Non profit

Audiolesi quale università pensa a loro

In linea generale c'é la possibilità, per gli studenti diversamente abili, di ricevere supporti ed informazioni.

di Antonietta Nembri

Sono la mamma di un ragazzo audioleso che vuol continuare a studiare anche se le difficoltà sono enormi. Mio figlio T. non è in grado di studiare da solo: alle superiori è sempre stato seguito da me e dalla professoressa di sostegno. Non conosce la Lis, è un oralista. Dopo mesi di confusione ho esternato tutte le mie obiezioni all?ufficio disabili dell?Università. Ora stiamo cercando tutti insieme di raccogliere il maggior numero di informazioni su quello che il mondo università ha a disposizione, ha organizzato, dovrà organizzare per ragazzi sordi che non usano la lingua dei segni e hanno comunque difficoltà di comprensione.

Milena G. (email)

Quando un disabile si iscrive a una facoltà universitaria o comunque in un qualsiasi percorso d?istruzione ci sono diverse questioni da tenere in considerazione. Nel caso particolare che viene presentato dalla lettera di Milena si tratta di un giovane audioleso che per comunicare non utilizza la lingua dei segni e che si è iscritto all?Università di Bologna. Per dare una risposta alla nostra lettrice abbiamo contattato Silvana Baroni della Fiadda – Famiglie italiane associate per la difesa dei diritti degli audiolesi. “Questo giovane avrà comunque il supporto della lingua orale, attraverso la lettura delle labbra, probabilmente ritroverà alcune delle difficoltà che ha incontrato nella scuola superiore, molto poi dipende dalla facoltà scelta”, spiega Silvana Baroni. “Con un ausilio le difficoltà possono essere comunque superate”. L?ausilio, ovvero l?aiuto, molto spesso è un tutor. Nei progetti che le università realizzano per l?integrazione degli audiolesi vi è la figura del tecnota, cioè di una persona che prende appunti per lo studente audioleso durante le lezioni, che può essere lo stesso tutor o un?altra persona. Si tratta per lo più di studenti dei corsi superiori o neolaureati reperiti attraverso i fondi universitari previsti dalla l. 17, che sviluppa la 104/92. “All?università di Padova per esempio”, continua, “c?è la stenotipia, a Genova si tratta di un?esperienza all?inizio, mentre a Milano Bicocca c?è un progetto della Pirelli nel campo della traslazione elettronica”. Il problema dei traslatori via computer risiede però nella necessità del riconoscimento vocale della voce dell?insegnante da parte della macchina. “C?è poi l?induzione magnetica per quegli studenti che hanno una protesi adatta”, ricorda Silvana Baroni. “In questo modo, se viene utilizzata bene, il giovane ha la possibilità di ascoltare la lezione senza alcuna interferenza e rumori di fondo”. In linea generale le università italiane, da Bologna a Roma, Padova, Milano e Genova, solo per citarne alcune, hanno la possibilità di fornire supporti e informazioni. La tecnologia, poi, può fornire altre soluzioni. Per quanto riguarda invece la possibilità di approfondire questo tema ci si può rivolgere sia alla Fiadda (info@fiadda.it) sia al Centro riabilitazione udito e linguaggio di Genova (info@afareul.it) dell?associazione famiglie audiolesi. Il punto Per gli audiolesi che vogliono continuare a studiare e che non utilizzano la lingua dei segni, ci sono diverse opportunità e aiuti. Ad esempio, tutor e persone che prendono appunti mentre in alcune facoltà si è attivata la stenotipia. L?utilizzo di programmi elettronici è ancora in fase progettuale.

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