park con la figlia Sasha. «Pressing di Barack Obama sulle grandi industrie americane dell’auto in crisi nera. Il giorno dopo la defenestrazione di Wagoner dal vertice di General Motors, il presidente boccia piani di salvataggio del colosso di Detroit, spinge l’auto “verde” e accusa i manager: “La colpa del crack non è dei lavoratori”. Intanto Chrysler accetta le condizioni di Washington e si allea con la Fiat», è il riassunto in prima dei servizi alle pagine 2 e 3. Sempre in prima Francesco Paternò firma il commento “Cara Detroit”. Il punto di partenza è un post di una donna americana sul sito del New York Times. «Il post dice crudo che il presidente fa ciò che non ha fatto con le banche e i banchieri, le origini del grande crack. È il dilemma di oggi. Sull’auto il presidente americano mette in moto uno stato che dà soldi e che decide. Nazionalizzando (dicendo di non volerlo fare, “Non c’è né interesse né intenzione di gestire Gm”) quella industria che lui chiama “Un emblema dell’American Spirit” (…)».

“Obama incalza i big dell’auto Usa. Prende forma l’intesa Fiat-Chrysler” è il secondo strillo in prima pagina di AVVENIRE. Argomento poi ripreso a pag. 5, parallelamente all’allarme per le borse che dopo due settimane di ripresa tornano a bruciare 127 miliardi, anche a causa delle incertezze sui piani di salvataggio dei colossi Usa della quattro ruote. Per il Lingotto e per la sua nuova scommessa, il MultiAir, l’ultimatum del presidente americano alle due case automobilistiche è una vittoria su tutti i fronti. Più precisamente è una vittoria del Centro ricerche Fiat, che ha subito messo in campo nuove sinergie, con ricadute positive sul territorio: a Torino,  il vicepresidente di Gm Powertrain Europe, Mike Arcamone ha appena siglato un’intesa con Politecnico e regione Piemonte per l’avvio di nuove ricerche. Ed è proprio la ricerca il fattore strategico sul quale cinque anni fa Marchionne investito, determinando una svolta nel gruppo. Svolta che lo stesso Obama gli ha riconosciuto e ha lodato nel suo discorso. In un editoriale in seconda pagina, Giancarlo Galli fa un parallelo fra le due grandi teste tagliate di Rick Wagoner (General Motors) in America e di Christian Streiff (Peugeot) in Europa e si domanda se non sia tramontata l’Era dei manager (domanda certamente non originale), ma cosa più importante se non si sia «alla vigilia di un cambiamento imposto nel “fare impresa”».

“Obama benedice Fiat-Chrysler”. LA STAMPA, com’è ovvio, dedica un titolo entusiasta in prima pagina e le prime pagine dell’edizione di oggi alle ultime mosse del presidente Usa per affrontare la crisi dell’auto e alla chance data alla partnership fra le due case automobilistiche. «L’aver ottenuto le dimissioni di Rick Wagoner, dal 2003 presidente di General Motors» scrive da NY Maurizio Molinari «è la dimostrazione che fa sul serio per rilanciare l’auto». Bocciati i piani presentati da Gm e Chrysler per chiedere aiuti miliardari oltre a quelli già ottenuti, Obama punta tutto sulla partnership: «Chrysler ha bisogno di un partner» e non può stare in piedi da sola». E il presidente Usa chiede sia a Gm che a Chrysler una brusca virata per consentire «all’America di guidare il mondo nella costruzione della nuova generazione di auto pulite». L’accordo Chrysler-Fiat però non è ancora completo, sottolinea il corrispondente de LA STAMPA. «Vi sono altri ostacoli da superare ed è per questo che diamo a Crysler altri 30 giorni» ha detto Obama. Da Torino LA STAMPA riporta le dichiarazioni dell’ad della Fiat Sergio Marchionne e spiega i retroscena: «dietro a questo consenso assoluto c’è l’effetto della missione di Marchionne negli Stati Uniti, un viaggio durante il quale è stato fatto tutto il possibile per assicurare buone opportunità e portare avanti l’intesa». Secondo Marchionne «l’alleanza riuscirà ad accelerare gli sforzi per produrre veicoli a basso consumo, portando quindi a un più rapido rimborso dei fondi pubblici messi a disposizione della società americana», 6 miliardi di dollari, se il piano sarà approvato. “Europa, il risiko dell’auto” è il titolo di un ulteriore primo piano de LA STAMPA. Sempre secondo Marchionne «fra due anni resteranno sei costruttori globali». Lo sfoltimento è in corso: Saab, Volvo e Opel sono “in vendita”.



