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Authority qui, authority l

Mentre Roma dorme, il sindaco di Milano chiede di ospitare la commissione di controllo. Contro la candidatura di Bologna e della capitale. Concordano molti esponenti del Terzo settore: «Milano salvagu

di Redazione

Mentre Milano lavora, Roma sonnecchia. Nelle ore in cui in Lombardia si completava la carta delle donazioni, la capitale lasciava passare il terzo mese dopo la scadenza della delega sull?authority delle Onlus, la commissione di controllo che doveva nascere per legge (la 662/96) entro il 31 dicembre 1997. Un parto difficile, quello romano, sebbene i nomi dei possibili componenti la commissione fossero già in circolazione: oltre al professor Borzaga come presidente, si parlava del presidente delle Acli Passuello, di Missaglia della Uisp, di Ciocca dell?Agesci e del dottor Bises come tecnico del ministero delle Finanze. Nomi che per la verità, senza dispiacere, non accontentavano. Senza considerare che un altro avvenimento aveva scosso, a febbraio, il torpore romano: Bologna, la città di Prodi e Zamagni, si era candidata a ospitare l?authority. A Milano si decideva quindi di fare qualcosa. Va bene dormire, ma svegliarsi solo per remare contro era troppo. Saputo che il provvedimento sull?authority era arrivato sul tavolo del presidente del Consiglio per essere firmato (tanta sollecitudine dopo tre mesi era forse dovuta all?ipotesi bolognese?), il city manager di Milano Stefano Parisi parte per palazzo Chigi con una lettera del sindaco Albertini, che rilancia: la sede naturale dell?authority sulle Onlus deve essere Milano. La città in cui «le dimensioni del fenomeno delle organizzazioni senza scopo di lucro», scrive il sindaco, «non hanno paragone nel resto del Paese, e fanno del Terzo settore milanese il primo polo di economia civile in Europa». E conclude: «Milano può offrire la migliore commistione tra non profit, imprenditorialità e pluralism, sia culturale che organizzativo». Tutto questo succedeva il 10 marzo, giorno previsto per la firma dell?atteso decreto sull?authority. Invece – sarà stato per l?intervento di Parisi o ?per precedenti impegni?, come fa sapere l?ufficio stampa – la firma è slittata ancora. Un inatteso stop per Bologna? In questa battaglia, comunque, Albertini non è solo. Molti esponenti del Terzo settore italiano tifano per Milano. E insieme alla candidatura della città meneghina sostengono l?urgenza di dare al più presto al Terzo settore l?authority che la legge Onlus prevede. «Questo ritardo è colpevole» attacca Giorgio Vittadini, presidente della Compagnia delle Opere e docente di statistica all?università di Milano. «E speriamo poi che l?authority non nasca per soffocare, ridurre il non profit a una sola dimensione culturale e organizzativa, ma rispetti il pluralismo dell?associazionismo italiano. In questo senso propendo per una città come Milano. A Bologna i rischi che l?authority diventi di un colore solo sono maggiori». «Sollecitiamo il governo a fare in fretta e bene l?authority» si unisce Luigi Bobba delle Acli. «La sua mancanza crea solo confusione. Quanto alla sede, l?asse Bologna-Roma non mi convince, ma mi limito ad auspicare che l?authority non sia romana». Per Nuccio Iovene la sede non ha molta importanza, purché l?authority non si riduca a puro strumento di verifica dei requisiti fiscali; il tributarista Salvo Pettinato si dice contrario «per mentalità» a una sede romana, che accentuerebbe il ruolo ?ministeriale? della comissione. E Andrea Petrucci conclude: «In italia esistono due poli di fatto per il non profit: Milano e Roma. Non Bologna, perché oltre al professor Zamagni e alla sua facoltà non vedo altri titoli. Ma io propendo per Milano: storicamente il non profit è più milanese, è nato al centro nord. E ha più senso posizionare chi controlla vicino a chi deve essere controllato». I numeri del terzo settore Organizzazioni di volontariato presenti in Italia         12.556 Di cui iscritte ai registri regionali          11.049 Volontari con impegno permanente          400.000 Volontari saltuari         3.300.000 Cooperative sociali          3050 Occupati          54.000 Organizzazioni non governative         600 Fondazioni          980 Fonte: Vita Comunicazione


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