Non profit

Attenzione,non accettiamo di finire in una nicchia

Osservazioni di Livia Consolo dell' AsterX sull' impresa sociale

di Giampaolo Cerri

Dopo una lunga stagione alla guida di Cgm, Livia Consolo non ha abbandonato l?imprenditoria sociale. La troviamo alla guida di AsterX, la società consortile per i servizi al Terzo settore che ha come soci i più importanti nomi del non profit italiano: delle Acli all?Arci, dal Movi alla Cdo, dall?Anpas a Cgm, dalle Misericordie all?Auser. Servizi ma anche riflessione sul tema, come accadrà nel convegno del 14 novembre a Roma (vedi agenda a pag.18) «AsterX non è un Cgm più grande», spiega, «fare una società di servizi per non profit significa ricercare forme di operatività che diano gambe alle proposte e creare le capacità di lavorare insieme sulla base di esigenze territoriali». Vita: Cosa si vede dal suo osservatorio? Consolo: Innanzitutto molta confusione. La cooperazione sociale più consapevole ha sempre pensato di non poter essere l?unica forma con cui fare impresa nel sociale, mettendo insieme volontariato, quindi advocay, con l?attività di impresa. La forma cooperativa era stata utilizzata perché era quella che meglio rispondeva, nel nostro ordinamento, a questo mix virtuoso di motivazione, di gestione risorse, di rappresentatività dei cittadini. Vita: Dove sta la confusione? Consolo: Nella voglia di mettere tutto nel calderone dell?impresa sociale. A questo si prestano talvolta le organizzazioni non profit che non hanno un?esperienza consolidata in questo senso. È il desiderio di esserci in una partita importante ma si rischia di confondere le acque. Un altro elemento di confusione sta nella tentazione, forse ora superata, di alcune organizzazioni di far rimanere come unica impresa sociale, non la cooperativa sociale, ma addirittura la cooperativa tout court. Vita: Altri rischi? Consolo: La scuola di pensiero che ha influenzato la legge delega. Punta a delimitare il campo delle attività ai servizi alla persona: socioassistenziale ed educativo. Nessun intervento sul Codice civile ma una legge ad hoc che stabilisca una preminenza, un particolare rilievo all?operare sotto questa forma sociale. Ma così l?impresa sociale rimane di nicchia. Vita: Cosa accadrebbe? Consolo: Che tendenzialmente si affiderebbe tutto a questa forma. Una nicchia, ma quasi esclusiva. E con tutti i rischi dell?esclusività… Vita: Non è l?unica scuola di pensiero… Consolo:Infatti. Un?altra dice che la particolarità dell?impresa sociale sta proprio in questo mix di leve, e non tanto nell?attività svolta. La strada in questo caso è la riforma del Codice civile e l?inserimento al Titolo V del nuovo profilo di imprenditore non profit. Una variante di questa propone un Testo unico che armonizzi la legislazione del Terzo settore, aggiungendo norme specifiche per l?impresa sociale. Vita: Insoddisfatta di tutte, mi sembra di capire. Ce ne vorrebbe un?altra? Consolo: Prima di tutto occorrerebbe capire la visione del governo in materia. Dopodiché ragionare e lavorare. Così com?è, il testo potrebbe anche migliorare tantissimo ma rimarrà una cosa a sé, senza che ci siano nessi con la riforma societaria, ad esempio. Vita: E Livia Consolo che ne pensa? Consolo: Io sarei per l?introduzione dell?imprenditore not for profit nel Codice e di una normativa generale sul Terzo settore che comprenda uno specifico articolato sull?impresa sociale. Così che non ci sia confusione fra il resto del non profit e la forma imprenditoriale che il Terzo settore può assumere.


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