Dieci brevi note scritte da positivo al covid, in isolamento da due settimane con sintomi importanti, seppur non da ospedalizzazione e, per fortuna, ormai in miglioramento. Dieci note, come dieci tappe di un percorso di consapevolezza, oltre che di cura.
1. Il covid-19 c’è e viaggia tra di noi, attraverso noi
2. Quanto meno noi facciamo attenzione a lui, tanto più lui fa attenzione a noi
3. Non è un’influenza un po’ più seria, ma – se sintomatica – è un’influenza molto più insidiosa che, da un momento all’altro, può evolvere in una situazione disperata
4. Se questo non avviene sempre o almeno avviene meno di quanto potrebbe potenzialmente accadere (nonostante le centinaia di morti al giorno, che non sono numeri ma persone che lasciano i propri cari) è perché c’è una sanità pubblica, anche territoriale, che ancora tiene – soprattutto in alcuni territori, come l’Emilia Romagna dove vivo – nonostante anni sfascio sanitario in parti importanti del Paese
5. Nella maggior parte dei casi, il funzionamento della sanità pubblica è lo spartiacque tra la salute e la malattia, anzi tra la vita e la morte
6. Per esempio, l’apparizione nella sera del mio decimo giorno continuativo di febbre di due angeli mascherati vestiti di bianco nella solitudine di casa, attrezzati con tutti gli strumenti diagnostici per valutare la situazione e decidere il da farsi, ossia l’arrivo del presidio territoriale Usca composto da due giovanissime e coraggiose operatrici, medica ed infermiera, che decidono la terapia da intraprendere a casa, è il punto di svolta. E’ l’alternativa tra il finire abbandonato a me stesso o l’entrare in un reparto covid in ospedale, arrivandoci in situazione già compromessa
7. In un Paese in cui ci sono milioni di “armi leggere” diffuse nelle case per motivi di “sicurezza”, bisognerebbe sviluppare la consapevolezza che fornisce molta più sicurezza – per se e per gli altri – dotarsi di un saturimetro per tenere monitorata la quantità di ossigeno nei polmoni, anziché di una pistola
8. Ma se in questi ultimi vent’anni non si fossero tagliati decine di miliardi alla sanità e contemporaneamente spesi decine di miliardi in più in armamenti, non sarebbe stato diffuso un messaggio pedagogico sbagliato sul significato di sicurezza
9. Ma la sicurezza è data anche dalla rete sociale delle persone che si offrono di farti la spesa, di portarti le medicine, che ti chiamano, che ti danno forza e ti fanno sentire isolato ma non dimenticato. Dalla ricostruzione della società della cura reciproca, non dalla società della paura che ci ha messi in isolamento già molto prima dell’epidemia di covid, seppure liberi di circolare
10. Infine, la positività al covid, soprattutto se sintomatica, isola dal resto del mondo ma mette in connessione profonda con le milioni di persone che, in ogni parte del mondo, vivono la stessa condizione. Che è la condizione umana nella sua fragilità. Bisognerebbe ricordarsene anche ad isolamento finito.
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