Famiglia
Attorno a un tavolobper creare una cittàba misura di famiglia
Trento Amministrazione, cittadini e terzo settore a confronto
I l suo nome è Consiglio di famiglia ma non è l’ennesima consulta o organo di rappresentanza. Non assegna poltrone, infatti, né distribuisce gettoni di presenza. Indica soltanto un processo di consultazione pubblica del terzo settore e dei cittadini sulle politiche familiari. Una formula innovativa messa in piedi dal Comune di Trento e che ora, dopo un rodaggio di tre anni, va a regime. Il compito del Consiglio è di proporre e di verificare le politiche per la promozione e la tutela delle famiglie. Più che un luogo con una sede fisica, il Consiglio rappresenta un momento costante di confronto e di collaborazione fra il mondo dell’associazionismo familiare, le famiglie e l’amministrazione municipale. Un confronto itinerante e scaglionato nel tempo che si conclude con un’assemblea annuale in cui si fa il bilancio del lavoro realizzato e si indicano gli obiettivi per l’anno successivo.
Il ciclo di discussione che si conclude in questi giorni, infatti, è partito a maggio scorso attraverso cinque incontri e cinque laboratori aperti a cittadini, circoscrizioni, organizzazioni familiari, scuole, parrocchie e agli operatori dei Poli sociali, le cinque aree cioè in cui è suddiviso il territorio cittadino. Lo scopo degli incontri, in particolare, è individuare un argomento sul quale concentrare l’attenzione per segnalare poi un’azione concreta. Temi nient’affatto teorici ma che riguardano la vita di tutti i giorni. Se nella scorsa edizione le tematiche erano state scelte dal gruppo organizzatore in base ad una ricerca sulla Vulnerabilità socioeconomica delle famiglie , condotta dall’Osservatorio del Piano sociale di Trento, quest’anno il tema su cui lavorare lo hanno scelto i partecipanti. Durante i laboratori, invece, si ragiona – sulla base del tema individuato negli incontri – sulle azioni utili per migliorare la vita dei cittadini.
Il perno centrale intorno al quale è ruotata la discussione nel 2008 è stata la conciliazione fra i tempi e le attività della famiglia e i tempi e i ritmi della città, del lavoro, delle scuole e degli asili. Un lavoro, tuttavia, che non è partito da zero. In primo luogo è stato compiuto, infatti, un passo indietro al percorso dell’anno scorso. L’obiettivo? Fare il punto, soprattutto, sullo stato di avanzamento delle azioni proposte. Il passo successivo si è svolto quest’estate: i dirigenti dei Servizi comunali hanno valutato i suggerimenti emersi dagli incontri del Consiglio per le politiche familiari e predisposto il piano di fattibilità sugli aspetti legati alla competenza e ai costi. Una valutazione che tiene in conto anche i tempi di realizzazione e presenta una prima ipotesi di piano di lavoro. Il processo non mira, tuttavia, semplicemente a mettere in relazione utenti e macchina amministrativa.
L’assunto da cui muove l’iniziativa è la complementarietà fra le conoscenze dei tecnici comunali che disegnano le politiche familiari e quelle dei cittadini. I primi, infatti, hanno una conoscenza dell’ambiente cittadino e delle problematiche familiari diversa da quella degli abitanti. Più approfondita su certi aspetti, più superficiale su altri. A volte i tecnici, spiegano infatti gli autori del primo dossier sul Consiglio, tendono «a non vedere o sottovalutare cose a cui invece i cittadini sono molto sensibili».
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