Welfare

Aumentano omicidi al centro al nord, uno su tre in famiglia

Rapporto Eures-Ansa 2007 sull'omicidio volontario in Italia, presentato quest'oggi a Roma presso l'Associazione della Stampa Estera.

di Redazione

Le vittime di omicidio in Italia nel 2006 sono state 621 (+3,3% rispetto alle 601 del 2005). L’aumento delle vittime riguarda soltanto il Nord (+16,1%, da 174 casi nel 2005 a 202 nel 2006) e il Centro Italia (+9,9%, da 81 a 89), mentre il Sud, pur presentando un decremento del fenomeno (-4,6%, da 346 casi a 330), detiene il primato degli omicidi compiuti in tutto il Paese (il 53,1% del totale, a fronte del 32,5% al Nord e del 14,3% al Centro). Sono questi i principali dati contenuti nel Rapporto Eures-Ansa 2007 sull’omicidio volontario in Italia, presentato quest’oggi a Roma presso l’Associazione della Stampa Estera. Anche nel 2006, si legge nel dossier, e’ la Campania la regione italiana con il numero piu’ alto di casi (140, in aumento del 9,4% rispetto al 2005), seguita da Lombardia (81), Sicilia (62), Calabria (61), Lazio (46), Veneto (37) e Puglia (33). La Calabria, nonostante un decremento del numero assoluto degli omicidi, si conferma la regione ‘piu’ a rischio’ con 3 omicidi ogni 100 mila abitanti, mentre la regione a ‘rischio piu’ basso’ e’ il Trentino Alto Adige (0,3). Il ‘ tasso di rischio’ risulta piu’ elevato nelle grandi citta’ (133 casi registrati per un tasso di 1,5 omicidi ogni 100mila abitanti), mentre e’ piu’ basso nei piccoli Comuni (0,9 ogni 100 mila), dove pero’ il numero assoluto di casi e’ piu’ elevato (221) Per quanto riguarda le tipologie dei casi, al primo posto gli omicidi in famiglia (195 vittime nel 2006 pari al 31,7% del dato nazionale), seguiti da quelli compiuti dalla criminalita’ organizzata (25,2%), dalla criminalita’ comune (12,7%) e da quelli compiuti tra conoscenti (12,5%). Nel complesso gli omicidi di ‘prossimita” (riferiti cioe’ al contesto familiare, ai conoscenti e ai rapporti di lavoro e di vicinato) rappresentano la maggioranza assoluta con il 50,5% dei casi registrati in Italia.

Per quanto riguarda il tipo di armi utilizzate al primo posto le armi da fuoco (52,1%), seguite da quelle da taglio (24,8%) e da quelle improprie (9,8%). Le armi da fuoco sono sono utilizzate quasi esclusivamente dalla criminalita’ organizzata (95,5%), mentre quelle da taglio risultano prevalenti negli omicidi tra sconosciuti (40% contro il 35% per le armi da fuoco) e in quelli tra conoscenti (48,1% contro il 19,5%). Complessivamente al Nord gli omicidi di ‘prossimita”, si legge nel rapporto, rappresentano il 70,2% del totale (al primo posto quelli compiuti in famiglia seguiti da quelli tra conoscenti), mentre e’ molto basso il numero di vittime della criminalita’ organizzata, appena 8. Anche nel Centro al primo posto i delitti in famiglia (39 casi), seguiti da criminalita’ comune (20) e da quelli avvenuti tra conoscenti (18). La situazione cambia radicalmente al Sud dove la maggioranza dei casi registrati sono legati alla criminalita’ organizzata (44,6% del totale, secondo i dati Eures), seguiti dagli omicidi familiari (19,2%, per un totale di 62 casi) , da criminalita’ comune (10,5%) e da quelli tra conoscenti (8,7%). Cresce la percentuale di omicidi risolti (61,5% rispetto al 58,4% del 2005), in media vengono assicurati alla giustizia 6 colpevoli ogni 10. Per quanto riguarda il restante 38,5% di casi irrisolti si tratta in prevalenza di delitti compiuti dalla criminalita’ organizzata (89,7%), mentre rimane insoluto solo l’1% degli omicidi familiari. Dei 395 autori assicurati alla giustizia nel 2006, nel 58% dei casi l’arresto e’ avvenuto entro le 48 ore successive al delitto, il 16% entro 7 giorni e il 10,6% tra la seconda e la quarta settimana. Per quanto riguarda le vittime il 2006 si e’ rilevato un anno nero per le donne, che infatti passano da 137 del 2005 a 181 (+32,1%). Le donne vittime di omicidio raggiungono cosi’ il 29,4% del totale, il dato piu’ alto degli ultimi 20 anni. Il 74,2% degli omicidi che hanno donne come vittime avvengono in famiglia, mentre gli uomini vengono uccisi soprattutto dalla criminalita’ organizzata (34,9%) o da conoscenti (15,9%).

L’abitazione della vittima, si legge nel dossier, si conferma anche per il 2006 il luogo in cui si consuma la maggior parte dei delitti (238, pari al 40,7% del totale nazionale) con un’altissima incidenza degli omicidi familiari (72,8%). Al secondo posto vengono i centri abitati (138 casi), scenari privilegiati dalla criminalita’ organizzata. Il lunedi’ risulta essere il giorno della settimana con il numero piu’ alto di casi registrati (100, pari al 16,2%) e la fasciao oraria piu’ a rischio e’ quella compresa tra le 18 e le 24 (34,9%). Nel 2006 circa la meta’ delle vittime (290, pari al 47,4%) ha un’eta’ compresa tra i 25 e i 44 anni. In particolare la fascia tra i 25 e i 34 anni e’ quella che registra il rischio piu’ alto (1,7 ogni 100 mila), seguita dalla fascia 35-44 e da quella 45-54. Cresce il rischio per gli anziani (+14,3%, passando da 63 vittime del 2005 a 72 nel 2006, pari all’11,7% del totale). Per quanto riguarda il profilo dell’assassino invece nel 92,2% dei casi si tratta di un uomo. Tra i 451 autori noti censiti dalla banca dati di Eures il 43,6% (196) ha meno di 35 anni, il 21,7% appartiene alla fascia 35-44 e il 28,3% ha piu’ di 44 anni. Le donne (35 su 451 autori censiti pari al 7,8%) uccidono prevalentemente in ambito familiare (76%). Anche per gli uomini l’ambito prevalente e’ quello familiare (48,3%), anche se i valori relativi alla criminalita’ comune (13,6%) e a quella organizzata (4%) risultano fortemente sottostimati a causa del gran numero di casi irrisolti. Infine, il 67,4% degli autori noti e’ italiano (304) a fronte del 31,7% straniero (143, +31,2% rispetto al 2005). Le vittime uccise da stranieri sono 98, di cui 25 italiane e 73 di altre nazionalita’, mentre gli stranieri uccisi da italiani sono 23.

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