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Attenzione al bullo online

Una ricerca di Save the Children fa emergere un fenomeno dilagante: gli "attacchi" via social network con la diffusione di foto e immagini denigratorie. Nel mirino chi è "diverso". Su Twitter una diretta per saperne di più

di Silvano Rubino

Come ogni luogo sociale, anche su Internet e in particolare sui social network, trova spazio aggressività, prepotenza, denigrazione, attacco ai "diversi". Ed ecco che, complice un po' di colpevole generale disattenzione, oggi ci troviamo a dover parlare di cyberbullismo.  E a doverne parlare con numeri abbastanza preoccupanti.

I 2/3 dei minori italiani, infatti, riconoscono nel cyber bullismo la principale minaccia che aleggia sui banchi di scuola, nella propria cameretta, nel campo di calcio, di giorno come di notte. E percepiscono, soprattutto le ragazze, alcuni degli ultimi tragici fatti di cronaca molto (33%) o abbastanza (48%) connessi al fenomeno.  I social network sono la modalità d’attacco preferita dal cyber bullo (61%), che di solito colpisce la vittima attraverso la diffusione di foto e immagini denigratorie (59%) o tramite la creazione di gruppi “contro” (57%).


Questi alcuni dei dati di scenario dell’indagine I ragazzi e il Cyber bullismo, realizzata da Ipsos per Save the Children e diffusa alla vigilia del Safer Internet Day, la giornata istituita dalla Commissione Europea per la promozione di un utilizzo sicuro e responsabile dei nuovi Media tra i più giovani. Questo pomeriggio (4 febbraio) se ne parlerà anche via Twitter, con #TweetUp con l'esperto di Save The Children,  grazie all'hashtag #ConnectWithRespect.

Nel mirino dei cyberbulli, in particolare (come capita anche per il bullismo "live"), la diversità o presunta tale della vittima. A contare nel far diventare "vittima" l’aspetto estetico (67%, con picchi del 77% tra le femmine dai 12 ai 14 anni), la timidezza (67%, che sale al 71% sempre per le ragazze preadolescenti), il supposto orientamento sessuale (56% che arriva al 62 per i preadolescenti maschi), l’essere straniero (43%), l’abbigliamento non convenzionale (48%), la bellezza femminile che “spicca” nel gruppo (42%), e persino la disabilità ( 31%, che aumenta al 36% tra le femmine dai 12 ai 14) . Di minore importanza, o almeno non abbastanza per attirare l’attenzione dei bulli, sono invece considerati l’orientamento politico o religioso, causa di atti di bullismo rispettivamente per il 22 e il 20% dei ragazzi.

Le forme di persecuzione sono le più diverse: si rubano e-mail, profili, o messaggi privati per poi renderli pubblici (48%), si inviano sms/mms/e-mail aggressivi e minacciosi ( 52%, lo fanno soprattutto le femmine preadolescenti, la cui percentuale raggiunge il 61%), vengono appositamente creati gruppi “contro” su un social network per prendere di mira qualcuno (57%), o ancora vengono diffuse foto e immagini denigratorie o intime senza il consenso della vittima (59%, con picchi del 68% nel nord est), o notizie false sull’interessato via sms/mms/mail (58%). La modalità d’attacco preferita dai giovani cyberbulli è la persecuzione della vittima attraverso il suo profilo su un social network (61%).

Le conseguenze, per la vittima? Per il 67% degli intervistati, chi lo subisce si rifiuta di andare a scuola o fare sport, il 65% afferma che le vittime non vogliono più uscire o vedere gli amici (con picchi de 70% al centro e tra le femmine dai 12 ai 14 anni), il 45% che si chiudono e non si confidano più (anche qui, per le femmine la percentuale sale al 47%), secondo il 57% degli intervistati le vittime di cyber bullismo vanno in depressione, il 44% ha la percezione che potrebbero decidere di farsi del male o anche peggio.

“I numeri contano più delle percentuali. Se è vero infatti che i minori costituiscono solo una parte in termini percentuali del bacino di utenza telefonica e informatizzata, il loro numero assoluto è comunque molto significativo, pertanto i gestori non possono sottrarsi alla responsabilità di gestire la loro presenza, sia in termini di contenuti a disposizione sia in termini di monitoraggio di ciò che avviene", spiega Valerio Neri, direttore generale di Save The Children, "Bisogna mettere a disposizione dei ragazzi sistemi semplici e diretti che permettano loro di segnalare situazioni a rischio o addirittura di pericolo. Unendo le forze di aziende, istituzioni scolastiche e governative, e contando sul ruolo chiave della famiglia, si può lavorare assieme con l’obiettivo di sviluppare nei ragazzi e nelle ragazze le competenze emotive necessarie per costruire relazioni significative con gli altri”.
 

Le attività di Save The Children

L’Organizzazione inoltre promuove numerose attività per sensibilizzare i più giovani su un utilizzo corretto e consapevole dei new media. Per trattare un tema delicato come il cyber bullismo, l’Organizzazione ha sviluppato una serie di strumenti per parlare ai ragazzi con il linguaggio e il tono proprio della loro età, tra cui un cartoon sul fenomeno, disponibile anche in una applicazione per Apple e Android che stimola i ragazzi a riflettere sul tema. Il cartoon racconta le disavventure di Gaetano, un ragazzino preso di mira da propri coetanei cyber bulli, e attraverso i consigli di un coach virtuale sensibilizza i ragazzi sui comportamenti virtuosi da adottare, come singoli e come membri di un gruppo, e sulle conseguenze di ogni loro azione. Inoltre è stato realizzato un manuale per insegnanti per guidarli nell’utilizzo di questi strumenti di sensibilizzazione.
 




 


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