Economia

Aumento IVA per le coop sociali: a rischio 42.800 occupati

Il Governo Monti e la sua legge di stabilità 2013 rischiano di far pagare un prezzo salatissimo al mondo sociale. «Se dovessero scattare gli aumenti previsti per servizi socio sanitari ed educativi sarà un disastro», sottolinea il presidente della Confcooperative

di Redazione

Il tema è sempre quello di un possibile aumento IVA, ma stavolta non parliamo del Governo Letta e della sua spasmodica ricerca di coperture finanziarie atte a scongiurare il passaggio dell’aliquota al 22%: sul banco degli imputati, stavolta, c’è il Governo Monti e la sua legge di stabilità 2013. Oggetto del contendere, l’aumento IVA dal 4 al 10% sulle prestazioni sociosanitarie ed educative erogate dalle cooperative sociali.

«Se dovesse scattare dal primo gennaio 2014 il previsto aumento dell’Iva dal 4 al 10% sui settori dei servizi socio sanitari ed educativi potrebbero perdere il posto di lavoro 42.800 operatori e verrebbero a mancare i servizi finora erogati a 500mila cittadini». Lo ha denunciato il presidente della Confcooperative, Maurizio Gardini, a margine del convegno organizzato ieri dall’Alleanza delle Cooperative Italiane alla Camera dei Deputati.

«Di fatto», ha spiegato, «l’aumento viene pagato soprattutto dagli enti locali che utilizzano i servizi delle cooperative sociali per prestazioni a favore delle categorie più svantaggiate». «L’incasso previsto dallo Stato per il 2014 (150 milioni di euro) peserà – ha detto Gardini – per circa 100 milioni sugli enti locali e per 50 milioni sulle famiglie». Oltre il 10% dei circa 4,3 milioni di persone utenti dei servizi oggetto di questo aumento dell’Iva potrebbe vedere a rischio le prestazioni di cui ha bisogno».

Le coop sociali e l’occupazione
Garini ha sottolineato inoltre che il ruolo della cooperazione sociale è stato trainante anche nell’occupazione, più che raddoppiata negli ultimi 10 anni: «206mila posti di buona occupazione, di cui, oltre il 28%, creata durante l’ultimo quadriennio, così come dimostrano i dati Istat. Uno sforzo che risulta ancora più straordinario se rapportato al periodo di stagnazione economica occupazionale del nostro Paese. Sarebbe del tutto incomprensibile e ingiustificato un aumento dell`Iva sui servizi resi ad anziani, minori e disabili, da parte delle cooperative sociali che da anni, oltre che dare buona occupazione, disegnano reti e servizi di welfare per il Paese supplendo a molte carenze»

Il ministro del Lavoro Enrico Giovannini, intervenendo ai lavori del convegno, ha dichiarato che «le richieste della cooperazione sociale che arrivano sull’Iva, non solo sono sensate e legittime, ma guardano al futuro, perchè le cooperative sono imprese innovative».

Lorena Rambaudi, Coordinatrice Politiche Sociali della Conferenza delle Regioni ha invece ribadito «è necessario ripensare il welfare. Le cooperative sociali sono il primo partner degli enti locali. Occorre nuovo patto tra di loro. Va rivisto l`aumento dell`Iva che è un colpo per le casse degli Enti locali e una bastonata per le persone. Rappresenta solo una partita di giro tra Stato Centrale ed enti locali costretti pagare l`aumento di Iva».

La richiesta è quindi quella di mantenere l’Iva al 4% e abrogare i commi 488, 489 e 490 dell’art. 1 della legge di stabilità 2013, che rischiano di mettere in ginocchio tante cooperative sociali. Quelle stesse che in questi anni hanno contribuito alla crescita dell’occupazione, soprattutto di quella femminile, oltre alla crescita e al consolidamento del sistema dei servizi di welfare locali.

I sindaci Pd
«Ci uniamo all’appello che l’Alleanza delle Cooperative Italiane nel settore della cooperazione sociale sta promuovendo». A parlare è Giammaria Manghi, responsabile Enti Locali PD, a nome di tutti i suoi colleghi. «Chiederemo la revisione dell’aumento dell’IVA. Le cooperative sociali rappresentano un pilastro all’interno del sistema di welfare emiliano, e in generale per le regioni del Centro Nord: esse hanno praticato, nei decenni, quel principio di sussidiarietà orizzontale, a sostegno di un sistema pubblico sempre più in difficoltà e compresso tra la riduzione dei trasferimenti statali e norme stringenti, consentendo di costruire e implementare una rete di supporto e di sostegno ai servizi. Hanno tutelato il benessere delle persone con maggiori difficoltà, e rappresentano un punto di riferimento dalla forte valenza sociale anche all’interno della nostra economia, grazie alla passione, alla generosità e alla competenza degli addetti che si trovano a lavorare in un settore particolarmente delicato. Garantire i servizi essenziali di assistenza a chi ha più bisogno, per promuovere l’inclusione e la coesione sociale dei cittadini più a rischio, è infatti un obiettivo che senza l’apporto delle cooperative sociali sarebbe impossibile da raggiungere».
 
 


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