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Authority non profit perché a Milano
Ecco perché si é scelta Milano come base per l' Authority del non profit
La legge delega fiscale n. 662 del 1996 prevedeva un decreto che entro il 31 dicembre del ?97 (proprio così!) avrebbe dovuto istituire un organismo di controllo sulle Organizzazioni non lucrative di utilità sociale, cioè la ormai famosa authority del non profit. Da quella legge sono ormai passati due anni, dalla scadenza prevista uno, il governo è cioè inadempiente ai suoi stessi dettami da troppo tempo. Entro l?anno, considerando che la Finanziaria ?99 ne prevede la copertura di spesa per 5 miliardi, l?authority dovrà nascere, anche per assolvere a uno dei suoi compiti fondamentali, presentare al Parlamento una relazione annuale sull?andamento della legge 460, in vigore da un anno. È per questo che assume particolare rilievo la mozione approvata al Senato la scorsa settimana a larghissima maggioranza che ?impegna il Governo a designare la città di Milano come sede dell?istituenda authority per le organizzazioni non lucrative di utilità sociale?. La mozione è l?ultimo approdo di un?idea che proprio questo settimanale lanciò nello scorso febbraio. Un?idea raccolta prima dal sindaco Albertini e poi da 100 tra deputati e senatori (di tutti i gruppi, da Urbani alla Buffo, da Pisapia a Nando Dalla Chiesa, da Bianchi alla Maiolo) che presentarono due mozioni alla Camera e al Senato. Ora la palla passa al Presidente D?Alema, che nelle prime settimane di governo ha aperto al Terzo settore la porta della concertazione e del Patto sociale. Nell?imminenza della decisione del Governo varrà la pena ribadire perché candidammo Milano. Sono quattro i motivi (senza i quali la candidatura si ridurrebbe a un mero fatto di campanile) per cui ci parve che nella capitale lombarda l?authority potesse trovane un humus culturale e sociale capace di potenziarne funzioni e attività proponendo un modello moderno e pluralista. Il primo: l?impressionate sviluppo numerico del non profit ambrosiano, la densità della vita associativa che non ha paragoni in Italia, la quantità di opere sociali e di persone capaci di fare e dare qualcosa in più del dovuto. Un dato quantitativo che non è un valore in sé ma la prova che in questo Paese lo Stato assistenziale non ha reciso il senso di responsabilità dei cittadini rispetto ai bisogni propri e altrui. Il secondo motivo: la pluralità di ispirazioni ideali e di forme organizzative del non profit ambrosiano non teme paragoni italiani. Così come consolidata nel tempo e nelle forme è la capacità dei diversi enti di lavorare in rete e attorno a progetti comuni pur nelle diversità culturali e giuridiche. La terza ragione sta nella centenaria tradizione milanese in cui illuminismo e carità cristiana hanno trovato forme e ragioni per convivere e costruire opere in cui solidarietà ed efficienza sanno coniugarsi con efficacia. Infine il pluralismo istituzionale entro cui il non profit e l?economia civile vive, un sistema pluralista nelle ispirazioni politiche (le diverse maggioranze tra Comune e Provincia) e nella collaborazione tra settori diversi del sistema economico e sociale (imprese, fondazioni bancarie, enti locali, enti non profit).
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