Leggi e norme

Autismo, il grande dimenticato del Decreto tariffe

L'Associazione nazionale genitori persone con autismo denuncia l'assenza, nel documento che definisce il tariffario dell'assistenza specialistica delle terapie Aba, che dovrebbero essere comprese nei Lea

di Veronica Rossi

Il nuovo Decreto tariffe dimentica l’autismo. È questa la denuncia dell’Associazione nazionale genitori persone con autismo – Angsa, dopo l’approvazione in Conferenza Stato – Regioni dell’intesa sul nuovo decreto del ministero della Salute, in concerto con il ministero dell’Economia e delle finanze, che modifica il Decreto ministeriale 23 giugno 2023 “Definizione delle tariffe dell’assistenza specialistica ambulatoriale e protesica”. Nel documento, infatti, non vengono annoverate le terapie psico-educative basate sull’analisi applicata del comportamento – Aba nella specialistica ambulatoriale compresa nei Livelli essenziali di assistenza – Lea.

L’articolo 60 dei Livelli essenziali di assistenza del 2017 prevedeva, in accordo con la legge 134 del 2015, il diritto «alle prestazioni della diagnosi precoce della cura e del trattamento individualizzato, mediante l’impiego di metodi e strumenti basati sulle più avanzate evidenze scientifiche. Le ultime linee di indirizzo sull’autismo risalgono al 2018 e sono il risultato di un lavoro redatto insieme dalle associazioni, dall’Istituto superiore di sanità – Iss, il ministero della Salute e dell’istruzione. «In Italia c’è una credenza», afferma Giovanni Marino, presidente di Angsa. «Si pensa che quando una legge finisce con la declinazione “senza onere a carico dello Stato sia vuota di contenuti pratici. I Lea, però, non hanno bisogno di un fondo, perché pescano dal Fondo sanitario nazionale, che è indistinto. Deve essere così, altrimenti significherebbe che ogni patologia ha un budget oltre il quale non si può spendere ma questo, ovviamente non è possibile». Già quattro anni fa, all’aggiornamento precedente del tariffario, gli interventi previsti dalle linee guida non erano stati inseriti. A novembre 2024, neppure. «Abbiamo a più riprese espresso l’esigenza dell’inserimento dei trattamenti basati sull’ABA nel nomenclatore tariffario ma le nostre richieste non sono mai state prese in considerazione», si legge nel comunicato diramato dall’associazione e condiviso, tra gli altri, da Fish e da Anffas. «Questo inserimento non è più procrastinabile, anche per la sentenza del Consiglio di Stato sez. III, 6 ottobre 2023, n. 8708 che ne ha stabilito la piena esigibilità a carico del Servizio Sanitario Nazionale». Secondo l’associazione, la “Commissione nazionale per l’aggiornamento dei Lea e la promozione dell’appropriatezza nel Servizio sanitario nazionale” ha disatteso anche le indicazioni dei parlamentari, che a marzo del 2022 avevano approvato all’unanimità due mozioni concernenti iniziative per la diagnosi e la cura dei disturbi dello spettro autistico in tutte le età.

Oltre all’Aba, nel tariffario non sono stati inseriti – come denunciato anche dalla Società italiana di genetica umana – Sigu – i test completi per esaminare a tappeto le condizioni biochimiche e genetiche utili per una diagnosi eziologica, quando possibile, per disturbi del neurosviluppo con origine sconosciuta. «Per riempire di contenuti le declinazioni dettate dalla Legge 134 e dalle linee guida dell’Iss bisogna indicare modalità di esecuzione, tempi e costi nel nomenclatori tariffare, ci deve essere una quantificazione», conclude Marino. «Si fanno le leggi, noi facciamo estenuanti incontri, ma sembra che non cambi nulla».

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