Mondo
Austria: brogli in vista
Il Partito della Libertà contesta le elezioni presidenziali austriache dello scorso 23 maggio: il voto potrebbe essere rovesciato a favore del candidato della destra, con un effetto domino su tutta l'Europa.
di Marco Dotti
Come era prevedibile, la destra ha presentato ricorso contro il risultato delle elezioni presidenziali che aveva visto il candidato Fpö, Norbert Hofer, perdere per soli 31.000 voti.
Già il giorno dopo il voto, al netto dei complottismo, erano emersi i primi dubbi circa la legittimità di gran parte del voto per corrispondenza. Voto decisivo nel far pendere la bilancia dalla parte di Van der Bellen, risultato eletto con il 50,3% dei voti e con 31.036 voti di scarto.
L'irregolarità, secondo il ricorso presentato alla Corte Costituzionale, riguarderebbe 523.275 schede inviate per posta. Il giuramento del nuovo presidente è previsto per il prossimo 8 luglio, ma le ombre che accompagnano la sua elezione sono ben lontane dall'essere diradate e si trascineranno al di là del pronunciamento della Corte, che dovrebbe comunque arrivare prima di luglio.
Un bel problema, per i fragili equilibri dell'Europa e gli ancor più fragili assetti istituzionali di un'Austria che, solo ieri, ha mostrato di non sgradire le affermazioni del Cancelliere Kern che, appoggiando una proposta del sul Ministro degli Esteri Kurz che proponeva una stretta sulla politica migratoria ipotizzando per l'Europa un "modello australiano".
In che cosa consiste questo modello? In una sorta di confino su un'isola in attesa del rimpatrio.
È meglio "mandarli tutti nell'Europa Centrale o su un'isola per poi rispedirli a casa? Credo che la seconda opzione sia la migliore" ha affermato Sebastian Kurz dell'Österreichische Volkspartei, Il partito popolare austriaco. Se questi sono i moderati, figuratevi quelli che rischiano di prendersi la presidenza.
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