E inoltre sui giornali di oggi:

 

MIGRANTI

CORRIERE DELLA SERA – Al largo delle coste libiche affondano due scafi, centinaia i dispersi (secondo l’agenzia di stampa egiziana Mena sarebbero 257 le persone disperse e 20 quelle tratte in salvo). Nelle stesse ore il ministro Maroni ha lanciato il piano per dirottare i clandestini soccorsi al largo delle coste italiane da Lampedusa a Porto Empedocle. Chi invece riesce arrivare sull’isola verrà trasferito nella struttura di Isola Capo Rizzuto. Le decisioni del Viminale sono già operative.

IL GIORNALE – Alle pagine 42 e 43 “Rom, i fondi al prefetto per smantellare i campi”, ha detto il ministro Maroni ieri alla Cattolica di Milano. « Dieci milioni per realizzare delle strutture attrezzate con regole e servizi pagati dai nomadi». A Milano i clandestini sono 40 mila e De Corato lancia l’allarme: «A Milano, comunità fuori controllo».

AVVENIRE – “«Decine di dispersi al largo della Libia»”. Timore per la sorte di circa 200 immigrati partiti su tre imbarcazioni. La prima sarebbe stata inghiottita dal mare, ma si ignora la sorte delle altre due. Una nave cisterna italiana salva altri 350 migranti. Maroni promette la svolta negli sbarchi in Italia a partire dal 15 maggio, quando diverranno operativi i pattugliamenti dei libici.

 

POPOLO

LA REPUBBLICA – Bel focus di R2 sul concetto di “Popolo. L’oggetto del desiderio della nuova demagogia”. Nadia Urbinati spiga come risalga all’800 l’idea di sovranità popolare fonte di legittimità dei governi. Ma nel tempo ovviamente è cambiata l’idea della sua composizione: da insieme di individui e cittadini a “sol uomo” delle adunate oceaniche di fascista memoria. In appoggio Michele Serra (“La fine delle classi”) e Asor Rosa che ne parla dal punto di vista letterario.

 

EDITORIA

LA STAMPA – “De Bortoli e Riotta: giro di nomine per Corriere e Sole”. Il uotidiano torinese dedica una pagina ai cambiamenti di leadership nell’editoria: un De Bortoli a “Il Corriere” indicato all’unanimità dal patto di sindacato Rcs, Gianni Riotta voluto direttamente dal presidente di Confindustria Emma Marcegaglia alla guida de “Il Sole 24 ore”. Adesso la partita vera sarà alla Rai, visto che Riotta lascia la direzione del TG1 e c’è in ballo la poltrona di direttore generale dell’emittente pubblica. Per la seconda posizione, scrive in un Retroscena LA STAMPA, la nomina potrebbe scattare già questo giovedì, visto che ormai «c’è un unico candidato: Mauro Masi, attuale segretario generale della Presidenza del consiglio, molto benvisto da Silvio Berlusconi». La spartizione politica sarà la seguente, secondo LA STAMPA: «Il Pdl vuole il Tg1, il Tg2, RaiUno, il Gr, Rai-Fiction, Rai-Cinema, una vicedirezione generale; la Lega punta alla conferma a RaiDue e a una vicedirezione generale, mentre c’è un conflitto Lega-Pdl per la testata giornalistica regionale. All’opposizione resteranno solo Tg3 e Rai3».

ITALIA OGGI – Ampio spazio di ITALIA OGGI nei confronti dell’informazione italiana. Secondo i dati ISIMM-AGCOM riguardanti l’intero mese di gennaio, il TG rai  e i programmi di intrattenimento in programmazione sulle reti nazionali parlano solo delle informazione riservata al Palazzo.  In particolare il TG1 è al primo posto per lo spazio dedicato ai partiti politici ( 38,84%) e quello dedicato agli esponenti governativo-istituzionali (34,97%). «Nell’informazione Rai», sostiene l’editoriale di Franco Bechis, «esiste solo il palazzo, tutto il resto d’Italia non trova che una pallida rappresentazione. Più che una Tv di Stato i dati dell’Authority disegnano una tv aziendale di palazzo, dove tutto quel che capita al di fuori di quelle quattro mura non ha rilievo informativo».

 

PDL

IL MANIFESTO – Il commento alla nascita del partito unico della destra è affidato a Rossana Rossanda che firma in prima «Non occorre il fascismo». Scrive la Rossanda: «Non credo che il fascismo sia alle porte. Se le parole hanno un senso, ed è buon uso lasciarglielo, fascismo è quel che abbiamo conosciuto dal 1922 al ’43: partito unico che si fa stato, fine delle elezioni e della divisione dei poteri, fine dei sindacati, illegittimità del conflitto di lavoro, fine della libertà di associazione e di stampa, razzismo e singolarmente antisemitismo. Un regime del genere è oggi impensabile in Europa. Nell’evocarne golosamente due aspetti, poteri allargati al premier senza il contropotere di un parlamento e di una magistratura indipendente, Berlusconi ha fatto una gaffe (…)».


 
COOPERAZIONE E AIDS

IL MANIFESTO – “Cooperazione, Berlusconi cala la scure sui fondi anti-Aids” è il titolo a pagina 10 dell’articolo che racconta come i 130 milioni di euro dovuti per il 2009 non ci sono. E Roma, presidente di turno del G8, non paga la quota. «Dopo la sparata del papa sul preservativo, arriva un’altra cattiva notizia, tutta italiana, sul fronte della lotta contro l’Aids. Sembra che l’Italia, presidente di turno del G8, quest’anno non verserà la quota stabilita dal Fondo Globale contro l’Aids, tubercolosi e malaria, diventato in soli 8 anni di esistenza uno dei principali strumenti di finanziamento dei progetti per contrastare la pandemia di Aids nei paesi poveri (…)» Dopo aver riportato la preoccupazione espressa da Giorgio Menichini, coordinatore dell’Osservatorio Aids, l’articolo prosegue «(…) il meccanismo di funzionamento del Fondo è tale per cui il programma di finanziamento dei progetti si basa sulle quote stabilite ogni tre anni e versate, teoricamente, con cadenza annuale. Il mancato esborso della somma promessa metterebbe quindi a rischio i progetti e la vita dei beneficiari (…)».

 

SVILUPPO SOSTENIBILE

SOLE24ORE – All’argomento il SOLE dedica un doppio dorso con un fondo di Amartya Sen, che in realtà altro non è che l’intervento dell’economista al forum di Legacoop… Lo spunto di attualità è il fatto che al G20 di Londra per la prima volta c’è all’ordine del giorno la crescita sostenibile. Nello speciale si dà conto di tutte le buone pratiche più avanzate nel settore del solare, eolico, energia verde (ovviamente parlano le aziende), del piano di Obama e delle misure prese nella California di Schwarzenegger.

OSTAGGI

AVVENIRE – Il papa rinnova il suo appello per liberare i tre operatori della Croce Rossa Internazionale, catturati sull’isola di Jolo. Ma i ribelli dettano le condizioni e promettono di decapitare gli ostaggi se le truppe non lasceranno il territorio. Il governo filippino risponde che è fisicamente impossibile spostare i militari dalla zona e l’esecuzione è annunciata per oggi alle 14. È già stata spostata due volte, ma il ministro degli Interni avverte: «Stavolta non avranno ripensamenti». E Benedetto XVI: «Nel nome di Dio chiedo la loro liberazione».


NEONAZISMO

LA REPUBBLICA – Nelle pagine romane l’appello del presidente del comunità ebraica Riccardo Pacifici (in viaggio ad Auschwitz con alcuni studenti) sintetizzato dal titolo “Fermiamo i gruppi neonazisti”. Prolificano nella capitale gruppi nazisti e Pacifici avverte: «Sono sempre più numerosi  e c’è chi di loro partecipa alle elezioni nazionali. In Germania e in altri paesi europei non sarebbe permesso». Il sindaco Alemanno gli dà ragione.

 

BRASILE

IL GIORNALE – A pag. 13 con tanto di foto del presidente con tuta e elmetto da muratore perfetto titola “Lula alza il muro di Rio per blindare le favelas”. Una barriera di cemento armato alta re metri circonderà i quartieri più poveri della città brasiliana «Così garantiremo la sicurezza».

 

CLIMA

LA STAMPA – “Scienziati e nobel smentiscono Obama sull’effetto serra”. In una pagina dedicata al G20 che si apre oggi a Londra Maurizio Molinari racconta della lettera comparsa ieri sul NY Times a firma di 114 studiosi, scienziati e premi nobel di 13 nazioni, che contesta la tesi del surriscaldamento del pianeta. La lettera è indirizzata al presidente Usa, ma prende di mira soprattutto le tesi del nobel Al Gore protagonista di una campagna sull’«assenza di dubbi» sul processo di surriscaldamento del clima le cui conclusioni sono state fatte proprie dalla Casa Bianca. La lettera solleva tre obiezioni: i cambiameti delle temperature nell’ultimo secolo sono stati episodici, modesti e non vi è stato un netto surriscaldamento del clima negli ultimi anni; non vi è stato un aumento dei danni causati da eventi dovuti al clima; i modelli computerizzati che prevedono un rapido cambiamento delle temperature non riescono a spiegare i recenti comportamenti climatici. Tra gli scienziati ci sono gli italiani Antonio Zichichi e Umberto Crescenti.


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